Scontro tra ARPA Puglia e Ministero dell'Ambiente su Taranto ?
"Nell'aprile 2008 il Ministero dell'Ambiente sottoscrive un Accordo di Programma per l'Area Industriale di Taranto e Statte che prevede una valutazione delle procedure di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) del complesso siderurgico ILVA, della raffineria ENI, del Cementificio Cementir, dell'azienda SANAC e dell'inceneritore RSU di Taranto (non c'è anche enipower?).
A giugno scorso lo stesso Ministero richiede ai soggetti coinvolti di produrre tutta la documentazione ritenuta utile a rappresentare la situazione ambientale e sanitaria. A seguito di questa richiesta l'ARPA Puglia presenta i dati di rilevazione del 2005 relative a valori di alcuni cancerogeni e dai quali risulta che nel quartiere Tamburi i livelli misurati di BENZOPIRENE sono superiori al limite di legge e sono da 3 a 10 volte maggiori di quelli registrati in altre zone della città, mentre i livelli misurati di IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICI sono da 2 a 8 volte quelli osservati in altre zone più lontane. L'Arpa Puglia conclude quindi che "in tutti i casi le concentrazioni di IPA e Benzopirene presenti nel quartiere Tamburi sono quelli più alti misurati nell'area di Taranto".
Sulla base di questi dati, peraltro confermati da analoghi risultati – ancorché meno gravi – rilevati da altre ARPA in simili situazioni industriali (Piombino, Trieste, Genova), l'ARPA Puglia propone che si applichi a Taranto quanto previsto dalla normativa vigente e cioè "misure più rigorose di quelle ottenibili con le migliori tecniche disponibili al fine di assicurare in tale area il rispetto delle norme di qualità ambientale".
A questi dati e a questa proposta la Direzione Generale della Salvaguardia Ambientale del Ministero dell'Ambiente risponde che la proposta non è accettabile perché "le campagne (di rilevazione ndr) effettuate non possono essere ritenute valide ai fini dell'individuazione di specifiche criticità ambientali e quindi della possibilità di imporre limiti più restrittivi rispetto a quelli definiti dalle norme o raggiungibili con le migliori tecniche disponibili". E ciò perché le campagne di rilevazione utilizzate dall'ARPA non erano state eseguite secondo le modalità prescritte da una legge alle stesse successiva (2007).
In sostanza il Ministero dice: i dati prodotti saranno pure gravi e fuori norma ma poiché c'è una legge successiva a quei rilevamenti che illustra come si devono fare le rilevazioni, quei dati non possono essere usati per adottare cautele maggiori a protezione della già martoriata popolazione di Taranto.
L'ARPA risponde al Ministero sostenendo che la sua proposta risponde alla richiesta ministeriale di rappresentare lo stato di criticità ambientale ed informa del confronto in atto con il Governo l'associazione dell'agenzie regionali per l'ambiente e le altre ARPA italiane con una lettera pubblicata sul suo sito.
Sul suo sito inoltre l'ARPA Puglia, su richiesta dell'associazione Peacelink, pubblica tutte le relazioni del progetto finalizzato del Ministero della Salute svolto nel 2002 che aiuta a comprendere meglio la gravità della situazione ambientale tarantina.
Alcuni ricercatori italiani appartenenti ad istituti del CNR di Lecce e Bologna e dell'Università di Bari inviano al direttore generale dell'ARPA Puglia, Prof Giorgio Assennato, una lettera di solidarietà in cui affermano "Siamo stupiti per la censura da voi ricevuta in merito all'impegno nel programma di stesura delle AIA per l'area industriale di Statte e Taranto. E' evidente che hanno fatto comodo gli "storici ritardi" nella realizzazione di un'Agenzia di Prevenzione e Protezione dell'Ambiente; ritardi che hanno provocato danni evidenti per la salute delle persone.
«Le ultime notizie risalgono al luglio 2008 quando l’Arpa ha reso noto che il livello di policlorodibenzodiossine sprigionate dal ciclo di produzione dell’impianto è di 420 volte superiore ai limiti consentiti dal Dlg 133/2005 che fissa il tetto massimo a 0,1 ng/Kg». Nella nota si sottolinea che è da tempo accertata la correlazione tra diossine e patologie di varia natura e gravità: alterazioni del sistema immunitario, del sistema riproduttivo maschile, endometriosi, danni al feto, mortalità prenatale, tumori. Secondo Codici, però, «la situazione nelle zone limitrofe alla Copersalento, nonostante l'evidenza dei fatti, è stata lungamente sottovalutata e l’alta incidenza di morti per cancro ne è una triste prova».
Ne è un esempio il conflitto tra il governo di un Land tedesco e la relativa agenzia di protezione ambientale, proprio a proposito dell'autorizzazione integrata ambientale di una cokeria. Una dettagliata descrizione di questi contrasti è riportata nel recente libro di Bettina Lange, una giurista di Oxford che ha studiato i significati politico-culturali della diversa applicazione dell'IPPC in Gran Bretagna e in Germania. La specificità italiana sta nel fatto che le differenze sono tutte all'interno di una stessa nazione.
Ma invece di apprezzare il lavoro che l'ARPA sta conducendo un giornale locale parla di implicita richiesta di chiusura del siderurgico con conseguente condanna alla povertà di tremila famiglie e ciò sulla base di un passaggio contenuto nella risposta al Ministero in cui l'agenzia pugliese cita il caso di Genova-Cornigliano, dove allo spegnimento della cokeria corrispose un rientro nella norma dei valori dei cancerogeni misurati. Ma si sa, anche l'informazione, come la scienza, non sono imparziali".
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