Condiscendenza e commiserazione
Sta succedendo qualcosa di strano intorno a noi, è come se ci trovassimo in mezzo a un labirinto incapaci di trovare la via di uscita. Sembra proprio che non si riesca più a fare un ragionamento lineare, normale, spontaneo, perché viviamo in una società matura che perde ogni giorno terreno e teme di non riuscire a raccogliere i frutti del proprio lavoro, a tutelare la propria vecchiaia, è disperata per le insicurezze sul futuro dei propri figli.
Si vive un senso di inquietudine e di impotenza che sente chi sa di essere solo un ingranaggio di un meccanismo del quale non può avere nessun controllo. Si vive un senso di insicurezza perché si è consapevoli che troppe leggi, che regolano rapporti umani ed economia non rispettano la Giustizia e che, sempre più frequentemente, vengono approvate norme che rendono legale uno stato di fatto che, fino a quel momento, era sopportato ma ancora illegale.
C'è poi un malessere generale che, ci si vuole illudere sia solo una fantasticheria, o una illusione di solitudine, di chi crede che certe proprie convinzioni e sensazioni siano un fatto privato, estraneo a tutti gli altri e che non si persuade invece che questo è il sintomo di uno scollamento profondo che già esiste tra governanti e governati e non capisce nemmeno di vivere in un momento storico in cui la democrazia sta svanendo.
Sembra che si stia camminando lungo un viottolo che costeggia una montagna, e mentre si sente il terreno franare sotto i piedi, ci si accorge che si finirà presto in un dirupo, ma è troppo tardi per tornare indietro.
Sembra di sedere a un tavolo di poker dove vince solo chi ha vinto la prima mano, perché poi ha truccato le carte e cambiato le regole del gioco per continuare a vincere, scegliendosi anche quali avversari far sedere al “suo” tavolo. E anche se ormai ogni mano del gioco è un chiaro "bluff" e tutti i giocatori sanno già chi deve vincere, non c’è scelta il gioco deve continuare il più a lungo possibile. Almeno per non essere buttati fuori subito a calci e senza soldi.
Ma il malessere arriva in fondo all'anima per la consapevolezza della povertà di spirito di chi non sa reagire con decisione per frenare quell’annientamento progressivo a cui si va incontro e per non voler riconoscere di essere attore e complice del dramma in cui si trova tutta la società.
Attori e complici per la propria pigrizia e per il continuare a voltare la testa dall'altra parte, per non vedere, pur sapendo che la consapevlezza dell’ignavia dei più è l'unica forza che permette di far rosicare ogni giorno un pezzettino di giustizia. Lentamente, in modo che ci si abitui ad accettare che i propri diritti siano ogni giorno un po' più piccoli e che pochi prepotenti si facciano riconoscere diritti più ampi, benché iniqui e ingiusti, ma legittimati da una legge scritta.
C'è stata troppa indifferenza nel considerare i soprusi e l'abitudine a ritenere le regole come eccessive complicazioni e nel tollerare la "furbizia di pochi" scambiandola ingenuamente come "saper stare al mondo”. Ma in fondo tutti, qualche volta siamo stati conniventi compiacendoci nel vedere i nostri figli fare qualche piccola bravata, e pensando che forse, in quel modo, si stavano inserendo, alla pari degli altri, in una società in evoluzione.
Ieri stavo attraversando la strada quando ho sentito un colpo di clacson, timido, appena accennato, c'era una macchina, poco prima di una curva, bloccata da una moto di grossa cilindrata che, improvvisamente, si era fermata proprio sotto un semaforo verde e un ragazzotto era sceso per mettere il cavalletto e parcheggiare. "Ma che non ce l'hai lo sterzo?” Ha gridato il motociclista, guardando serio l'uomo in macchina che aveva osato dare un colpetto di clacson, mentre continuava tranquillamente a riporre il casco nel bauletto. Quello al volante dell'auto strabuzzava gli occhi, avrebbe voluto urlare e inveire o almeno dire qualcosa, per non sembrare lui l'attaccabrighe ma, vedendo che il motociclista lo guardava con occhi di sfida, ha fatto un profondo respiro, ha guardato il cielo e, per evitare di rovinarsi la giornata, ha messo la freccia, si è spostato per non urtare la moto parcheggiata sotto il semaforo e appena tornato verde il semaforo, ha ripreso, un po' più frustrato, la sua strada.
