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Riflessioni sull'Ilva

La situazione non cambia dopo l'incontro tra la Regione e l'azienda, non cambiano le aspettative, le nostre paure, le esigenze di una città intera
24 luglio 2005
Gianluca Scafa

La situazione a Taranto era gravissima e lo resta, dopo l’incontro dell’8 luglio.
E’ accaduto che la sinistra, a livello regionale, abbia legittimato, in modo definitivo, le scelte fin ora effettuate a livello locale e provinciale tali da alimentare un percorso che è difficile definire cambiamento; vogliamo parlare di illusorio sviluppo?
Questo è quello che succede ed i dati epidemiologici lo confermano.
D’altra parte lì dove si viola il diritto alla salute pubblica in modo cosi drammatico non ci sono ragioni per non evidenziare sempre e con forza quello che accade e, per fortuna, dire la verità non mi costerà il posto di lavoro come per quei nove operai che rischiano il licenziamento per aver partecipato ad uno sciopero!!!
A proposito, è questo il risultato della legittimazione data al privato? Arroganza, terrorismo psicologico perpetrato ai lavoratori ed ai cittadini? Ci risiamo con il ricatto occupazionale oppure siamo a forme ancora più subdole di pressione sociale?
Ci sono veramente tutti gli estremi per utilizzare quella clausola contrattuale che parla di licenziamento qualora gli operai non mettano in sicurezza gli impianti?
Quanto si possono annacquare i diritti dei lavoratori alla tutela della loro integrità fisica e della loro vita? Numeri, matricole o cosa!
Forse ci vorrebbero delle scuse ufficiali a quei lavoratori per averli fatti lavorare in quelle condizioni di pericolosità, forse occorrerebbe dare un buon esempio di buon senso e provvedere subito ad eliminare la causa di questi problemi. Non vanno tutelate sempre e solo le esigenze di produzione, anzi, la tutela dei lavoratori è uno dei presupposti di una produzione “sana”.
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Ma analizziamo quello che è accaduto con l’incontro tra il Presidente della Regione e l’azienda siderurgica; Il presidente della Regione, pur riportando, nei suoi discorsi, riferimenti cari a noi persone sensibili alle problematiche ambientali, non ha dato la sensazione di portare il cambiamento atteso. Sarà forse troppo presto ma se il buon giorno si vede dal mattino pare che non sia cambiato nulla di sostanziale.
Troppo facile parlare di percorsi condivisi, di progettualità, di controlli in una situazione di emergenza ambientale dichiarata e riconosciuta.
IMMEDIATA CESSAZIONE DELLE CAUSE DETERMINANTI SITUAZIONI ILLEGITTIME PUR GARANTENDO LA CONTINUITA DELLA PRODUZIONE.

QUESTA ERA LA RISPOSTA ATTESA DA NOI PERSONE SENSIBILI ALLA QUESTIONE AMBIENTALE.

Dopo l’emanazione delle BAT occorreva porsi una sola domanda:

Si riuscirà, in base a questi nuovi parametri, a ripristinare condizioni di sicurezza lavorativa ed ambientale?
Mi permetto di ipotizzare una risposta…..No, non in modo significativo!

Si riuscirà ad abbassare di qualche punto percentuale i dati sulle morti, sull’inquinamento a livello europeo?
Ancora……No!
E le malattie, i viaggi della speranza cesseranno?
No perché le BAT non contengono informazioni su come rifare i nastri trasportatori e non contengono indicazioni su come allontanare i parchi minerali dalla città… lo sappiamo tutti che quello è uno dei principali problemi da risolvere e che una volta risolto assicurerebbe una inversione di tendenza. Paradossale che non si intervenga in modo incisivo allora.
Ed ora che cosa dobbiamo fare!

L’Ing. Riva parla di milioni di euro di investimento per migliorare la produzione e per creare maggiore ricchezza.
Un piano industriale studiato, ricco, improntato allo sviluppo ed all’aumento della produzione.
C’è un problema però, il costo sociale di tale ricchezza è altissimo in termini di vite e di salute quindi non giustificabile, NON GIUSTIFICABILE NEMMENO LI' DOVE CI SONO PROBLEMI OCCUPAZIONALI.
Una ricchezza che rende L’industriale Emilio Riva una potenza economica e che condanna Taranto ad un processo entropico che la porta agli ultimi posti in tutte le classifiche sulla vivibilità, e la condanna a rinunciare ad altre opportunità di sviluppo e lavoro.

