8 aprile 2004, una giornata per ricordare i reporter di guerra

Aidan White, da Siena, lancia il progetto di una giornata mondiale della memoria per ricordare i giornalisti uccisi durante la guerra in Iraq. Il segretario generale dell´International Federation of Journalist, ospite della città toscana per ritirare la quarta edizione del premio "Città di Siena - Informazione senza frontiere" per la libertà di stampa nel mondo, ha colto l´occasione per proporre la giornata di protesta internazionale per il prossimo 8 aprile 2004
3 marzo 2004
La redazione di Reporter Associati

"Il prossimo 8 aprile - ha dichiarato Aidan White - a un anno di distanza dal tremendo attacco americano all´hotel Palestine di Baghdad, organizzeremo una giornata mondiale della memoria per ricordare tutti i giornalisti uccisi durante il conflitto". (nella foto, Aidan White segretario generale dell’Ifj).

Nelle strade di Washington, Bruxelles e di altre città del mondo, organizzeremo manifestazioni contemporanee di protesta per diffondere una maggiore sensibilizzazione sulla tutela dei giornalisti impegnati in contesti tanto difficili come i teatri di guerra".

L´International Federation of Journalists è la più grande associazione di giornalisti del mondo, dal 1926 si occupa della tutela dei reporter degli operatori, dei fotoreporter impegnati sui fronti più difficili. Per questo grande lavoro, Informazione senza frontiere ha deciso di riservare all´associazione rappresentata da Aidan White il premio per la libertà di stampa nel mondo in un anno, come quello appena trascorso, caratterizzato dalla morte in Iraq di oltre 30 giornalisti e operatori dell’informazione impegnati nel proprio lavoro.

Aidan White è intervenuto sui rischi della professione di reporter di guerra: "Nelle zone dei conflitti armati - ha detto il segretario generale analizzando le difficoltà del mestiere di reporter- i giornalisti si assumono dei rischi enormi. Ogni giorno diventa sempre più difficile svolgere il proprio lavoro, perché la concorrenza tra i media è sempre più alta. Si sta diffondendo la cultura delle "breaking news", con il giornalista che deve essere sul posto in tempo reale e rendere necessario il reportage in fretta, aumentando notevolmente i rischi. Il tutto per aggiudicarsi immagini più spettacolari e drammatiche, che possano soddisfare le richieste dei network".

Il bilancio dell´ultimo conflitto nel territorio iracheno è troppo pesante da accettare ed è necessario intervenire per cercare di migliorare le condizioni di lavoro dei professionisti al servizio dell´informazione. "Diminuisce l´investimento delle aziende editoriali per la tutela della sicurezza dei giornalisti a tutto vantaggio dell´esclusiva e dello scoop - ha continuato White - ovvero a favore del guadagno commerciale dell´impresa editoriale".

Lei è arrivato in Italia per la traduzione della guida per la sicurezza dei giornalisti realizzata dall´International Federation of Journalists e da Informazione senza frontiere. Qual è la situazione italiana su questo fronte?

"L´istituto per la sicurezza dei giornalisti è costituito da tutti i più grandi editori del mondo (Cnn, Reuter, BBC, ecc.) ma in Italia soltanto il sindacato dei giornalisti è al momento impegnato su questo aspetto. Questo è un grande errore degli editori italiani".

L´IFJ ha lanciato una campagna internazionale...

"…noi abbiamo chiesto a livello internazionale il rispetto dello status di giornalista professionista. Si tratta di una campagna importante per accrescere la qualità dei media, per salvaguardare l´indipendenza editoriale e per favorire la creazione di una cultura di rispetto all´interno degli stessi organi di informazione dei diritti dei giornalisti".

Qual è il rischio più grosso che può correre un giornalista?

"Noi chiediamo giustizia quando un giornalista viene ucciso. Allo stato attuale delle cose abbiamo sette casi di giornalisti uccisi in Iraq per i quali non esiste alcuna spiegazione accettabile. E´ per questo motivo che abbiamo deciso di varare una giornata mondiale di lutto e protesta per l´8 aprile prossimo."

(Al convegno, hanno partecipato: Chiara Boni, assessore alla Comunicazione della Regione Toscana, Lorenzo Bianchi, inviato del Quotidiano Nazionale, Roberto Scardova, inviato RAI, Enrico Menduni, docente alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Siena - Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Roberto Reale, docente alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Padova, e autore del libro "Non sparate ai giornalisti", Anna Carli, rettore del Museo Santa Maria della Scala di Siena, Franco Siddi, presidente nazionale della FNSI, Carlo Bartoli, presidente dell’Associazione stampa toscana, e Carlo Umberto Salvicchi, presidente di Informazione senza frontiere.)

L’incontro è stato condotto da Stefano Marcelli, segretario di Informazione senza frontiere.

Reporter Associati aderisce fin d’ora all’appello lanciato da Aidan White dell IFJ e da Informazione senza frontiere perché l’8 aprile 2004 diventi una giornata internazionale della memoria e della protesta per ricordare tutti gli operatori dell’informazione e i reporter di guerra uccisi nei conflitti che erano stati chiamati a seguire per puro spirito di servizio. Il servizio della diffusione dell’informazione, e della libertà di espressione, elementi essenziali e prioritari per ogni paese che si chiami civile.
La redazione di Reporter Associati
redazione@reporterassociati.org


Articoli correlati

PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)