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Taranto-Ambiente-Industria, un patto anti-veleni

Regione e ministero dell'Ambiente promettono in cambio autorizzazioni più rapide. Firma di Ilva e altre aziende: meno inquinanti nell'aria. Un patto con Cementir, Edison, Eni, Enipower, Ilva e Sanac che, nelle intenzioni, produrrà benefici sia per i tarantini che per i gruppi industriali. Per verificare lo stato d'avanzamento dell'accordo è stata prevista la costituzione di un Comitato di coordinamento al ministero dell'ambiente, che svolgerà attività di supporto tecnico.
12 aprile 2008
Vito Fatiguso
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Nichi Vendola, Presidente della Regione Puglia BARI — Veleni a Taranto: firmato l'accordo di programma tra ministero dell'Ambiente, Regione Puglia, enti locali e grandi imprese. Un patto con Cementir, Edison, Eni, Enipower, Ilva e Sanac che, nelle intenzioni, produrrà benefici sia per i tarantini che per i gruppi industriali. La Regione si impegna a rilasciare le autorizzazioni richieste dalle aziende in un periodo massimo di 300 giorni mentre le imprese dovranno limitare le emissioni di veleni.

Le autorizzazioni integrate ambientali (Aia), previste dall'accordo, conterranno le misure monitorare e controllare gli adeguamenti impiantistici già avviati dalle aziende. Esse avranno 30 giorni di tempo dalla data di stipula dell'accordo per presentare il crono-programma contenente l'indicazione degli interventi previsti per adeguare gli impianti alle migliori tecniche disponibili. E' il primo accordo del genere in Italia.

BARI — Due settimane fa la lettera aperta, scritta dal governatore Nichi Vendola, diretta a sollecitare un'intesa per ridurre le emissioni di gas nocivi nell'atmosfera di Taranto (in particolare diossina e polveri sottili). Ieri la firma dell'accordo di programma tra ministero dell'Ambiente, Regione Puglia, enti locali e imprese: Cementir, Edison, Eni, Enipower, Ilva e Sanac. Un patto che, nelle intenzioni, produrrà benefici sia per i cittadini jonici che per i gruppi industriali interessati.

Infatti, nel testo firmato nella sede del Consiglio regionale (il documento portato al tavolo è stato aggiornato in fretta e furia dato che erano state omesse delle modifiche apposte dall'assessore regionale all'Ambiente, Michele Losappio) si parla di intesa finalizzata alla valutazione unitaria per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale (Aia). Ovvero con dei limiti d'emissione più stringenti rispetto all'analisi caso per caso. Ma allo stesso tempo, le istituzioni si impegnano a rilasciare l'autorizzazione in massimo 300 giorni.
Il via libera

Tuttavia, è bene ricordare che per ottenere l'Aia bisogna soddisfare il criterio della Bat, ovvero le «migliori tecniche disponibili» per evitare oppure - ove ciò si riveli impossibile - ridurre in modo generale le emissioni e l'impatto sull'ambiente nel suo complesso. Il calcolo dei 300 giorni, com'è ovvio, dipenderà comunque dal rispetto di tali parametri. «È il primo accordo di questa portata - ha detto Alfonso Perocaro Scanio, ministro dell'Ambiente - che viene definito in Italia. I risultati saranno positivi, quindi è giusto farlo diventare un modello anche per le altre aree di rischio del Paese. Per Taranto sono stati stanziati due milioni a favore del verde pubblico e stiamo lavorando per attivare verifiche sulla qualità salute ».

Per verificare lo stato d'avanzamento dell'accordo è stata prevista la costituzione di un Comitato di coordinamento al ministero dell'ambiente, che svolgerà attività di supporto tecnico. «È tempo di costruire la pace tra lavoro e tutela dell'ambiente - ha aggiunto Vendola - e per questo abbiamo chiesto alle classi dirigenti di mostrare il massimo di responsabilità. Taranto e Statte sono state martoriate dall'inquinamento.

Ora, invece, si è recuperata una prospettiva per coniugare sviluppo e occupazione con l'abbattimento delle emissioni dei grandi impianti». «Dopo sette anni di discussioni improduttive - ha sostenuto Sandro Frisullo, assessore regionale allo Sviluppo economico - siamo riusciti a ottenere il massimo risultato possibile. Ci siamo mossi anche su Brindisi con 140 milioni per la bonifica dei siti inquinati». Soddisfatto anche Losappio: «Potremo rispondere agli allarmi della gente - ha commentato - e prevenirli. Ci saranno studi scientifici necessari a sostenere la nostra azione ».

