E l’Ilva promette a D’Alema: ridurremo la diossina
L’Ilva s’impegna a ridurre in tempi ragionevoli le emissioni di diossina. E’ l’impegno assunto ieri dal vice presidente del gruppo siderurgico, Fabio Riva, nella visita al siderurgico del ministro degli Esteri, Massimo D’Alema. D’Alema, accompagnato dagli stati maggiori del Pd, ha visitato treno nastri 1 e palazzina Laf, soffermandosi poi a parlare con gli operai nella sede del consiglio di fabbrica. Aumento dei salari, stabilizzazione dei precari, pensioni per il lavoro usurante e sicurezza degli impianti, gli argomenti affrontati da D’Alema, che ha poi incontrato anche i lavoratori di Teleperformance e quelli di Alenia. A Teleperformance, D’Alema ha detto: «Abbiamo posto le premesse perchè il lavoro nel call center sia meno precario».
«Spero che nessuno dica che ci facciamo vedere solo in campagna elettorale. Io negli ultimi venti mesi ho fatto il mio lavoro, cioè il Ministro degli Esteri, e dunque mi è rimasto davvero poco tempo per fare altro....». Massimo D’Alema spegne a modo suo, sul nascere, i mugugni legati allo stereotipo del politico che scompare durante la legislatura per poi riapparire nell’imminenza del voto.
Accompagnato dagli stati maggiori del Pd (c’erano il segretario regionale Emiliano col suo vice Mazzarano, poi i dirigenti tarantini, Pentassuglia e Santoro, l’on. Vico, il presidente della Provincia, Florido, il vice presidente del Consiglio regionale,Mineo), D’Alema incontra gli operai Ilva nella fossa dei leoni, la saletta semicircolare del Consiglio di Fabbrica, e non arretra di un palmo difronte ad una platea che chiede risposte concrete in presenza di problemi che sono incisi come marchi a fuoco sui volti stessi delle maestranze: l’ambiente, la sicurezza del lavoro, la salute, gli infortuni.
Traffico di rifiuti e violazioni ambientali, tre imprenditori sono stati rinviati a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare Pompeo Carriere. Si tratta di Alessandro Etrusco, di 57 anni, direttore dello stabilimento tarantino della Sanac (difeso dall’avv. Egidio Albanese), Domenico Donvito, di 36 anni, legale rappresentante delle imprese Sct e Cpm di Faggiano (assistito dagli avvocati Gianluca Pierotti e Maria Grazia Chianura), e Salvatore Iodice, di 60 anni, legale rappresentante della Min srl (assistito dall’avv. Raffaele Sellitti). Si sono costituiti parte civile il Comune di Taranto (tramite l’avv. Gaetano Sorge) e due lavoratori della Sanac (attraverso l’avv. Stefano Sperti). Le tre aziende dell’indotto Ilva furono sottoposte a sequestro preventivo nel marzo del 2007 su richiesta del pubblico ministero Luca Buccheri.
Diversi i campi di imputazione contestati ai tre imprenditori. Iodice ed Etrusco sono chiamati a rispondere di traffico illecito di rifiuti e violazione degli obblighi di comunicazione di tenuta di rifiuti. I due, con le rispettive aziende, secondo gli inquirenti, avrebbero organizzato e diretto una continuata e reiterata attività di trasporto, recupero e successivo illecito riutilizzo di un ingente quantitativo di rifiuti in assenza dei titoli abilitativi e dei prescritti formulari.
Iodice risponde anche di gestione dei rifiuti non autorizzata e sversamento sul suolo di Faggiano dei reflui rinvenienti dalle lavorazioni effettuate dalla Min. Nel 2006 i finanzieri fermarono per un controllo un mezzo pesante della Min diretto allo stabilimento della Sanac. Sull'autocarro furono trovati rottami di mattoni refrattari e materiale di colore nero. Secondo gli inquirenti, la Min riceveva in conto lavorazione mattoni refrattari per altiforni dalla Sanac e dopo aver effettuato le lavorazioni, li restituiva nuovamente al mittente con gli scarti. Il processo inizierà il 5 maggio prossimo (G.Riz.)
«Questa fabbrica - dice - è un punto di riferimento nel mercato mondiale dell’acciaio, dove la domanda cresce continuamente e dove c’è una forte esigenza di qualità. Nella storia di Taranto lo stabilimento siderurgico ha avuto un ruolo fondamentale, ha formato una classe operaia che ha avuto un peso, ha fatto di Taranto una città con una forte e democratica coscienza operaia». Entrando nel vivo dei problemi, D’Alema si muove seguendo tre direttrici: la dignità del lavoro e dei salari, la riforma pensionistica, la sicurezza sui luoghi del lavoro.
