Tracima sempre più in Abruzzo la corruzione e il malaffare. Gli arresti di questa mattina, che hanno portato alle dimissioni l'assessore all'Ambiente e alla Protezione Civile Daniela Stati (e all'arresto del padre, già condannato per finanziamento illecito ai partiti con sentenza passata in giudicato, e del compagno), gettano ulteriori ombre sulla gestione pubblica nella nostra Regione.
2 agosto 2010 - Alessio Di Florio
La stampa nazionale si è guardata bene dal pubblicarla
Oggi è il 20 aprile 2009. Per molti Abruzzesi lo sguardo è congelato all'alba del 6 aprile 2009. Io, fisso il mio sull'ennesimo sorriso paterno e rassicurante del nostro Presidente del Consiglio, che campeggia sul paginone centrale de Il Centro, quotidiano locale e che ancora una volta (pure quando un minimo di decenza richiederebbe moderazione), fa sfoggio di capacità ed efficienza facendo grandi promesse nella speranza che si dimentichi il prima possibile (si sa gli italiani hanno memoria molto corta), che fino al 5 aprile nel meraviglioso piano casa che si intendeva varare a imperitura soluzione della crisi economica, di norme antisismiche nemmeno l'ombra.
A Roma il 15 marzo alle 15.00 è cominciato il viaggio della Carovana
per la sicurezza sul lavoro contro la precarietà, un'iniziativa che
attraverserà le città d'Italia colpite da incidenti sul lavoro e
malattie professionali.
Incontro con la stampa a Taranto, in via Pitagora 32 presso ilConvento San Pasquale. Qui vengono condivisi i materiali di informazione per i giornalisti.
Si è parlato di 18 mila lavoratori, un numero inventato che stride con le fonti ufficiali. I dati veri sono ben diversi. Acciaierie d’Italia gestisce lo stabilimento e ha dichiarato 8.178 occupati a Taranto nel 2022. Ma se non si conoscono gli occupati come si possono stimare gli esuberi?
Nel primo turno del 17 agosto scorso, i due candidati di sinistra raccolgono briciole a causa di un vero e proprio suicidio politico del Mas, frammentato a causa di una sempre più inspiegabile guerra senza quartiere tra evismo e arcismo
Lubna mi scrive per la prima volta il 21 settembre 2024. Le sue parole fanno male: «Soffriamo da tanti anni, soprattutto nella Striscia di Gaza, ma quello che accade ora è più di quanto qualsiasi essere umano possa sopportare».
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