Giornalisti assegnati al seguito delle truppe USA

Articolo del NY Times sui giornalisti embedded
28 febbraio 2003
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: NYTIMES

Journalists Are Assigned to Accompany U.S. Troops NY Times 18/02/2003

Per la prima volta dalla II guerra mondiale e su una scala mai visat prima
per l'esercito americano, saranno assegnati al seguito di unita' di
combattimento e di supporto giornalisti che coprano tutti gli attacchi USA
in Iraq e li accompagneranno per tutto il conflitto
La mobilitazione dei media, richiedendo un vasto piano logistico,
coinvolgerà almeno 500 corrispondenti, fotografi e membri di troups
televisive, di cui almeno 100 di notiziari esteri ed internazionali ,
inclusa la tv araba Al Jazeera.
Questo promette di offrire la pubblico americano e mondiale un posto in
prima fila per la guerra che potrebbe iniziare entro poche settimane.
Crescono anche nuove e complesse domande sulle regole giornalistiche di
ingaggio, come per esempio che qualcuno tornando a casa non abbia la prima
notifica
che un suo parente sia stato ferito o ucciso, vedendolo dalla TV.
Un'altro problema e' come mantenere un segreto militare con un esercito di
giornalisti ben forniti di strumenti elettronici. Dice Eason Jordan,
direttore esecutivo della CNN " Loro non vogliono avere una copertura
televisiva in diretta di un convoglio di mezzi che si muova sull'autostrada
Bassora- Baghdad che potrebbe rivelare agli iracheni dove questi mezzi si
trovino".
In accordo con una bozza di documento del Pentagono, alcune di queste
regole giornalistiche di ingaggio prevedono che non possano essere
effettuate riprese in diretta senza l'autorizzazione dell'ufficiale in capo
Ci saranno forti restrizioni su ciascun pezzo giornalistico su operazioni da
effettuare o operazioni ritardate o soppresse . La data il luogo e l'ora di
un'azione militare cosi come i risultati di una missione potranno essere
descritti sono in termini generali.
Altre regole di base devono ancora essere compilate.
Sia il pentagono che i direttori di giornali hanno dato il benvenuto
all'iniziativa. Ciò rappresenta un brusco cambio di direzione rispetto alle
politiche restrittive sulle informazioni che il Pentagono ha mantenuto dai tempi della guerra nel
Vietnam,che rispecchiavano la visione di molti comandanti del pericolo psicologico
rappresentatodal mandare immagini di guerra direttamente nei salotti degli americani.
Per esempio durante la guerra del Golfo fu dato un regolare accesso
al fronte solo ad un ristretto gruppo di cronisti
" In ogni modo tutto cio' rappresenta un fatto storico" ha detto Brian
Whitman, portavoce del Dipartimento della Difesa ed ex maggiore delle
forze speciali che e' direttamente impegnato ad assegnare i cronisti alle
singole unita' operative. Ha ricordato come non piu' di 30 o 40 giornalisti
seguirono le forze di sbarco americane durante il D-Day, benche' molti
altri piu' tardi raggiunsero le truppe americane. Nel Vietnam cronisti
visitarono le basi e seguirono operazioni belliche ma non furono assegnati a
specifici battaglioni
Non e' chiaro se il cambiamento della politica del Pentagono sia dovuto
in parte alla necessita' di contrastare le proteste irachene per eventuali
atrocita' delle truppe americane o smascherare atti di auto sabotaggio
attribuiti agli invasori Ma Mr. Whitman ha detto di avere il pieno appoggio
di Donald H. Rumsfeld e del generale Richard B. Myers, capo di stato
maggiore.
Alcuni direttori di testate giornalistiche televisive hanno detto che questo
accesso potrebbe avere un prezzo. Dan Rather, anchorman della CBS, ha sussurrato
che il Pentagono potrebbe rendere difficile la trasmissione di certe
immagini se raccontassero una storia diversa da quella che loro vogliono che sia
raccontata Un sacco di gente ha detto le cose giuste " ha detto Mr. Rather durante una
recente presentazione in TV del piano di copertura informativo delle operazioni di
guerra
" Nella nebbia della guerra queste cose hanno la maniera di cambiare"
L'altra settimana il Pentagono ha assegnato gli accrediti a giornali,
agenzie e network televisivi.

