PeaceLink sfida ILVA ad un confronto pubblico
Nella seconda metà di questo luglio torrido c’è stata la “svolta epocale” nel rapporto tra la Regione Puglia e l’Ilva di Taranto: prima l’accorata richiesta del Presidente Vendola al Presidente Berlusconi per abbattere l’abnorme limite italiano per l’emissione della diossina che sta avvelenando il territorio tarantino; poi la lettera, alle Istituzioni nazionali e territoriali interessate, dell’Assessorato all’ecologia della Regione Puglia, firmata dall’Assessore Prof. Michele Losappio e dal Dirigente del settore ing. Antonello Antonicelli, sulle “criticità ambientali dell’area industriale di Taranto e Statte”.
L’associazione Peacelink di Taranto esprime ai protagonisti della svolta e a quanti vi hanno concorso il sincero apprezzamento per il lavoro svolto e per le severe censure formulate nei confronti del programma presentato da Ilva per la riduzione delle emissioni inquinanti dello stabilimento siderurgico di Taranto.
I documenti in questione valorizzano in pieno l’ “Analisi dei dati conoscitivi ambientali disponibili”, redatta da ARPA Puglia a richiesta del Ministero dell’ambiente ed inviata al Ministero, alla Regione Puglia e agli Enti locali interessati. La “Relazione di sintesi”, 65 pagine disponibili sul sito di ARPA Puglia, è una rigorosa e documentata descrizione di “una situazione fortemente degradata dal punto di vista ambientale e sanitario”.
Il prof. Giorgio Assennato, Direttore Generale di ARPA Puglia, presentando la relazione al Ministero, ha indicato 8 “necessità” che riguardano:
1° i limiti per le emissioni dagli impianti industriali contenenti sostanze cancerogene e bioaccumulabili;
2° il limite europeo per l’emissione della diossina dall’impianto di agglomerazione;
3° la produzione delle cokerie;
4° la valutazione degli adeguamenti impiantistici previsti;
5° la riduzione dell’utilizzazione delle acque;
6° l’adeguamento dei recapiti finali e delle reti di smaltimento delle acque industriali;
7° l’aggiornamento del risk analysis dell’attuale assetto impiantistico dell’area industriale di Taranto;
8° l’uso “razionale” dell’energia per l’intero complesso industriale tarantino. Tali 8 “necessità”, non più rinviabili, vanno messe in atto in forza dell’art. 8 del D. Lgs. 59/2005.
Alla luce di questi fatti, non crediamo che ci potrà essere qualcuno che ardirà rilasciare Autorizzazioni Integrate Ambientali senza che siano stati soddisfatti: la richiesta del Presidente Vendola, i vincoli dell’Assessore Losappio e del Dirigente Antonicelli e le “necessità” del prof. Assennato.
Ricordiamo con un pizzico di orgoglio che gli ambientalisti di Taranto ad agosto del 2007 iniziarono la battaglia sull’Autorizzazione Integrata Ambientale, sull’applicazione del “comma 20” dell’art. 5 del D. Lgs. 59/2005 (che ha portato alla stipula dell’Accordo di Programma del 11/4/2008) e sull’inadeguatezza del piano presentato da Ilva per la riduzione delle emissioni inquinanti.
A distanza di un anno, di fatto l’Ilva ha ripresentato quel programma, addirittura peggiorato, ed ancora oggi sostiene che “ha in essere impegnativi progetti ambientali per quasi 500 milioni di euro, frutto delle intese raggiunte anche attraverso la sottoscrizione dell’accordo di programma firmato quest’anno dal Ministero dell’ambiente, dalla Regione e dalle altre Istituzioni”.
Noi ripetiamo ancora una volta che il piano di adeguamenti impiantistici per ridurre le emissioni inquinanti presentato a febbraio 2007 ed aggiornato a giugno 2008 e la cifra di quasi 500 milioni per impegnativi progetti ambientali sono una presa in giro. Sfidiamo l’Ilva ad un confronto pubblico su quei dati romanzeschi, organizzato dal Corriere del Giorno, con arbitro il Prefetto di Taranto ed alla presenza dei Sindaci di Taranto e Statte.
Auspichiamo anche la presenza del Presidente della Provincia di Taranto che avrà modo di rendersi conto di quanto poco ha fatto finora l’Ilva (ad es. la tecnologia dell’urea è vecchia di anni e l’Ilva l’ha messa in campo solo oggi con un esperimento durato pochi giorni) e di quanti pochi quattrini ha speso in realtà per attività finalizzate alla riduzione delle emissioni.
Con l’occasione, converrà con noi che, sulle questioni ambientali è più utile che, per il bene della collettività, a capo dell’ARPA ci sia uno scienziato preparato e rigoroso mentre l’ “approccio riformista di chi vuole risolvere i problemi” resti una peculiarità di gestori ed amministratori.
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