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Si ritorna a parlare di rigassificatore

Rigassificatore a Taranto: dieci punti per fare chiarezza

Le attività portuali, con la presenza di tale impianto, sarebbero paralizzate ogni volta che arrivasse una nave gasiera. Nel porto di Taranto arriverebbero circa 110 navi gasiere l’anno, della stazza di 130.000/140.000 tonnellate. Per ragioni di sicurezza vicino alle navi gasiere non vi può essere la presenza di nessun tipo di imbarcazione. Pensate alla base navale di Taranto...
3 novembre 2005

Incendio a Porto Torres

1) E' un impianto a rischio di incidente rilevante ed è sottoposto alla Direttiva Seveso.

2) Taranto è riconosciuta per legge come area ad elevato rischio di crisi ambientale.

3) Occorre distinguere fra interessi economici e interessi della città, fra politica come espresione degli appetiti economici e politica come espressione degli interessi della città.

Ecco cosa può accadere ad una nave gasiera
--- Hong Kong: una nave gasiera in fiamme rischia di esplodere ---

Al largo di Hong Kong da due giorni sta bruciando una nave gasiera, la Gaz Poem, che trasporta 20mila tonnellate di metano. La nave potrebbe saltare in aria con conseguenze allarmanti. Il vento finora ha tenuto le fiamme lontane dal serbatoio della metaniera, che è ancorata a 38 chilometri dalle coste di Hong Kong. L’equipaggio, 34 persone, ha abbandonato la nave domenica mattina, dopo che l’incendio è esploso nella sala macchine. A causa della violenza del rogo e del rischio di una esplosione, per tutta la giornata di ieri i vigili del fuoco non sono riusciti a avvicinarsi alla nave che batte bandiera panamense. Un funzionario della capitaneria di porto di Hong Kong ha confidato che le autorità sperano che l’incendio possa esaurisi da solo complice anche il forte vento e le intemperie. Ma è una scommessa pericolosa.

Dal "Giornale di Brescia" del 26 novembre 2002

4) Nessuna scelta su questioni che riguardano impianti che comportanto rischi di incidente rilevante può essere compiuta senza informazione, dibattito e consenso, ossia senza una vasta consultazione popolare. Non vogliamo decisioni imposte dall'alto contro il volere dei cittadini o comunque senza il loro consenso.

5) Vogliamo conoscere la Valutazione di Impatto Ambientale.

6) Un rigassificatore può essere accettato in condizioni di elevata sicurezza. L'opposizione al rigassificatore non è un'opposizione irrazionale di principio ma è una razionale ricerca di spiegazioni esaurienti, senza le quali un rigassificatore è un azzardo.

7) In particolare occorre sapere perché Taranto dovrebbe accettare un impianto che l'Amministrazione provinciale di Brindisi ha definito "gravemente lesivo delle possibilità di sviluppo del territorio e straordinariamente rischioso in quanto relativo ad un'area del porto già ad elevato rischio di incidente rilevante per la preesistenza di altri impianti a rischio".

8) Le ragioni di sicurezza non possono venire dopo quelle del profitto.

9) Un traffico di oltre cento navi gasiere (da 130 mila tonnellate) porterebbe alla progressiva paralisi di un porto che ha un traffico di oltre trecento petroliere che arrivano ogni anno a Taranto, per non parlare del traffico delle navi militari, dei sottomarini, delle navi dirette agli sporgenti dell'Ilva, delle navi passeggeru e del naviglio da diporto.

10) Un rigassificatore troppo vicino alla città, al porto e all'area industriale è da respingere per ragioni di sicurezza.

Note: Cliccate su http://db.peacelink.org/forum/threads.php?id=32&id_s=2099 per leggere le opinioni di chi ci ha scritto un'opinione su rigassificatore dopo l'appello apparso su http://lists.peacelink.it/taranto/2005/11/msg00001.html

Potete anche scrivere sul sito di Tarantosociale con l'apposita funzione SCRIVI SUL SITO (vedere sulla colonna di sinistra, in basso).

Riportiamo un articolo apparso sul Corriere del Giorno nel luglio dello scorso anno.


--- Il business della catena del freddo ---


Due anni fa ci provò l'Enel. Ora è il turno di Gas Natural, colosso spagnolo che ha chiuso l'esercizio del 2003 con un utile di 20 miliardi di euro.
Lunedì scorso la società iberica ha presentato al Ministero delle Attività produttive ed all'Autorità portuale tarantina, un progetto per la costruzione di un rigassificatore con un investimento di 540 milioni di euro.

Si tratta di un impianto che riporta il metano dallo stato liquido a quello aereo. Il gas arriva e riparte via mare. Un processo semplice, ma che racchiude tecnologia avanzata, grandi opportunità. E, questa volta, anche intelligenze e professionalità locali. Coprogettista è, infatti, uno studio di progettazione tarantino, specializzato nel settore impiantistico ed industriale.
La proposta sta ancora muovendo i primi passi, ma l'attenzione è già forte.

