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Morti Bianche: Vendola scrive al Presidente Berlusconi

“Le debbo segnalare che a mio giudizio le iniziative annunciate dal Ministro del Lavoro on. Sacconi - mi riferisco al programma esposto nell’audizione alla XI Commissione della Camera lo scorso 10 giugno - vanno nella direzione sbagliata: l’indebolimento della responsabilita’ dei committenti, poiche’ e’ proprio nella catena degli appalti che si annidano molti infortuni”.
4 luglio 2008
Nichi Vendola (Presidente della Regione Puglia)
Fonte: AGI

Egregio Signor Presidente del Consiglio dei Ministri,

Nichi Vendola, Presidente della Regione Puglia ancora una volta la Puglia ha pagato un prezzo inaccettabile con tre morti sul lavoro in due giorni. Altrettanto è accaduto e continua ad accadere nelle altre Regioni d’Italia.

Il Presidente della Repubblica, nell’esercizio della sua altissima funzione, ha ripetutamente richiamato l’intera collettività nazionale affinché ognuno e ognuna prenda coscienza dell’intollerabilità del fenomeno e per la parte che compete operi per rimuoverne le cause.

Noi sappiamo che le cause sono complesse, intrecciandosi episodi di ignoranza dei rischi connessi allo svolgimento dell’attività produttiva, di ignobile sfruttamento e noncuranza per il valore della vita umana, di cattiva organizzazione del lavoro, con tempi e ritmi insostenibili che favoriscono l’errore umano in nome del profitto.

Sappiamo che se il lavoro dipendente è la principale vittima, non ne è l’unica, poiché proprio in Puglia quest’anno anche artigiani, coltivatori, lavoratori autonomi sono stati vittime, talora insieme ai propri dipendenti, di eventi luttuosi.

Sentiamo, e crediamo che anche Lei debba sentire, tutta l’urgenza di un’opera straordinaria, fattiva e concorde, delle istituzioni pubbliche, in uno con le parti sociali, associazioni datoriali e organizzazioni sindacali, per limitare e per quanto possibile debellare il fenomeno delle morti sul lavoro.
Quest’opera è già avviata.

Ne sono prova il Testo Unico sulla sicurezza (decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81), gli accordi tra Stato e Regioni in tema di formazione alla sicurezza e di Patto per la Salute nei luoghi di lavoro, i protocolli promossi dal Governo Prodi per far operare concordemente le differenti istituzioni preposte nelle situazioni che l’esperienza denunciava come di maggiore pericolo per l’incolumità di chi lavora (tra cui quello stipulato per l’ILVA di Taranto), le misure attuative prese dalle singole Regioni, compresa quella che ho l’onore di presiedere, e per quanto ci riguarda voglio segnalarLe il piano per le assunzioni e il potenziamento dei Servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, dipendenti dalle Aziende Sanitarie Locali.

Ma alla stessa ispirazione si deve ricondurre la forte iniziativa di contrasto al lavoro nero, sede di tanti infortuni anche mortali per il nullo rispetto delle regole che ivi si realizza; iniziativa che ha caratterizzato lo sforzo concorde del legislatore nazionale, di quello regionale – ho l’orgoglio di poter dire che la Puglia ha in questo campo un ruolo di avanguardia – e delle parti sociali negli ultimi due anni.

Le debbo segnalare che a mio giudizio le iniziative annunciate dal Ministro del Lavoro on. Sacconi nelle competenti sedi parlamentari - non mi riferisco alle polemiche mediatiche giornalistiche, che rappresentano purtroppo da tutte le parti una degenerazione frequente della politica attuale, ma al programma esposto nell’audizione alla XI Commissione della Camera dei deputati lo scorso 10 giugno – vanno nella direzione sbagliata.

È ben vero che dovrebbe esistere, come ha ricordato l’on. Sacconi, un diritto fondamentale alla salute e sicurezza. Proprio per questo, l’ipotesi di modifiche al Testo Unico sulla sicurezza del lavoro, una normativa che da troppi anni si attendeva, e che è entrata in vigore appena il 1° maggio scorso, ci appare un segnale sbagliato, al di là della legittimità di critiche e dissensi su qualche punto di essa che anche noi potremmo muovere.

Soprattutto se, come è nelle dichiarate intenzioni del Suo Governo, esse dovessero riguardare l’ammorbidimento delle sanzioni attualmente previste per gli inadempimenti degli obblighi che in via preventiva consentono di cooperare per la creazione di ambienti di lavoro più sicuri.

Né ci pare ipotizzabile che le istituzioni pubbliche facciano un passo indietro, come propone il Ministro Sacconi, sul terreno della salvaguardia della vita, dell’integrità fisica e della personalità morale di chi lavora, per delegare ad altri funzioni naturalmente ed esclusivamente proprie, fossero pure questi altri le istituzioni liberamente create dalle parti sociali.

Ancora, non condividiamo l’indebolimento della responsabilità dei committenti, poiché è proprio nella catena degli appalti che si annidano molti infortuni.
Le ribadisco invece l’urgenza dei provvedimenti attuativi del Testo Unico, già espressa nel documento in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle province autonome il 12 giugno scorso. Ma occorre andare oltre.

Le faccio dunque una proposta che mi pare significativa e che, voglio crederlo, Lei potrà condividere al di là delle opposte concezioni politiche che ci separano: aggiungiamo, aggiunga lo Stato, una posta straordinaria, aggiuntiva al Fondo Sanitario Nazionale, esclusivamente dedicata ai Servizi di Prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, ed esoneri le assunzioni compiute con questi fondi dai limiti numerici e finanziari vigenti e da quelli che il Suo Governo ha già annunciato, per bocca del Ministro Brunetta, con l’obiettivo di aumentare del 50% i controlli attualmente previsti (verifiche ispettive almeno nel 5% delle unità locali, 250.000 interventi ispettivi all’anno in Italia).

Le Regioni – sicuramente la mia – possono fare la loro parte stanziando altrettanto per un piano straordinario di formazione alla sicurezza, che coinvolga, in generale ma con particolare attenzione ai rischi specifici (quanti altri morti dentro cisterne dovremo vedere?), sia i lavoratori dipendenti – in primo luogo valorizzando le funzioni dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) - sia i datori di lavoro, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese.

Non faccia cadere nel vuoto questo appello che pubblicamente Le rivolgo.
Diamo un segno di rispetto alle famiglie delle vittime, a chi ha visto così crudelmente strappata la propria vita. Facciamo sì che i lavoratori e lavoratrici sentano la fattiva partecipazione delle istituzioni pubbliche alla tragedia che con insopportabile ricorrenza li colpisce.

Attendo la Sua risposta.
La Puglia farà in ogni caso tutto quel che è nelle sue possibilità.

Nichi Vendola

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