Albert, bollettino pacifista settimanale dal 7 al 13 aprile 2025

Il movimento pacifista italiano si mobilita contro il riarmo e la guerra

Anche questa settimana si conclude con i dati in crescendo di una strage in Ucraina causata da missili russi. Intanto l'Onu denuncia che a Gaza i 36 recenti attacchi israeliani hanno ucciso "solo donne e bambini". E l'Italia tenta di evitare i dazi USA comprando nuovi F35.
13 aprile 2025
Redazione PeaceLink

Albert

Notizie dal mondo: ancora stragi

  • Ucraina. Una tragica escalation ha colpito la città di Sumy, dove un bombardamento russo ha causato numerose vittime tra i civili. Le autorità locali ucraine parlano di un attacco diretto a un luogo di culto durante una funzione religiosa, sollevando forti reazioni internazionali. ​(Agenzia Dire)

  • Gaza. L'Onu denuncia che a Gaza i 36 recenti attacchi israeliani hanno ucciso "solo donne e bambini". (Rainews)
  • Italia-USA. Il governo italiano sta cercando di rafforzare i rapporti economici con gli Stati Uniti, anche attraverso l'acquisto di armi (in particolare F35) e gas americani, come parte di una strategia per ridurre i dazi statunitensi sui prodotti italiani. (Fanpage)

Mobilitazione per la pace e contro il riarmo Taranto, 11 aprile 2025

  • Coordinamento No Riarmo. In risposta alla crescente militarizzazione, il Coordinamento No Riarmo sta creando una rete nazionale territoriale che si oppone al riarmo, alla guerra e al genocidio. L'obiettivo è costruire una rete viva e reattiva, capace di intervenire nel dibattito pubblico e interloquire con le istituzioni. A Firenze, è stato ufficializzato il Coordinamento Fiorentino contro il Riarmo, un'alleanza di cittadini e gruppi pacifisti nata in risposta alla crescente militarizzazione dell'Unione Europea.

  • Contro la militarizzazione della scuola e dell'università. Il 13 aprile a Firenze si è svolto un convegno dal titolo "Comprendere i conflitti, educare alla pace". Qui la relazione di Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink. 

  • Friday for Future and for Peace. Anche il movimento ecologista giovanile l'11 aprile ha posto al centro la questione della pace. Quello che vedete è il corteo che si è svolto a Taranto.

“L’Unione Europea torni ad essere arca di pace”

Oltre il 60% degli italiani è contrario alla guerra e all’aumento delle spese militari. Le piazze lo hanno detto forte, ora la politica deve ascoltare.

C’è un’Italia che non appare nei titoli di prima pagina, ma che esiste: è quella che riempie le piazze per dire no alla guerra, per chiedere il disarmo, per invocare una politica estera fondata sul diritto e sulla diplomazia. È quell’Italia che, secondo i sondaggi, rappresenta la maggioranza. Infatti oltre il 60% dei cittadini è contrario all’aumento delle spese militari. Un dato che dovrebbe far riflettere chi oggi, in Europa, sogna una corsa agli armamenti sotto nuove bandiere.

Su questo sfondo si è svolta a Verona l’assemblea nazionale della Rete Italiana Pace e Disarmo. Due giorni intensi, ricchi di confronto e di proposte, intitolati con una domanda-provocazione: “Europa, arca di pace o arco di guerra?”

Una domanda tutt’altro che retorica. La direzione che infatti sta prendendo l’Unione Europea, con piani sempre più ambiziosi di riarmo e di militarizzazione, preoccupa profondamente i movimenti pacifisti, sia laici che cattolici, le associazioni, i sindacati e le realtà di base che compongono la Rete.

Dalla due giorni di Verona è emersa una convinzione: l’alternativa esiste, ed è praticabile. Ma richiede coraggio politico, visione storica e fedeltà ai valori originari dell’Unione. L’Europa – è stato detto – non può tradire la propria vocazione di culla del diritto internazionale, di mediatrice tra popoli, di costruttrice di ponti anziché di muri.

Altre informazioni su Rainews e su Rete Italiana Pace Disarmo

“Questi sono i pacifisti”: la strumentalizzazione di un atto isolato per delegittimare un intero movimento

di Alessandro Marescotti

Una scritta rossa minacciosa comparsa a Milano il 12 aprile – “Spara a Giorgia” – è bastata per accusare genericamente “i pacifisti”. “Questi sono i pacifisti”, è stato detto, associando senza alcuna prova una scritta violenta a chi chiede la fine della guerra, della violenza, delle occupazioni, della repressione e del terrorismo da qualunque parte provengano.

Ma davvero si può accettare che un’intera galassia pacifista – fatta di associazioni storiche, volontari, religiosi, educatori, studenti, persone comuni – venga trascinata nel fango per una frase apparsa su una vetrina e lontanissima dal pensiero e dalla pratica del movimento per la pace?

Chi conosce davvero i movimenti per la pace sa che ogni azione, ogni parola, ogni manifestazione pubblica è costruita con attenzione, cura e responsabilità. Le marce per la pace, i cortei per il cessate il fuoco, le veglie, i digiuni, i sit-in davanti alle fabbriche di armi o alle basi militari, tutto questo non ha nulla a che fare con l’odio e con la violenza.

Eppure, ogni volta che un episodio isolato, un atto vandalico, o un'espressione estrema viene registrata, si approfitta del momento per costruire lo stereotipo del pacifista cattivo e violento da cui stare alla larga. È un copione già visto. È un’operazione ideologica grossolana, da manuale. E che in questo momento mira anche a giustificare il decreto sicurezza convertito in legge.

Accusare i pacifisti per atti che non hanno compiuto è un modo per sfuggire alle questioni su cui sempre più cittadini oggi si mobilitano intercettando il consenso maggioritario dell'opinione pubblica che è in disaccordo con l'aumento delle spese militari.

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