E la guerra corre sul web
«E allora, che facciamo?» «Io mi arrendo, non scorgo alcuna speranza di pace per la regione. Qualcuno ha qualche idea un minimo realistica che possa funzionare?»
Sembra paradossale ma, sotto i missili e le sirene, i bloggers dibattono sul da farsi. Sono israeliani, libanesi, palestinesi. Sunniti, sciiti, ortodossi, atei, di destra e di sinistra. Un fenomeno così improvviso e torrenziale che nella stampa internazionale si è subito aperta la caccia al blog: le testate britanniche per prime si sono precipitate a chiedere il permesso di utilizzare e riportare regolarmente gli aggiornamenti dei vari blogs.
Fra quelli che raccontano in tempo reale il conflitto, il più gettonato sul fronte libanese è http://www.lebanesebloggers.blogspot.com, al quale partecipano una serie di volontari che analizzano in tempo reale non soltanto la situazione strettamente bellica ma anche la copertura che ne fanno i media di tutto il mondo. A fornire informazioni dal sud del Libano c'è anche http://www.angryarab.blogspot.com, di Asa'd, che scrive da Khiam (località famosa per il centro di tortura e detenzione che gli israeliani vi gestirono negli anni '90); un blog duro, immediato e ricco di foto, nel quale l'assenza di filtri sui commenti garantisce la resa brutale di quel che scuote l'opinione pubblica araba ed ebraica in questi giorni di guerra.
Dall'altra parte del confine ecco http://www.israelibunker.blogspot.com, che racconta il quotidiano vivere in un bunker nel nord di Israele, rispondendo alle curiosità dei commentatori («No, in genere non bombardano a notte fonda per non compromettere le proprie postazioni. La giornata comincia con le sirene; ho notato un calo di attacchi fra il primo ed il secondo giorno, ma credo che ci riproveranno prima che faccia notte») e guadagnandosi le premure dei fedelissimi lettori, americani ed israeliani, che continuamente mandano preghiere ed auguri per lo stato di salute del misterioso blogger, addirittura chiedendo se sia possibile arruolarsi nell'esercito israeliano per combattere Hezbollah. Coloro che hanno lasciato il proprio paese scrivono dall'estero, torturandosi per la distanza, raccontando le incessanti telefonate a parenti ed amici per sincerarsi sul bilancio di morti e senzatetto. È il caso di http://www.perpetualrefugee.com, singolarmente incisivo e ben scritto, sicuramente degno di una visita. Non mancano i casi di bloggers stranieri ritrovatisi per caso nel mezzo del conflitto: è il caso di Hardig, studente svedese, che su http://www.beirutundersiege.blogspot.com ha fedelmente riportato il conflitto in Libano fino alla sua partenza forzata da Beirut, avvenuta ieri via nave.
Si scontrano ma soprattutto si incontrano, i bloggers del conflitto israelo-libanese: mettono a nudo le reciproche ignoranze sul nemico, scrivono per partito preso, sognano questa o quella pace. E c'è chi ha aperto un blog «universale», trilingue, aperto ad arabi ed israeliani che, nonostante le censure, sembra funzionare. È l'esperimento di http://www.notes.co.il, di origine israeliana, sul quale si legge: «Sono un soldato israeliano sul confine libanese. Questa guerra è già fin troppo deprimente. Sembra che nessuno ricordi come è cominciata. Ed ora, al decimo giorno, sembra che in entrambi i lati di uccidano a vicenda. E sono troppi i civili morti, da entrambi i lati»
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