Fumo di Taranto: una storia pesante…
Autore: Xavier Renou, traduzione curata da Pierangela Fontana
Nel febbraio 2008 i disobbedienti erano andati a sostenere gli abitanti di Fos-Sur-Mer (2) e dei Comuni vicini dalle parti di Berre, in lotta contro l’amico di Sarkozy, Gaudin. Nella sua grande bontà il sindaco di Marsiglia si era detto che, poiché costoro avevano già la fortuna di accumulare 62 siti industriali chimici, petrolchimici, metallurgici, di cui 12 classificati Seveso (rischio di esplosione tossica), perché non rifilargli in più anche della spazzatura? Dopo tutto, quelli respirano già diossine, benzene, diossido di fosforo e ogni sorta di altri deliziosi cocktail chimici dal nome impronunciabile, tranne per i medici cancerologi, ovviamente. Allora uno di più uno di meno, che fa? E poi comunque, un inceneritore all’ultimo grido ha del fascino, top della modernità, ultra high-tech, non inquinante: of course, come no! E che lava bianco più bianco, così tutti quei rifiuti disgustosi che avete gettato nella vostra immondizia ci spariscono per sempre, parola di un sarkozista. E il camino?! Ma noooo, quello è giusto per la decorazione, se no gli uccelli non sanno dove posarsi e fare il loro nido. Commovente, vero?
Noi eravamo andati a dare un’occhiata, per vedere se non ci fosse modo di fare qualcosa.
E’ grave dottore? Ma certo, sicuramente: solo che le autorità si guardano bene dal rendere pubbliche le cifre sul cancro in questa regione. C’è tuttavia di che preoccuparsi. Con un consumo di medicine legate a problemi respiratori e antiallergici, superiore al 40% della media nazionale, e a detta degli attivisti sempre più bambini che soffrono di malformazione, adulti sterili e persone scomparse per cancro. Nel 2005, lo studio d’impatto per il progetto di inceneritore a Fos-Sur-Mer, aveva attestato un tasso di mortalità per cancro ai bronchi e del polmone, o per incidente vascolare/celebrale, di gran lunga superiore rispetto alla media nazionale. Per ottenere le cifre esatte, avevamo occupato la Direzione Regionale degli affari di salute e sociali, i cui dirigenti ci avevano ricevuto, cercando di ripararsi dietro lo scudo di un loro comunicato in cui sostenevano la nostra richiesta, protestando per il fatto che gli si impedisse, a più alto livello, di fare il loro lavoro di monitoraggio sulla salute. Il Prefetto era intervenuto, energicamente, per fare tacere i funzionari e aveva di seguito ordinato alla sua polizia di portarci fuori dall’ufficio. E così, la costruzione dell’inceneritore che ulteriori azioni riuscirono a far ritardare, è oggi terminata, aumentando ancora di un po’ l’inquinamento del territorio più inquinato di Francia.
Circa 15 giorni fa, ho scoperto che questo record di inquinamento è stato ampiamente battuto nel sud d’Italia. A Taranto, la città più inquinata d’Europa, a parte la Romania…In dieci anni 20.000 morti e 20.000 altri sono fuggiti per tentare una vita migliore altrove. Su una popolazione di 200.000 abitanti, è una vera strage. In questa bella regione della Puglia, dove il sole batte forte e nutre la terra fertile e i campi di ulivi e di agrumi che vi abitano si perdono a vista d’occhio, l’agricoltura è proibita per una zona di 25 km attorno a Taranto, talmente i suoli sono contaminati dalle emissioni quotidiane della raffineria, degli inceneritori, ma soprattutto, dalla più grande acciaieria d’Europa. Si chiama ILVA, il mostro freddo del miliardario Riva, riacquistato al governo italiano ad un prezzo irrisorio, che inghiotte i suoi 11mila lavoratori ogni giorno, e fa vivere la maggior parte delle famiglie dei dintorni. E altrettante ne fa morire, d’altronde. Amianto, diossina, monossido di carbonio benzopirene, polvere di minerali… Non si fa mancare nulla ai lavoratori ed agli abitanti della città. Si dice che ogni bambino del quartiere più vicino all’acciaieria, Tamburi, fuma l’equivalente di 800 sigarette per anno, solo respirando l’aria dell’ambiente, anche se rinfrescata dai venti marini.
Nel 2007 alcuni ex lavoratori ed attivisti hanno deciso di battersi per ottenere la chiusura dell’Ilva e hanno formato una piattaforma associativa, Alta marea (che ricoprirà un giorno l’acciaieria) a cui si sono uniti medici ed ecologisti di Greenpeace o WWF. Hanno cominciato a fare informazione, poi hanno manifestato due volte, con più di 20mila persone, per sentirsi promettere favole e meraviglie. Processi giudiziari hanno anche dato loro ragione, ma le pene non sono state mai applicate. Una tradizione locale, apparentemente! Neanche la città, che avrebbe dovuto essere indennizzata dal gruppo Riva per l’inquinamento eccessivo dopo un giudizio penale, non è mai andata a reclamare denaro nonostante sia in bancarotta, un’altra specialità locale, a quanto pare. Alla fine, dopo essersi fatti illudere a più riprese, gli attivisti hanno deciso che è tempo di disobbedire.
E i nostri cammini si sono incrociati. Ma, questa storia, ve la racconterò un’altra volta!
(2) Fos-Sur-Mer è un comune francese situato nel dipartimento delle Bocche del Rodano della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Maggiori informazioni sull'inceneritore si trovano al sito http://contre.incinerateur.free.fr/spip/spip.php
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