L'inchiesta dell'Espresso sull'inquinamento a Taranto e il mal di pancia di Walter Scotti
L’inchiesta dell’Espresso a qualcuno non è piaciuta. Oggi sul Corriere del Giorno è apparsa una lettera di Walter Scotti (portavoce dei Verdi a Taranto in passato e poi diventato difensore dell’Ilva). Scotti, facendo riferimento all’inchiesta sull’Ilva di Taranto, scrive che “l’Espresso ha preferito non visitare lo stabilimento e credere alle “fantasticherie” di alcuni “ambientalisti catastrofisti” che hanno tutto l’interesse di mettere in cattiva luce l’unica realtà produttiva della regione”.
Walter Scotti accusa l’Espresso di aver “preferito ascoltare le “favole” di Marescotti e Leo Corvace” e domanda: “Come mai a Taranto non prendono iniziative serie nei riguardi del traffico veicolare? Il PM1O ha raggiunto livelli catastrofici e le morti per neoplasie non sono solamente addebitabili alle grandi industrie ma soprattutto dalla circolazione delle auto, come spiegare che dappertutto si muore di tumori anche dove non ci sono grandi industrie? Ma per i “soliti noti” ambientalisti c’è solamente l’Ilva!”
Ho appena inviato questa lettera di risposta al giornale:
“Ho avuto già modo di rispondere a Walter Scotti spiegandogli che i dati dell’APAT (Agenzia per la Protezione Ambiente e per i Servizi Tecnici) parlano chiaro: a Taranto il 93% dell’inquinamento è di origine industriale. E quindi ogni iniziativa - importantissima - volta a ridurre le polveri sottili del traffico veicolare (PM10) di per sè non basta in quanto c’è quel 93% di inquinamento di origine industriale che pesa come un macigno e che non è prodotto dalle auto. La grande industria a Taranto occupa uno spazio pari a 4 volte il centro urbano.
Lo scorso anno nel quartiere Tamburi si sono avuti 78 sforamenti dei limiti di legge del PM10 in prossimità dell’Ilva. I dati epidemiologici attestano che nel quartiere Tamburi vi è una più alta mortalità per cancro rispetto al territorio circostante. Negli ultimi 30 anni a Taranto vi è stato un aumento del 100% di tali eventi luttuosi. Se il giornalista dell’Espresso avesse fatto una visita all’Ilva tutto ciò non sarebbe sparito d’incanto. Semmai - se l’Espresso avesse potuto fotografare la cokeria - avremmo visto delle immagini da “inferno dantesco”. Sul sito www.tarantosociale.org ho messo il filmato di una gigantesca nube viola fuoriuscita dall’Ilva il 1′ aprile (non era un pesce d’aprile) e sto attendendo dalla Regione i dati dell’inquinamento per quella giornata, se li hanno. Emilio Riva è stato processato e condannato per inquinamento. Sono agli atti tutti i reati di cui ha dovuto rispondere. Walter Scotti è liberissimo di considerare queste cose - persino i dati ufficiali - delle favole. Può chiamarci catastofisti e promuovere la beatificazione del padrone dell’Ilva. Può scrivere tutte le lettere che vuole. Ma la realtà purtroppo è quella che viviamo ed è sotto gli occhi di tutti. E questa realtà va cambiata, non difesa”.
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L'inchiesta dell'Espresso sull'inquinamento a Taranto è qui:
http://lists.peacelink.it/taranto/2007/03/msg00013.html
In data 16 settembre 2009 PeaceLink ha ricevuto una lettera in cui l'avvocato del signor Walter Scotti comunica: "Invio la presente in nome e per conto del sig. WALTER SCOTTI, al fine di renderVi edotti della spiacevole circostanza per la quale alla pagina web del Vs sito di cui all'oggetto, da oltre due anni, da quando cioè la stessa è on line, il nome del mio cliente è stato erroneamente riportato".
Nella stessa giornata PeaceLink ha corretto l'errore con la seguente dichiarazione di scuse: "La redazione di PeaceLink si scusa con il signor Walter Scotti e con i lettori per l'errore del tutto involontario nel digitare il nome WALTER. Nel testo della pagina web in questione il nome "Walter" ricorre 6 volte correttamente. Nel titolo in grande c'è scritto "Walter". Il testo della lettera è scritto in maniera assolutamente rispettosa dell'interessato. In nessun passaggio emergono intenzioni di dileggio. Pertanto trattasi di "lapsus calami". Ci scusiamo con il signor Walter Scotti per l'errore di battitura assolutamente involontario. Prontamente in data 16 settembre 2009 è stata effettuata la correzione e sono state inserite a piè di pagina le scuse dell'Associazione PeaceLink al signor Walter Scotti".
Allegati
Lettera di Walter Scotti al Corriere del Giorno
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