Non una parola spesa, non un euro speso per risolvere i nodi cruciali.
I 300 e passa milioni che restano da spendere per salvaguardia dell’ambiente sono cifre che impressionano per quella che è la nostra percezione del denaro; cifre che, peraltro, paiono irrisorie se rapportate alla situazione fotografata nella nostra città ed ai profitti dell’azienda, alle sue dimensioni,
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Ma può essere che le cose non stiano poi cosi male?
Magari le scelte sono quelle giuste e si riuscirà ad ottenere entro breve quanto previsto dalla normativa sulle BAT e cioè una riduzione del 40% delle emissioni inquinanti

Forse è vero che tutto va bene

MA INTANTO:
Intanto, restano le perizie effettuate durante il processo penale che avevano sancito che li, dove sono ora, i parchi minerali non possono restare; questo perché, nelle zone adiacenti lo stabilimento il 40% dell’inquinamento è prodotto proprio dalle polveri di questi parchi. E invece ci sono, continuano ad alimentare la produzione da un lato e morte e malattia dall’altro.
Ma secondo voi, complessivamente, con questi presupposti, si può ottenere una riduzione significativa dell’inquinamento?

.
Questo è ciò che oggi ci offre la dirigenza della più grande azienda siderurgica d’Europa e che le amministrazioni considerano come presupposto o condizione necessaria e sufficiente per lo sviluppo della nostra città.

Grazie a foreste urbane, collinette ecologiche ed al buon Eolo che eviterà di far soffiare la tramontana a Taranto ci assicureremo sviluppo e progresso.
Questa la situazione ed intanto a Tokio, li dove ci sono le stesse prerogative ma forse, maggiore buon senso e rispetto per i cittadini, hanno pensato che 360 m di euro andassero investiti in modo tale da risolvere un grosso problema ed hanno creato delle tensostrutture tali da impedire la diffusione delle polveri; hanno rifatto i nastri trasportatori con coperture tali da evitare la perdita di minerale con relativa diffusione di polveri.

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Nella foto qui a fianco si vede la struttura di copertura dei cumuli di minerali dello stabilimento della Nippon stell a Tokio.
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Tensostrutture copertura cumuli di Tokio




e ancora.....

Vista interna tensostruttura stabilimento di Tokio








Questa è una soluzione reale al problema non vi pare?
E intanto, tra sorrisi e strette di mano, siamo costantemente irrorati di ottimismo e di elementi rassicuranti; tanto che i cittadini, sensibilizzati o meno alle tematiche ambientali (la maggioranza dei cittadini) accettano di convivere con questa realtà e decidono di rinunciare a lottare per tutelare i propri diritti e per dare un futuro a questa città. Forse ci siamo semplicemente abituati!
Perché allora tutto questo entusiasmo e la disponibilità dell’Ingegnere ad investire non vengono dirottate su un progetto risolutivo? DOVEROSO?
Se è vero che la copertura dei parchi non è fattibile, allora si creino i presupposti perché lo diventi, i provvedimenti presi non sono sufficienti e non sono io a dirlo.

Si è parlato continuamente di incontri con le Associazioni; tutti proclamano di voler confrontarsi con la popolazione;
Le recenti parole dell’Assessore all’ambiente, F. DeLibero:
Resta un punto fermo, il dibattito, la sua importanza, l’articolazione dei commenti, il confronto continuo
Fino ad adesso però
Distacco, difficoltà burocratiche, mancanza di attenzione.

CONVEGNI, INCONTRI, TAVOLE ROTONDE DOVE SI PROVA A CERCARE UNA SOLUZIONE PER IL BENE DELLA CITTA’ sistematicamente disertate
VENGONO PORTATI A GIUSTIFICAZIONE GLI IMPEGNI DI AGENDA.
SE E’ VERO CHE ESISTONO PRIORITA’, LA QUESTIONE AMBIENTALE A TARANTO, LA SALUTE PUBBLICA, LE PROSPETTIVE DI SVILUPPO, LA TUTELA DEI LAVORATORI SONO LE PRIORITA’ CHE CI STANNO A CUORE E DOVREBBERO ESSERE LE PRIORITA’ PER TUTTI.

Chi ha a cuore Taranto continuerà ad auspicare ed a chiedere il confronto ma la sensazione è che questa questione non si risolverà a Taranto Almeno fino a quando il problema ambientale di Taranto non verrà portato all’attenzione nazionale e del Parlamento.
Solo cosi saranno chiare le responsabilità ed i limiti programmatici, solo cosi, forse, si creeranno i presupposti per il cambiamento

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