Taranto, produzione non vuol dire ricatto
Effettuando un confronto con le altre realtà italiane emerge che escludendo l'area industriale, Taranto non presenta livelli di inquinamento superiori a quelli della altre città italiane. In particolare il confronto è stato effettuato con centri metropolitani come Roma e Milano. Risulta che per il monossido di carbonio e gli ossidi di azoto, fonte principale dell'inquinamento, esclusa la grande industria, è proprio il traffico urbano con percentuali sul totale paragonabili alle grandi città citate.
L'antindustrialismo di cui scrive il professor Pirro non ha nulla a che fare con la storia delle nostre città, non lo definirei nemmeno antindustrialismo ma semplicemente una necessità di vivere un ambiente sano. La sensibilità ambientalista che non è una civetteria, parte dalla considerazione delle condizioni drammatiche in cui Taranto e Brindisi vivono da decenni a causa di impianti industriali ad altissimo impatto inquinante.
Gli atti di intesa finora non hanno portato nessun miglioramento, professore, e la invito a venire a Taranto a misurarne la presunta "efficacia" che lei ostenta nel suo intervento. Spero Pirro conosca l'estensione dei parchi primari di Ilva Taranto e mi piacerebbe sapere in base a quale criterio scientifico afferma che "gli accordi sinora sottoscritti stanno dando i loro risultati" in quanto la copertura dei nastri trasportatori mi sembra una misura insufficiente.
Pirro scrive di "riconoscenza" verso l'Enel che investe milioni di euro per rendere ecocompatibile gli impianti, io invece scrivo che finalmente l'impatto ambientale sarà ridotto. Non ho "gratitudine" per l'azienda che investe ma ho rispetto per chi combatte l'industria che inquina, per chi impone all'industria una riduzione delle emissioni.
E' ora che la grande industria insieme con la politica accettino e metabolizzino l'esistenza di una componente sociale sempre più numerosa e attenta alla tutela del territorio in cui vive, che non è "contraria a tutto a prescindere", ma che non intende più subire imposizioni inaccettabili. Taranto, e Brindisi, rappresentano l'intero Paese reale di fronte all'enfasi industrialista.
Pirro parla inoltre di gente che si "oppone a prescindere" non considerando il valore esistenziale del termine stesso. A Taranto come a Brindisi tutto prescinde da qualsiasi parere, la situazione reale è sotto gli occhi dell'Italia intera. Lo sviluppo di cui parla non è sostenibile; è uno sviluppo industrialista che non riesce ad imporre al mercato regole severe a tutela dell'ambiente.
Questo contraddittorio legame tra le trasformazioni economico- produttive e risorse naturali mette in discussione da sempre il ruolo stesso della politica e del sindacato. Il settore siderurgico in Italia è ancora strutturalmente debole - ha affermato la dottoressa Valentino su queste colonne qualche giorno fa - è un settore dove la scarsa propensione alla ricerca e quindi all'innovazione tecnologica vanno a discapito, come abbiamo assistito ultimamente, anche della sicurezza dei lavoratori stessi.
A mio avviso è necessaria la presenza di un'adeguata ritorsione da parte dell'attore pubblico in caso di inadempienza da parte della grande industria, perché questo escluderebbe possibilità di ritardi nei cronoprogrammi, e da questo si potrebbe trarre la consapevolezza dell'importanza di intensificare un percorso serio di riduzione delle emissioni.
Confindustria dovrebbe essere consapevole di questa necessità ed evitare sterili ultimatum ad una città con il cappello in mano sì, ma che vuole rinascere e che sente forte il desiderio di riappropriarsi delle proprie origini, del proprio futuro.
Stefano De Pace
Associazione TarantoViva
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