Rigassificatore sì. Rigassificatore no.

Intanto, cerchiamo di capire cos'è, come funziona, vantaggi e rischi per il territorio.

I numeri: è previsto un investimento di 540 milioni di euro (oltre mille miliardi di vecchie lire). Per costruire l'impianto, che occuperà una superficie di 10 ettari, occorreranno due anni. L'area individuata, si estende a sud dell'ex yard Belleli, subito dopo il canale di scarico dell'Ilva. Una zona, attualmente utilizzata per lo stoccaggio dei fanghi dragati dal fondo marino. L'impianto è costituito da due grandi serbatoi da 140 mila metri cubi ciascuno, da un pontile di 500 metri alla base del quale verrà costruita una torre alta sessanta metri che oltre ad essere utilizzata per lo sfiato di sicurezza durante le operazioni di carico e scarico delle navi, potrebbe diventare un punto riferimento tecnico-scientifico. Completano la struttura i gruppi di vaporizzazione e gli uffici. La produzione sarà di 8 miliardi di metri cubi annui di gas.

L'occupazione: durante la fase di costruzione dell'impianto che dovrebbe durare due anni, è previsto l'utilizzo di circa 1000 unità lavorative. In esercizio, il rigassificatore occuperà 200 persone, a cui ne vanno aggiunte altre 400 per le attività di servizio e manutenzione.

I rischi: Gas Natural ha chiesto di prestare grande attenzione agli aspetti legati all'impatto ambientale, tanto da prevedere anche interventi di riqualificazione architettonica dell'area costiera. Secondo i progettisti il rigassificatore non inquina, perchè non essendo un impianto di produzione, non genera emissioni in atmosfera. L'impianto, però, è sottoposto alla direttiva Seveso per le attività a rischio di incidente rilevante. Il pericolo risiede nelle enormi quantità di gas stoccate. La legge impone la definizione di una fascia di rispetto, la cui ampiezza coincide con il perimetro dell'area occupata. Altri rischi derivano dal transito delle navi che trasportano gas. Si tratta di veri e propri colossi del mare, con scafi lunghi fino 300 metri e con una capacità di carico di 140 mila metri cubi. Anche su questo aspetto i progettisti offrono ampie rassicurazioni. I mercantili utilizzati per questo tipo di attività - affermano - utilizzano una tecnologia che si è sviluppata negli ultimi 15 anni. Sono molto più sicuri di certe petroliere, che spesso sono vere e proprie carrette del mare.

Le opportunità: il vero business legato al rigassificatore, non risiede nell'attività propria dell'impianto e nemmeno nel sistema d'indotto tradizionale. Il valore aggiunto di un insediamento di questo tipo è costituito dalla sua capacità di attrazione che è doppia. La prima fa leva sulla grande disponibilità di metano (che sarebbe offerto a prezzi competitivi). L'altra, quella più interessante, riguarda la cosiddetta catena del freddo. Nel processo di rigassificazione viene restituita energia criogenica, ad una temperatura di -160°, che può essere utilizzata dall'industria della surgelazione, per l'alimentazione dei magazzini frigoriferi, per la produzione di azoto liquido, per i processi di liofilizzazione e polverizzazione nel settore farmaceutico ed alimentare. Di grande interesse e, soprattutto, con margini di sviluppo molto ampi, sono gli utilizzi della catena del freddo nella ricerca e nella produzione di materiali ad alto valore tecnologico: superconduttori e nanotecnologie. Un aspetto quest'ultimo che offre la possibilità di interagire con le strutture scientifiche ed universitarie. La disponibilità di basse temperature per un'azienda di surgelati, può abbattere i costi energetici fino al 40%. Questa capacità, complessivamente potrebbe favorire la creazione di altri 1500 nuovi posti di lavoro.
I progettisti, inoltre, hanno pensato ad un “impianto aperto”, con spazi fruibili dal pubblico e interventi che riqualifichino il profilo costiero.
L'iter burocratico: il percorso per l'approvazione del progetto è lungo, basti vedere quanto sta accadendo a Brindisi. Dopo la presentazione del progetto, il Ministero delle Attività produttive istruisce la pratica coinvolgendo tutti gli enti competenti: Regione, Provincia, Comune, Autorità portuale e convocando una conferenza dei servizi per l'approvazione. In parallelo procedono l'istruttoria del Ministero dell'Ambiente per il rilascio della valutazione d'impatto ambientale e quella condotta dal Comitato tecnico regionale relativa alla direttiva Seveso. Il tutto dovrebbe concludersi in sei mesi.

Michele Tursi (michele.tursi@corgiorno.it)

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Approfondimenti relativi al rigassificatore di Brindisi (ma validi in buona parte anche per Taranto)

La posizione della Provincia di Brindisi http://www.provincia.brindisi.it/provbr/AmbienteTerr.nsf/rigassificatore?OpenPage).

Il dossier di Rifondazione Comunista
http://web.tiscali.it/rifondazionebrindisi/dossier_rigassificatore.htm

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