Comunicazione, tra nuove tecnologie e vecchia politica
È vero, come sostiene Ignacio Ramonet, direttore di Le Monde Diplomatique, che i media da sentinelle della democrazia si sono trasformati nel problema delle democrazie? È questo uno dei molti interrogativi affrontati nel corso di un seminario internazionale, «I media tra i cittadini e il potere», organizzato dal World Political Forum insieme alla Provincia Etica di Venezia (il laboratorio per un nuovo welfare dell'amministrazione provinciale veneziana), che si è chiuso ieri, dopo due giorni di lavori nella suggestiva cornice dell'isola di San Servolo. Un incontro per interrogarsi sul rapporto tra media e società, sul legame tra nuove tecnologie di comunicazione e governance, tra proprietà dei mezzi di informazione e potere politico e finanziario, ma anche l'avvio di un progetto: «Riscoprire la potenzialità di questi luoghi, ossia di essere porto e porta tra Oriente e Occidente, per uno sdoganamento delle nuove merci: le informazioni», come ha spiegato Laura Di Lucia Coletti, organizzatrice dell'incontro, aggiungendo che «San Servolo si propone come punto di riferimento, spazio simbolico e fisico dove raccogliere e sistematizzare dati, insieme alle organizzazioni dei giornalisti, alle università del territorio, agli osservatori nazionali e internazionali. Un centro di documentazione per registrare lo status del sistema informativo, i livelli di tutela dell'autonomia degli operatori, ma anche il rapporto tra diritto all'informazione e democrazia».
Questa piccola isola, di appena cinque ettari, che per un millennio è stata sede monastica e in seguito ha ospitato i malati di mente fino al 1978, quando la riforma della psichiatria ha portato alla chiusura dell'ospedale, vuole insomma convertirsi in un centro di ricerca internazionale che rilanci il dialogo tra le culture esercitando un effettivo controllo sui mezzi di comunicazione. L'idea è nata dall'incontro tra il World Political Forum, associazione fondata da Mikhail Gorbaciov, e il progetto della Provincia Etica di Venezia e si è concretizzata in un primo incontro, realizzato a ottobre dello scorso anno, sul tema «Etica e comunicazione». Con Gorbaciov in questi giorni si è parlato naturalmente di Glasnost, di una democrazia non circoscritta al potere della maggioranza e intesa come una più ampia e nitida circolazione dell'informazione e della comunicazione sociale. Per Gorbaciov la politica è in ritardo rispetto ai cambiamenti sociali: «È importante un ritorno della politica perché solo la gente può cambiare le cose, altrimenti la politica è inerte. Da qui deriva l'importanza dei media che devono mettere in contatto queste due sfere. Nell'Urss la Glasnostnon si limitava a cercare di smontare l'apparato burocratico, voleva dare fiducia alla gente per non farla sentire manipolata». Questa via ha portato la Russia, ha sostenuto ancora Gorbaciov nell'incontro veneziano, dal totalitarismo alla democrazia.
Il problema è che i media non solo comunicano, ma anche costruiscono realtà e consenso, e alimentano il nuovo credo: solo ciò che appare sui media esiste. Negli Usa, ha polemizzato Gore Vidal, «i media sono e resteranno al servizio del potere, mentono, e quando si inizia a mentire non ci si ferma più e nessuna menzogna è esclusa». L'America è un paese gestito dalla menzogna, ha dichiarato lo scrittore, ricordando al pubblico che «gli Stati Uniti non sono un modello di democrazia, ma un regime totalitario, in cui, sempre di più, tutto - perfino il fare quotidiano di ogni cittadino - è sotto controllo».
Anche per il sociologo spagnolo Manuel Castells, come per Gorbaciov, c'è un progressivo allontanamento tra le istituzioni e i loro rappresentanti. Secondo dati delle Nazioni Unite, infatti, due terzi dei cittadini del mondo non si sentono rappresentati dai loro governi, e nell'Unione Europea questa distanza dalle istituzioni è del sessantuno per cento. Ma in questa ricerca di nuove forme di democrazia è necessario che i media - come è stato ribadito a San Servolo - svolgano un ruolo centrale.
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