Questa settimana gli organizzatori stanno registrando i nomi dei
corrispondenti selezionati per completare l'assegnazione o poter cosi' permettere loro
le vaccinazioni contro il vaiolo e l'antrace gia' effettuate dalle truppe
combattenti.
Il Pentagono ha gia' addestrato 232 giornalisti alle condizioni di
combattimento in 4 diversi corsi settimanali in basi militari interne e ,dando l'idea del
senso di urgenza trasmesso dall'amministrazione Bush, ha "esaurito il tempo"
per allenarsi ulteriormente, ha detto Mr. Whitman.
Ai giornalisti non e' stato permesso di portare od utilizzare armi.
Diversamente da molti corrispondenti durante la II guerra mondiale e quella
del Vietnam non indosseranno uniformi militari, benche' essi possono comprare
il loro equipaggiamento. Si sono forniti del proprio elmetto e del proprio
corpetto antiproiettili ma sara' dato loro il cosiddetto dispositivo NBC per proteggersi contro
attacchi nucleari chimici e biologici.
Parteciperanno al trasporto delle loro unita' dividendo con esse i pasti e
l'alloggio.
"Non pagheranno per i sei piedi di terra su cui si sistemeranno
e per le razioni di viveri, benche' tutto cio' non possa loro piacere" Ha
detto Mr. Whitman.
Ai giornalisti sara' proibito di possedere propri veicoli.
Puo' essere che l'Iraq si stia preparando alla sua offensiva mediatica,
dice Peter Arnett, il cronista televisivo che 12 anni fa fu l'unico
giornalista occidentale a trasmettere
sull'unico telefono satellitare da Baghdad per CNN durante la guerra del
1991. Ora a Baghdad,
ha detto dopo che vi e' tornato per il National Geographic
Explorer e la MSNBC, ci sono da 200 a 300 teefoni satellitari ed una dozzina
di video telefoni.
"Avro' molta piu' concorrenza"
Le logistiche di sistemazione del dispiegamento dei media sono
state sempre poche per scoraggiare alcuni dei piani militari, ha detto mr.
Whitman.
Gli accrediti sono stati assegnati sulla base dei bacini di utenza; le
pirincipali tesate di Boston, San Francisco, Atlanta e Houston.
per esempio, hanno ricevuto da quattro a sei accrediti ciascuno
che potrebbero essere coperti in parte da freelance.
Nessun accredito e' stato assegnato specificatamente a qualcuno che
scrivesse un libro,
benche' alcuni giornalisti, come nel passato, potrebbero anche scrivere
libri
L'assegnazione era aperta a uomini e donne.
La reazione alla nuova politica verso i giornalisti e' stata chiaramente
positiva, anche se cauta.
David Halberstam, che era stato nel Sud Vietnam per il New York Times,
a partire dal 1962 e che vinse il premi Pulitzer nel 1964 ha definito la
nuova impostazione un benvenuto cambiamento rispetto al 1991 " dato i controlli
dell'ultimo minuto che erano eccessivi". Ma il punto cruciale era l'accesso: "Puoi
andare dove vuoi?"
Dice che i cronisti potrebbero beneficiare dall'esser molto vicini alle
truppe. I soldati parleranno sempre con i cronisti avendoli sul campo. Il borbottio
ha un inalienabile diritto di dire la verita'"
Donatella Lorch, una corrispondente del Newsweek che ha
coperto guerre in Africa, nei Balcani e in Afghanistan, dove passo'
una settimana con un’ unita' delle forze speciali, ha detto che la nuova
politica, solleva un sacco di questioni per i cronisti.
Ha detto che potrebbero essere sottoposti ad una considerevole
pressione per rimanere critici ed indipendenti di fronte a truppe con cui
convivono tutti i giorni.
Mr. Arnett ha detto che rimane da vedere con quanta velocita' sara'
permesso ai cronisti sul campo di pubblicare i loro articoli. Se fossero
intralciati per chiarimenti, i cronisti potrebbero perdere lo scoop a vantaggi dei loro
colleghi presenti al briefing del Pentagono. Ma niente, ha concluso, potrebbe uguagliare
l'opportunita' di essere vicini al combattimento

Note: http://www.nytimes.com/2003/02/18/international/middleeast/

trad. di Nello Margiotta a cura di Peacelink

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