Le opinioni

Un altro punto dell'accordo prevede un meccanismo di sostegno degli organismi competenti in materia con metodologie e strumenti coordinati, per condividere tutti i dati storico-conoscitivi del territorio e dell'ambiente. Infine, le aziende dovranno presentare entro trenta giorni un cornoprogramma degli interventi. «Siamo soddisfatti - ha chiarito Girolamo Archinà, dirigente dell'Ilva - perché l'intesa prosegue su un percorso già intrapreso. Sinora abbiamo investito 300 milioni per l'adeguamento degli impianti: per il biennio 2008-09 prevediamo di investire altri 500 milioni». «Avrei preferito - ha concluso Luciano Mineo, vicepresidente del Consiglio regionale una sottoscrizione meno frettolosa, da realizzarsi dopo le elezioni, e, soprattutto, con un maggiore coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e ambientaliste. Tuttavia, l'accordo è positivo».

tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno

«Con l’accordo siglato compiamo notevoli passi avanti. Non si tratterà di monitorare le singole aziende, ma l’attività industriale nel suo complesso per puntare ad una riduzione complessiva delle emissioni». Così il direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, valuta la firma all’Accordo di programma sottoscritto ieri tra ministero dell’Ambiente, Regione Puglia, Enti Locali con le più grosse aziende presenti nell’area industriale di Taranto, accordo finalizzato al rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia).

Assennato marca il vantaggio più evidente: «Potremo avere - dice - una valutazione complessiva dei progressi che potranno essere raggiunti nel campo delle emissioni inquinanti in seguito all’adozione delle migliori tecnologie che saranno adottate». Quello che cambia rispetto a prima, infatti, è il carattere vincolante dell’Aia. Prescrizioni e tempistica dovranno essere rispettate per legge.

Le prossime tappe? «Intanto, occorre ottenere altre firme - dice Assennato - e poi dovrà essere istituito il Comitato di coordinamento». «Ci auguriamo che la cosa vada avanti. Sono molto ottimista».

Per il Comune di Taranto, ad aver apposto la firma all’Accordo è anche l’assessore all’Ambiente, Sebastiano Romeo. «A noi interessava particolarmente l’articolo 6 - dice Romeo -. Cioè l’ampliamento della possibilità di indagine per integrare ulteriormente le informazioni ed i dati a disposizione. Il Comitato di coordinamento, infatti, potrà fare ricorso a studi specifici e mirati per un completamento del quadro conoscitivo ambientale.

E’ la prima volta che un Accordo di programma riguarda tutti gli enti e le industrie più grosse. Le emissioni di diossina, e non solo, vanno considerate come discorso sommatorio. Questa città - aggiunge - purtroppo ha ricevuto due dissesti: uno economico, dal quale ne stiamo uscendo, ed uno ecologico ambientale. E’ significativo che anche le industrie si siano rese conto che ora, dopo un periodo in cui la città ha subito il ricatto occupazionale, la coscienza ecologica stia venendo fuori.

Tutti stanno recependo che occorre poter lavorare bene per ottenere un ambiente pulito». Certo, ora, per dare seguito ai prossimi passaggi, anche per l’assessore all’Ambiente, occorre insediare il Comitato di coordinamento. Comitato che, istituito presso il ministero dell’Ambiente, svolgerà supporto tecnico per le autorità competenti. Nell’ambito di tale Comitato - chiedono gli ambientalisti di Peacelink - «vengano nominati esperti competenti, impegnati con il cuore e con la mente nella stesura di una dettagliato programma di prescrizioni vincolanti finalizzate alla riduzione dell’inquinamento.

Ad esempio, dovrà essere stabilito un campionamento in continuo della diossina nel camino E312 dell’llva e un monitoraggio costante dei fumi attraverso le più avanzate ed efficaci tecnologie. Si dovranno fissare dei tetti massimi annuali di emissioni e una riduzione della produzione nel caso tali tetti dovessero essere superati. Non potremo tollerare che nell’Aia tutti gli inquinanti della produzione a caldo rifiutata a Genova possano essere “trasferiti” a Taranto».

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