Inutile parlare di turismo dopo le scelte sbagliate
Gentilissimo signor direttore,
ho letto l’intervista al prof. Federico Pirro pubblicata sul Corriere di domenica 21/10/07 sotto il titolo “Possibile un nuovo sviluppo, ma sbagliato lasciare l’acciaio”, corredata da un’immagine del Siderurgico fumeggiante e con a fianco il ritratto dell’intervistato che, con espressione benevola, pare quasi che respiri soddisfatto quella caligine mefitica rappresentata nella foto a lui vicina. Certo che se nella realtà il Professore respirasse davvero in quella nube, come capita quotidianamente alla nostra cittadinanza, la sua espressione sarebbe ben diversa e così anche diverse,forse, sarebbero state le sue riflessioni.
Da tarantino innamorato della mia Città, sono rimasto molto amareggiato per il contenuto delle risposte del prof. Pirro. Egli per lo sviluppo di Taranto e per l’occupazione ritiene “necessari altri insediamenti, a forte impatto ambientale (ovviamente oltre al Siderurgico), come il raddoppio della raffineria ENI o, pericolosi, come il rigassificatore. Il prof. Pirro, inoltre, ci sollecita a lavorare anche in altri settori produttivi “cominciando, ad esempio, dall’industria dell’ospitalità”. E’ risaputo ormai da tutti e, quindi, è stato inutile e superfluo ricordarci che il turismo creerebbe “un indotto industriale che è notevolissimo ove si pensi a tutto ciò che arreda e rende funzionali i complessi ricettivi”.
Le sballate decisioni politiche degli anni ’50 hanno portato Taranto su posizioni molto lontane, anzi opposte, rispetto a quelle volute dal turismo. Già nei primi anni della nostra unità nazionale, per esigenze militari (esigenze che hanno prodotto soltanto risultati molto negativi e talvolta molto tragici), venivamo spossessati coattivamente di tutte le località più belle, dei nostri due mari, delle isole Cheradi e del Castello Aragonese, che per dette esigenze fu anche per una buona metà demolito.
Ciò nonostante potevamo sempre offrire al turista qualche residua e rara attrattiva interessante; ma la quasi totalità dei politici locali degli anni ’50 volle ancora da Taranto “un tributo pesante che forse nessuna realtà nazionale ha pagato, offrendoci devastazioni ambientali, un’ elevata incidenza di neoplasie ed una lunga serie di vittime del lavoro”. Il parlarci di turismo, nelle tristi condizioni in cui siamo ora ridotti, acquista cattivo sapore di sadismo.
Speriamo, almeno, che il Capo dello Stato, dopo la petizione scritta rivoltaGli dal “Comitato per Taranto” (articolo sullo stesso Corriere, lateralmente alle riflessioni del prof. Pirro), possa con la Sua suprema autorità riparare in qualche modo il grave guasto procuratoci dalle politiche sbagliate degli anni ’50. Le porgo cordiali saluti. .
Francesco Pastorelli
Taranto
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