«TarantoViva» chiede uno screening sulla popolazione
Nella città che detiene il primato nazionale ed europeo di produzione di diossina, la presenza di tale sostanza e di policlorobifenili nel sangue è direttamente proporzionale all'avanzare dell'età. Come dire, quindi, che più si è esposti, nel corso della propria vita, a questi terribili agenti inquinanti, più si corre il rischio di contrarre gravi patologie.
E tra queste principalmente i tumori alla vescica. Ma non solo. I primi dati sugli effetti della diossina sulla salute dei tarantini arrivano proprio nel momento in cui sembrerebbe necessario dover ricontrattare la seconda campagna di rilevazione di diossina sull'impianto di agglomerazione dell’Ilva da parte dell’Arpa Puglia. Previsto dal protocollo siglato a giugno scorso, il monitoraggio invernale, dopo quello effettuato agli inizi della scorsa estate, avrebbe dovuto aver inizio il 21 gennaio scorso. Ma non sono mancate evidentemente le difficoltà e le resistenze.
E’ dell’altro ieri una lettera dell’assessore regionale all’Ecologia, Michele Losappio, all’Ilva per chiedere «di consentire all’Ar pa di effettuare oggi, seppure in ritardo rispetto alle scadenze previste, le nuove rilevazioni». Sono attese per domani, intanto, le precisazioni dell’azienda che avrebbe ritenuto le iniziative dell’Arpa tardive ed incompatibili con le proprie iniziative di approfondimento e di risoluzione del problema. A sua volta l’Arpa - che nel frattempo sta provvedendo alla sistemazione a Taranto di uno spettrometro di massa ad alta definizione che renderà autonoma l’attività dell’agenzia - dovrà tornare ad utilizzare le stesse collaborazioni utilizzate a giugno scorso per effettuare questo secondo monitoraggio.
E intanto a far emergere con tutta la sua drammaticità la pericolosità dell’esposizione alle emissioni di diossina sulla salute umana è l’associazione «TarantoViva», che ha effettuato a proprie spese una «microindagine» su dieci persone volontarie, divise per fasce di età e distribuite sull'intero territorio comunale: cinque dai 50 ai 65 anni ed altre 5 di over 65enni. E’ un test molto limitato, ma è una base da cui partire per fare riflessioni più analitiche e approfondite.
L’esito degli esami, eseguiti a Venezia presso il laboratorio micro-inquinanti organici Inca, specializzato nel campo, ha infatti evidenziato la presenza di valori elevati di diossina. Particolarmente consistente è risultata anche la presenza di Pcb (policlorobifenili). I risultati più dettagliati dell’indagine saranno illustrati sabato prossimo, al Salone degli Specchi, nel corso di una conferenza sul tema «Diossine Uomo Taranto».
Qual è l’obiettivo dell’iniziativa? «Vogliamo sollecitare le istituzioni locali a fare un lavoro più dettagliato su un numero maggiore di persone - dice Girolamo Albano, presidente dell’associazione ambientalista -. Noi siamo una piccola associazione. Per fare queste indagini occorrono quattrini. C'è anche da verificare qual è l’effetto della diossina sul latte materno».
L’incontro di sabato prossimo servirà ad illustrare i dati dell’esposizione stimata alla diossina della popolazione tarantina a diossina e i raffronti nazionali ed internazionali dei risultati. Annunciata la presenza dei vertici istituzionali locali, dell’Arpa, di medici, magistrati, associazione ambientaliste e parlamentari.
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