Una sonda in titanio svelerà i segreti della diossina
Una sonda in titanio lunga cinque metri. Sarà questo l’attrezzo “acchiappa diossina” che da questa mattina svelerà i segreti dell’agglomerato. L’impianto, nel 2005, secondo le autocertificazioni dell’Ilva, ha immesso in atmosfera circa 93 grammi di diossina, pari al 90,3% del totale nazionale. Un altro triste primato per Taranto e per la sua ciclopica area siderurgica, finito nel mirino dell’atto d’intesa Ilva-Regione grazie anche alle pressioni di alcune associazioni ambientaliste. Per la prima volta, infatti, Cnr ed Arpa Puglia a partire da oggi e per sei giorni, preleveranno campioni di gas e polveri per censire con precisione scientifica la reale portata dell’inquinamento da diossina.
Toccherà al Cnr (su commissione dell’Ilva) iniziare i rilevamenti. Le operazioni si svolgeranno sul camino dell’agglomerato su un ballatoio posto ad un’altezza di circa 50 metri (il camino ne misura complessivamente 210). Da qui verrà inserita la sonda in titanio lunga circa cinque metri, costruita in modo tale da non alterare il flusso di agenti inquinanti. Attraverso un sistema di pompe, verranno catturati gas e polveri che saranno poi sottoposti ad accurate analisi di laboratorio in strutture accreditate. Contestualmente ai prelievi, verranno registrate tutte le prestazioni dell’impianto in modo tale da poter incrociare e mettere in relazione le emissioni con il regime di marcia. E’ confermato che durante la campagna di controlli saranno in funzione le due linee dell’agglomerato in cui vengono preparati i minerali e gli additivi per ottimizzarne la resa prima dell’utilizzo negli altiforni. Cnr e Arpa Puglia si alterneranno per sei giorni per otto ore al giorno.
I controlli saranno eseguiti nel rispetto delle norme Uni en 1948. Secondo quanto riferito nei giorni scorsi dal direttore generale dell’Arpa, Giorgio Assennato “più che l’elevata percentuale di emissione di diossine attribuibile all’impianto tarantino, è invece la quantità assoluta di 93 grammi, a rappresentare il dato significativo inquadrando innanzitutto la dimensione dell’impianto che ha la straordinaria portata di emissione al camino di circa 3.400.000 Nm³/ora”. La stessa Agenzia regionale per la protezione ambientale, ha ripetutamente sottolineato come siano inappropriati i limiti imposti dalla legge italiana rispetto all’indirizzo dell’Unione Europea. Ci sono poi casi di regioni, come il Friuli Venezia Giulia, in cui il limite è notevolmente inferiore rispetto alla stessa legge nazionale. Sul monitoraggio della diossina c’è grande attenzione. Secondo l’assessore regionale all’Ambiente, Michele Losappio si tratta di “un momento molto atteso dalla popolazione e delle istituzioni anche perché è la prima volta che ciò accade. Si determina così un nuovo passaggio nell’applicazione dell’accordo stipulato da Ilva con le Istituzioni ed il partnerariato. Il fatto che ad eseguirle siano poi strutture competenti e di prestigio a livello internazionale, come il Cnr, per l’Ilva, e l’Arpa, per la Regione, dà ulteriore garanzia sull’esito del lavoro”.
Losappio è fiducioso che “con ciò si possa aprire una pagina nuova nella vita del territorio ionico”. Intanto, questa mattina alle 11, il direttore dell’Istituto Inquinamento Atmosferico del Cnr, dott. Ivo Allegrini, e il direttore generale dell’Arpa Puglia, prof. Giorgio Assennato, terranno una conferenza nella sede di Confindustria Taranto per chiarire gli aspetti tecnicoscientifici dell’attività e le sue finalità
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Sulle tracce delle Diossine (1)
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