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A Taranto i partiti in questi ultimi anni hanno imbarbarito lo scenario politico

L'estinzione dei partiti

Gli amministratori oggi negano gli elementi di conoscenza in merito a nuovi insediamenti perché è evidente che molti cittadini sono in grado di controargomentare. Insomma nascerebbe un contenzioso lungo e frenante dell'azione amministrativa. L'arte dell'amministrare non può essere rallentata da tanta gente che non ha conosciuto la diretta verifica della volontà popolare. Chi è stato eletto è una sorta di consacrato. Chi è stato eletto trascura per un momento che è uomo fallace come tutti gli altri.
28 gennaio 2007

Temo che sia ormai ineludibile una certificazione di morte. E poiché tale compito spetta ai cittadini, vi invito ad una pubblica sottoscrizione che certifichi l'avvenuta estinzione dei partiti. D'altra parte si è trattato di una autonoma e chiara scelta e ogni odierno atto delle formazioni partitiche conferma la avvenuta dipartita. Che cosa è altrimenti la creazione di liste "a latere". Ogni partito gemma tante piccole liste per raccogliere più voti. Ma anche per confessare pubblicamente come molti elettori ormai non nutrano più alcuna fiducia per quel partito. Si tratta di malattia presente in tutti i partiti.
E' da un po' di tempo che è legittimo chiedersi a che cosa servano concretamente i partiti. Al loro nascere avevano una spina dorsale costituita dall'ideologia. Un complesso di valori che diventava faro nella individuazione di un modello di società da perseguire. Un complesso di valori in grado di orientare le grandi scelte pubbliche e infine strumento per il coagulo del consenso popolare.
Come è ormai ampiamente noto, i valori sono scomparsi nel senso che ognuno sistema il proprio bagaglio valoriale sulla base delle individuali necessità. Siamo tanti viaggiatori che sistemano il bagaglio poche ore prima di partire, alla rinfusa, prendendo le cose necessarie per la specifica destinazione. Al prossimo viaggio ne serviranno certamente altre. Lo Stato, in ragione del bipolarismo, l'alternanza tra destra e sinistra, non persegue più un progetto di società ma insegue, alla luce della esiguità delle risorse, la risoluzione dei problemi che si presentano. Le ideologie non ci sono più quindi, perché non servono nei fatti. Le grandi scelte di pubblica utilità sono riguardose molto più delle risorse, dei lacciuoli normativi quando non semplicemente degli interessi dell'imprenditoria che tutto può e davanti alla quale si inchinano la destra e la sinistra naturalmente al fine di tutelare l’occupazione (il protocollo di Kyoto minaccia l'occupazione? Al diavolo Kyoto)(l'Ilva minaccia la salute? Al diavolo la salute). I partiti in questi ultimi anni hanno imbarbarito lo scenario politico, hanno allontanato la gente dalle scelte di pubblico interesse, hanno dissolto ogni forma di consenso, hanno ucciso ogni forma di concreta partecipazione fin dentro gli stessi partiti, a destra e a sinistra (non vi scomodate a darmi del qualunquista, pensate invece a capire perché etichettate tanta gente come qualunquista). Perché per esempio su tante tematiche anche il partito che più era attento all'ascolto della base ha finito per tornare a compiere l’indimenticata scelta centrista? Tutti gli amministratori pubblici, spesso provenienti dalla genia dei dirigenti di partito, governano con lo spirito di quel cartello affisso negli autobus: "Non disturbate il guidatore". Quasi che amministrare sia una cosa difficile da capire per il popolo. E così era, forse, quando i regnanti incontravano difficoltà a partecipare le loro scelte a contadini analfabeti. La mia personale interpretazione è che in verità facevano di tutto per tenerli analfabeti. Mutata mutandis, i nostri amministratori continuano a comportarsi da regnanti analfabeti perché non hanno capito che la gente, il popolo, oggi ne sa, in molti casi più di loro. Prendiamo la faccenda del rigassificatore anche se potremmo pensare all'inquinamento elettromagnetico, alle discariche, all'inquinamento del mare, dell'aria, delle falde. Gli amministratori oggi negano gli elementi di conoscenza in merito a nuovi insediamenti perché è evidente che molti cittadini sono in grado di controargomentare. Insomma nascerebbe un contenzioso lungo e frenante dell'azione amministrativa. L'arte dell'amministrare non può essere rallentata da tanta gente che non ha conosciuto la diretta verifica della volontà popolare. Chi è stato eletto è una sorta di consacrato. Chi è stato eletto trascura per un momento che è uomo fallace come tutti gli altri specie se, come spesso succede, non corre il rischio di confrontarsi neanche con gli uomini dello stesso organo esecutivo. I monarca erano soli. Anche i nostri odierni amministratori sono soli. Questi amministratori non hanno capito che la consultazione popolare nei modi e nelle forme più intelligenti e con gli strumenti informatici più adeguati è la vera risorsa per chi voglia essere autenticamente al servizio del bene comune. Altro discorso va fatto per quegli amministratori chenella campagna elettorale hanno investito milioni di euro e che devono recuperare le spese.
Ma ci sono ragioni specifiche per certificare l’avvenuto decesso dei partiti in riva allo Ionio. Autorevoli esponenti di tali formazioni hanno, nel passato, blaterato della soverchia ingerenza dei partiti nazionali e regionali nelle scelte taratine. In questi ultimi tempi rivolgono suppliche a Roma e a Bari perché raccolgano loro la patata bollente dal fuoco. Insomma non sono solo morti che camminano, sono ectoplasma, cose che non si possono afferrare perché semplicemente non esistono. Una prece.

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