Città fantasma se chiudesse l'ILVA
Eppure l’Ilva non è solo questo. Rappresenta il 21% delle esportazioni regionali, dà lavoro a 13mila dipendenti e contribuisce in maniera sostanziale al sostegno economico pugliese. Certo, l’Ilva inquina, come lo fanno anche le altre industrie locali, prima fra tutte la raffineria. Ma perchè chiudere definitivamente e perdere così lavoro e danaro per i dipendenti e per tutto l’indotto?
Taranto sta soffrendo una grave crisi. Le strutture militari si sono drasticamente ridimensionate. L’arsenale probabilmente verrà dimesso. Il turismo è completamente assente. Il Comune è fallito. Ci resta l’industria. Eliminiamola e trasformeremo Taranto in una città fantasma. Utile, forse, solo come set cinematografico.
Basta arrendersi. Arrendersi senza nulla fare per incrementare il turismo, per inserire Taranto nelle mete dei grandi tour operator, per incentivare un reale rilancio economico e strutturale. Basta arrendersi anche difronte alla giustizia. Poichè questo significa proporre la chiusura dell’Ilva. Non si riescono (o non si vogliono) far rispettare le norme che esistono a tutela della salute, quindi è meglio distruggere tutto.
Taranto, in questo modo, si comporta come il contadino che ara il proprio campo con un trattore che fa molto fumo. Invece di aggiustarlo preferisce demolirlo, senza pensare a come farà da solo a lavorare i campi. Bisogna ammettere che aver proposto la chiusura dell’Ilva e aver ottenuto il via libera per un referendum è una grande vittoria politica che certamente porterà i suoi frutti alle prossime elezioni. Ma non serve questo per la città di Taranto. Serve il rispetto della legge e della legalità a tutti i livelli. Una rinnovata etica nella politica, nell’amministrazione e nell’economia per mantenere viva la città.
Una vacca morta produce molta carne per pochi giorni, una vacca viva produce per anni latte e formaggi.
Articoli correlati
- L'ISS ha sollevato puntuali obiezioni sulla metodologia adottata per la VIS
E’ stato sottostimato l’impatto sanitario dell'ILVA
Acciaierie d'Italia aveva commissionato uno studio per valutare l'impatto sanitario in uno scenario di 6 e di 8 milioni di tonnellate di acciaio annue sostenendo che grazie all'adozione delle migliori tecnologie le emissioni "post operam" sarebbero rientrate sotto la soglia di rischio.28 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti - Ha raccontato l'Ilva dal punto di vista delle vittime
Domenico Iannacone a Taranto: la vita che si fa racconto
Le storie non esistono se non vengono raccontate. Questo è il cuore del suo lavoro: portare alla luce le esistenze sommerse, le lotte quotidiane, i dolori nascosti ma condivisi. Ha la capacità di entrare in punta di piedi nelle vite degli altri e di restituirle con rispetto e profondità.27 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti - L'unguento che lenisce le affezioni delle vie respiratorie con un tocco di polveri sottili e benzene
Il balsamo d’acciaio che tutela l’ambiente
I 400 milioni che erano destinati alla tutela ambientale e alla bonifica delle aree contaminate vengono dirottati per sostenere la produzione dell’ILVA. Il DDL 1359 evidenzia che "il rischio chiusura dello stabilimento sia quello più rilevante e significativo anche dal punto di vista ambientale".13 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti - Trasferiti fondi dalle bonifiche ambientali alla produzione di acciaio ILVA
Grazie Meloni!
Da Vicks VapoRub a ILVA VapoRub, il nuovo unguento per uso inalatorio è pronto per tutti i bambini di Taranto. Il governo stanzia 400 milioni per questo trattamento balsamico nelle affezioni delle vie respiratorie. La motivazione è che chiudere l'ILVA provocherebbe un "rilevante rischio ambientale".12 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti
Sociale.network