Per tutti e tre gli argomenti il vice premier ha potuto solidamente e con dati alla mano argomentare l’impegno profuso dal Governo uscente, auspicando che le strade già tracciate vengano portate a compimento dal futuro esecutivo, qualunque esso sia. «La dignità del lavoro e quella delle retribuzioni - ha detto D’Alema - è un punto essenziale. Il Governo ha avviato un’iniziativa incisiva per la lotta all’evasione fiscale, producendo risultati notevoli e recuperando svariati miliardi di euro da destinare all’alleggerimento della pressione fiscale sui salari. Questa è una cosa importante che il prossimo Governo dovrà e potrà fare, perché le risorse sono già disponibili e la norma è già scritta nella Finanziaria.
Un altro punto forte dell’azione del Governo è stato quello della riduzione della precarietà del lavoro, introducendo incentivi forti per il lavoro stabile e disincentivi per quello precario. L’accordo con le parti sociali c’è già, ed è stato anche creato un fondo per le pensioni dei lavoratori precari e discontinui. Su questa strada bisogna continuare, perché la precarietà non aiuta la qualità del lavoro».
D’Alema s’è poi riferito ai problemi previdenziali: «Noi non abbiamo in programma di mettere mano al sistema pensionistico. Altri volevano tornare alla legge Maroni: c'è chi la verità la dice per sbaglio e quando la pensa dice le bugie. Noi abbiamo fatto un accordo con i sindacati che prevede il superamento dello scalone e l’aumento della pensione minima.
Ora va fatto un decreto per i lavori usuranti perchè meritano un trattamento diverso. Chi lavora a contatto con l’acciaio e a temperature altissime per tanti anni, o nell’edilizia, si trova in una condizione particolare che non può essere equiparata ad altre». Infine, la sicurezza sul lavoro. Anche qui il bilancio delle cose fatte è lusinghiero. «Nell’a gosto 2007 è stata approvata una legge importante con l’assunzione di altri 1600 ispettori del lavoro e il rafforzamento dei poteri di controllo dei rappresentanti dei lavoratori, ma è essenziale la formazione dei lavoratori e il rispetto delle norme.
La legge che abbiamo introdotto prevede la formazione nelle scuole e nelle università con leggi severe per le aziende che non rispettano le regole, comprese le sanzioni penali. Per questo abbiamo avuto delle frizioni con Confindustria, ma siamo riusciti a far comprendere che la prevenzione è essenziale per ridurre drasticamente gli infortuni sui luoghi di lavoro».
D’Alema insiste. C’è una questione meridionale, mai tramontata ad onta dei leghismi e del revanscismo da profondo Nord. Sul palco all’aperto del call center di Teleperformance, il vicepresidente del Consiglio brandisce il Sud quasi come una spada: «Mi spaventa una campagna elettorale in cui si parla tanto di Nord. Certo - sottolinea il ministro degli Esteri - al Nord ci sono i problemi delle infrastrutture, ma non si può trascurare il Mezzogiorno.
Il Sud è questione importante del Paese. Soprattutto perché la maggioranza dei giovani che non hanno lavoro o che sono precari viene dal Sud, vive qui. Ed è qui che si decide il futuro del paese perché è al Sud che ci sono le grandi risorse del Paese, prima tra tutte la risorsa umana, le intelligenze, i giovani».
Un discorso ispirato quello di D’Alema che ha risposto alle sollecitazioni venute dai lavoratori di Teleperformance, duemila tra ragazzi e ragazze al 90 per cento inquadrati con contratto a tempo indeterminato. Per il 10 per cento di loro si attende la stabilizzazione entro il 30 aprile. «Non è facile, per un precario, trovare una miliardaria da sposare», ha dichiarato Alessandro Ladiana, giovane responsabile del progetto Seat in seno a Teleperformance.
Ladiana, parafrasando la battuta di Berlusconi, ha portato il saluto dei lavoratori dopo l’intervento del presidente ed amministratore delegato di Teleperformance, Lucio Apolloni Ghetti. «Le assunzioni a tempo indeterminato nel 2006 - ha spiegato Ladiana - hanno generato entusiasmo nei giovani». Ma questo entusiasmo rischia di venir meno se non ci sarà la stabilizzazione di tutti i lavoratori: «Guadagnare due o tre euro all’ora è un insulto alla dignità», ha chiosato il rappresentante dei lavoratori.
Rispondendo, il ministro D’Alema si è detto sicuro che «chi ha un lavoro incerto non è in grado di costruire una prospettiva di vita ed anche le prestazioni lavorative, con la precarietà, diventano inferiori. Bisogna rispettare il lavoro, la sicurezza dei lavoratori, le prospettive pensionistiche. Questi devono essere obiettivi prioritari del governo. Negli ultimi anni - ha spiegato D’Alema - sono cresciuti redditi e profitti, ma sono anche cresciute le distanze economiche, che ora bisogna ridurre. E’ stata l’azione del governo - ha ricordato il ministro degli Esteri - a stabilizzare il lavoro precario di tanti giovani. Ora questa azione deve essere completata. Nello stesso tempo bisogna esercitare i controlli e rispettare le leggi.
Ci sono ancora molti diritti da conquistare e questo deve avvenire di pari passo alla crescita di realtà produttive importanti come quelle di Taranto, città del Mezzogiorno che offre servizi avanzati, un importante scalo portuale, ed ha prospettive di sviluppo importanti».
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