Taranto Sociale

Per ridurre l’inquinamento dovremo ringraziare la Cina

Taranto è città inquinata. E’ inutile aspettare che siano i tecnici a dircelo. Il vero problema di Taranto oggi è uno solo, molto semplice: o chiudiamo l’Ilva o ampliamo il cimitero. Il resto sono chiacchiere.
9 marzo 2008
Marco D’Andrea
Fonte: Corriere del Giorno

ILVA di Taranto Taranto è città inquinata. E’ inutile aspettare che siano i tecnici a dircelo. Questa mattina alle 9 scendendo dal bivio di Montemesola la città era sotto una cappa marrone. Che poi gli scienziati mi dicano che siamo appena sotto o appena sopra i livelli di guardia mi consola poco. So soltanto che quell’aria color marrone non è certo salubre e tanto mi basta.

Se poi dobbiamo aspettare chissà quanto per avere i dati scientifici, mi torna in mente Keynes. A chi gli chiedeva perché le sue teorie economiche tenessero solo conto dei tempi brevi egli rispose perché nei tempi lunghi saremo tutti morti. Il vero problema di Taranto oggi è uno solo, molto semplice: o chiudiamo l’Ilva o ampliamo il cimitero. Il resto sono chiacchiere. Infatti se aspettiamo che i tarantini si muovano per la loro città con la loro incuria.... (la molle Tarentum dei romani non si smentisce).

Quella che poteva essere per le sue bellezze naturali una delle più belle città d’Italia è ridotta proprio male. Fortunatamente ci aiuteranno i cinesi. Sul Sole 24 ore di oggi appare la buona notizia. Il minerale di ferro aumenterà del 75%. Il carbone Coke aumenterà da 98 a 200 dollari la tonn. E tutto perché la richiesta cinese delle materie prime per fare l’acciaio è enorme e impellente. Questo significa che l’Ilva avrà difficoltà a produrre l’acciaio con gli altiforni, e siccome l’inquinamento è prodotto dagli altiforni la città ne trarrà beneficio.

Naturalmente siccome chi amministra l’Ilva non è sprovveduto, prima di arrivare alla crisi produttiva, stiamo pur certi che farà queste proposte disinteressate: "Mi rendo conto che occorre venire incontro alle esigenze ambientali della città (finalmente) per cui propongo di trasformare la produzione di acciaio dal processo con gli altiforni al processo elettrico, partendo dai rottami di acciaio e ritrasformandolo in nuovo acciaio con i forni elettrici che non inquinano. Per fare questo ho bisogno di nuovi investimenti per cui (e ti pareva) il Governo deve venirmi incontro con sovvenzioni e finanziamenti. In questo modo gli esuberi saranno limitati.

Volete scommettere che tra poco verrà avanzata questa ipotesi? E forse Taranto respirerà e dovrà quindi ringraziare i cinesi. Ma subito dopo dovrà pensare all’altro problema, la raffineria. Una cosa per volta.

Ing. Marco D’Andrea

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