Taranto Sociale

Lista Taranto

Archivio pubblico

Regione e sindacato: strada sbagliata

Losappio e l'opposizione: è meglio la lotta all'inquinamento. L'assessore all'Ecologia: «Rendere lo stabilimento compatibile con la salute e il territorio». Forte (Cgil): «Taranto non esiste senza l'Ilva»
5 ottobre 2008
Francesco Strippoli
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

- BARI — Tutti freddi, freddissimi, sull'opportunità di sottoporre a referendum consultivo l'esistenza del Siderurgico. Vale per il centrodestra, per il centrosinistra e per il sindacato. L'unica voce che non si ode è quella dell'azienda che preferisce non commentare la sentenza del Tar.

L'assessore regionale all'Ecologia, Michele Losappio, non demonizza lo strumento referendario. Ma rimarca l'opzione scelta dalla Regione per «rendere lo stabilimento compatibile con la salute e il territorio»: è l'accordo di programma, «l'unica strada che consente di allargare lo sguardo su altri impianti». Come dire, che l'Ilva non è responsabile da sola dei livelli di inquinamento della città. «Il referendum - dice l'assessore - difficilmente rientra nelle pratiche istituzionali. Del resto: se per ipotesi i tarantini si esprimessero a maggioranza a favore del Siderurgico, comunque resterebbe la necessità di renderlo compatibile con l'ambiente.

A partire dalla vicenda delle diossine». E, viceversa, se la consultazione decretasse «la dismissione dell'Ilva, a quel punto le amministrazioni e i ministeri interessati dovrebbero operare per evitare uno shock occupazionale» che quel territorio non si può consentire. Naturalmente, ragiona Losappio, «è auspicabile che Ilva valuti anche questo segnale ». E cioè che l'azienda rifletta sulla necessità di intervenire «in tempi rapidi » per i processi di ambientalizzazione.

Dall'opposizione, il consigliere regionale Nicola Tagliente (Fi), esprime considerazioni non molto lontane, con un linguaggio un po' più spiccio. «Chiudere lo stabilimento e mantenere i livelli occupazionali? A me - dice sembra una boutade. E quali sarebbero le alternative per le migliaia di dipendenti diretti e dell'indotto? L'Eni oppure la Cementir, che inquinano ugualmente? O forse il turismo, che ha dimensioni microscopiche? Il porto per ora rimane solo una speranza. E allora la verità è che non abbiamo alternative all'Ilva: un mostro da tenere sotto monitoraggio». A controllarlo ci provano «i due accordi di programma stipulati prima da Fitto e poi da Vendola».

Ma gli enti locali, ingiunge Tagliente, «non devono soggiacere nel rapporto con l'azienda, come è avvenuto e come sta avvenendo». Quanto al quesito referendario, l'esponente forzista fa intendere di essere per il no («a titolo personale») almeno per la parte che riguarda la soppressione completa dello stabilimento. Per l'eliminazione della sola area a caldo dice che «teoricamente è una questione che potrebbe essere affrontata. A Genova è stata eliminata, ma perché l'insediamento tarantino sopperiva alle esigenze produttive».

Non la pensa alla stessa maniera Gianni Forte (per sette anni segreterio della Cgil tarantina, candidato alla leadership regionale). «Il Siderurgico spiega - è nato per essere a ciclo integrale: tagliare l'area a caldo, equivarrebbe a decretare la fine dello stabilimento». Le domande referendarie, per Forte, «giungono a conclusioni drastiche e non aiutano a perseguire gli obiettivi fissati nel 2001 per rendere compatibile la fabbrica con l'ambiente».

La chiusura, invece, «sarebbe un salto nel buio, visto che Taranto dipende dall'Ilva». Del resto, «trovare un'alternativa occupazionale ai 13.500 dipendenti diretti, ai 4.500 dell'appalto e alle migliaia dell'indotto non è facile». L'alternativa? «Continuare ad operare per migliorare la situazione ambientale ». Forte conclude con una domanda non peregrina: «E se nel referendum prevalesse il sì allo stabilimento? Non sarebbe un rafforzamento dell'Ilva e un pretesto in più per rallentare sulla strada del risanamento»?

Articoli correlati

  • ILVA, continua la nostra lotta per l'ambiente e la salute pubblica
    PeaceLink
    Lettera ai sostenitori di PeaceLink

    ILVA, continua la nostra lotta per l'ambiente e la salute pubblica

    L’annullamento della sentenza di primo grado rappresenta un passo indietro, causato da questioni procedurali. Ma non equivale a un'assoluzione. La realtà dell’inquinamento dell’ILVA rimane comunque acquisita e il GIP di Potenza Ida Iura ha infatti emesso un nuovo decreto di sequestro degli impianti.
    29 ottobre 2024 - Associazione PeaceLink
  • Lettera di ottobre agli amici di PeaceLink
    PeaceLink
    Ottobre 2024

    Lettera di ottobre agli amici di PeaceLink

    Vogliamo porre al centro il tema del diritto alla felicità. È un tema che dovrebbe toccare ciascuno di noi, invitandoci a immaginare insieme una società futura che combatta la solitudine, che superi la rassegnazione individuale e che riaffermi il principio di speranza e felicità condivisa.
    29 ottobre 2024 - Alessandro Marescotti
  • La buffa cerimonia del ministro Urso
    Ecologia
    La riattivazione dell'altoforno 1 dell'ILVA di Taranto

    La buffa cerimonia del ministro Urso

    Si potrebbe paragonare l'inaugurazione di oggi all'assurdità di una cerimonia in cui la FIAT mettesse in piedi un evento per presentare con orgoglio una Fiat 1100 malconcia di sessant'anni fa, invece di un'auto elettrica moderna e all'avanguardia.
    15 ottobre 2024 - Alessandro Marescotti
  • Un futuro da costruire insieme a Taranto, la riconversione
    Taranto Sociale
    L'inquinamento dell'ILVA va oltre il cambiamento climatico

    Un futuro da costruire insieme a Taranto, la riconversione

    Al termine del corteo dei Friday For Future di Taranto, Roberto ha letto questo testo che esprime le sue preoccupazioni e le sue speranze e che si conclude così: "Uniti possiamo far sentire la nostra voce e costruire un futuro migliore per noi e per le generazioni a venire."
    11 ottobre 2024
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.25 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)