Mediattivista statunitense ucciso a Oaxaca durante una manifestazione
Oaxaca, 27 ottobre. Pe le strade si snoda una manifestazione del sindacato degli insegnanti, impegnati fin da giugno in proteste contro l'impoverimento dell'istruzione pubblica nella municipalità di Calicanto, a cui si sono unite numerose altre organizzazioni comunitarie per chiedere più democrazia per il Messico. A vigilare sull'ordine pubblico, diverse squadre di paramilitari in borghese, armati di manganelli e fucili automatici. La dimostrazione sembra pacifica, ma ad un certo punto, senza un motivo apparente, la situazione precipita: la polizia carica, poi comincia a sparare sulla folla.
Nell'attacco rimane ucciso, insieme ad altre sei persone, il reporter Brad Will, membro del collettivo Indymedia di New York e da tempo impegnato nella copertura giornalistica degli scioperi e delle manifestazioni che da mesi s ripetono nell'area di Oaxaca, ennesimo episodio di una decennale lotta per l'eguaglianza e il riconoscimento.
Il testo continua con precise accuse al governo locale, e in particolare al governatore Ulises Ruiz Ortiz, già criticato da Reporters sans frontières per l'utilizzo continuato della polizia municipale in borghese come forza paramilitare politica, e con un esplicito rimprovero ai media mainstream, colpevoli di aver ignorato la situazione critica in questa regione del Messico. “Forse la morte di Brad si sarebbe potuta prevenire se i media messicani, statunitensi e internazionali avessero raccontato la storia della gente di Oaxaca. Così quelli che vivono confortevolmente avrebbero saputo qualcosa di questi cinque mesi di sciopero, di cinquecento anni di lotta. Così Brad non avrebbe sentito il bisogno di affrontare questi assassini con la sola, inefficace protezione del passaporto USA e della tessera 'prensa extranjera'. Così Brad non sarebbe andato ad unirsi alla lunga lista di giornalisti uccisi in azione, e alla ancor più lunga lista delle persone morte negli ultimi anni da truppe impegnate nella difesa di poteri ingiusti in America Latina”.

Si parla anche di altri due giornalisti feriti, un mebro di Radio Univesidad e il fotografo di Mileno Diario Oswaldo Ramirez, ma le notizie sono frammentarie e ufficiose. La zona è sotto stretto controllo da parte dell'esercito messicano, che ha bloccato le strade e chiuso lo spazio aereo ai voli civili e commerciali. L'unica fonte di informazioni rimasta è Radio Universidad, il cui segnale sarebbe però intermittente, come se qualcuno stesse provocando interferenze. “Secondo alcuni il segnale è stato bloccato – racconta un post del collettivo di Indymedia Oaxaca – e nel frattempo una radio clandestina del governatore Ortiz, che si identifica in onda come 'radio ciudadana', proclama che Indymedia è un'organizzazione terroristica”.
“Questa aggressione dello stato messicano contro la gente pacifica e disarmata di Oaxaca – concludono tristemente i mediattivisti messicani – è una delle più ampie che si ricordino nella storia del Messico e dell'America Latina”.
Il messaggio completo del New York Independent media center: http://www.indymedia.org/en/2006/10/849515.shtml
Notizie in tempo reale da Oaxaca: http://www.indymedia.org/en/2006/10/849597.shtml
Radio Universidad in streaming: http://radio.indymedia.org:8000/appo.mp3.m3u
Indymedia Oaxaca: http://mexico.indymedia.org/oaxaca
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