Sembra una nota di colore, invece questi comportamenti sono normali, quasi una regola.
Ormai sembra un atto di cortesia se qualcuno cede un posto a sedere ad una donna incinta, e nemmeno ci si permette di redarguire un ragazzino che imbratta un autobus o che scrive sui muri, per non rischiare di essere presi a male parole. Ci hanno abituati a vedere le più squallide pubblicità a tutte le ore del giorno, possibilmente durante i pasti, si sopporta che le TV di Stato pubblicizzino lotterie con estrazioni quasi ad ogni ora e spieghino quanto sia facile arricchirsi giocando d'azzardo ( ma con moderazione !).
Si bada più al suono delle parole che al loro significato e molto spesso le nostre idee non si formano liberamente, ma sono il prodotto di un martellamento di informazioni di parte o incomplete, non verificate e spesso infondate, che, anche se non “veramente vere”, contribuiscono a forgiare l'opinione pubblica. Quella che poi viene rilevata dalle statistiche che saranno usate per confezionare programmi politici “democratici” basati sulla volontà degli elettori.
E’ grazie a queste manipolazioni che la popolazione continua a sopportare che parlamentari indiziati e strapagati perdano settimane per stabilire se è giusto che il furto, la corruzione, la collusione e le bugie possano essere considerate reato anche per loro.
Incredibile la faccia con cui parlano, sembra che a nessuno di loro abbiano mai fatto sapere che la politica è un’arte nobile e che morale, etica e rispetto assoluto della Giustizia siano una prerogativa essenziale per esercitarla. Ma dire queste parole sembra voler riconoscere ostentatamente solo la propria ingenuità.
Parlare di questi valori, però, non significa essere fuori dal tempo, anzi è una necessità per ricordare a tutta quella gente perbene e silenziosa che lavora e tira avanti una famiglia, che è giusto sentire dentro di sé questo malessere sociale perché dover vedere che vengono premiati uomini che vivono di abusi e di impunità è un insulto atroce.
Anche se l'insulto più vigliacco che si può subire è la condiscendenza, la commiserazione e una dissimulata derisione con cui certi rispettati-delinquenti si permettono di spiegare "come gira il mondo" a chi vive con quattro soldi, nel rispetto delle leggi, del prossimo e di se stesso.
È con queste armi meschine che una immutabile classe dominatrice sta tentando di restare avvinghiata al potere, mistificando le informazioni e svilendo il concetto di cultura, sostenuta da supponenti professori, asserviti per convincere la gente della necessità di riscrivere le regole del gioco, di rinegoziare il significato della parola Democrazia, di ridimensionare Diritti e Libertà.
È grazie alla potente macchina dell'informazione che l'egemonia di pochi si manifesta, ben più violenta della guerra o delle rivoluzioni, con l’uso della speculazione sulle risorse naturali, con l’appropriazione di beni universali inalienabili, con l’inquinamento della terra e dell’aria, con la manipolazione dei generi alimentari, con la disinformazione e con la costrizione di interi popoli a un livello di vita degradato, regolarizzando il tutto con leggi fatte apposta per togliere agli inquieti e agli insicuri un pò della loro libertà.
A questo è servita l'arroganza nella gestione della Giustizia e la storiella del “debito pubblico” architettato truffaldinamente : "Oppure ci eravamo illusi di essere arrivati in quel tempo in cui la legge sarebbe stata finalmente uguale per tutti?”
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