a pensarci bene per i ragazzi degli anni 50, i “baby-boomers” come li chiamano in America, la vita non è andata poi così male, visto che hanno evitato di andare in guerra, quella che hanno tanto combattuto con le loro idee. Idee predicate e soprattutto cantate durante la "Rivoluzione dei fiori nei cannoni", quando parlavano di pace, di libertà, di uguaglianza, di parità tra i sessi .…. E poi sono stati una generazione che ha lottato poco per difendere un onesto lavoro.
Peccato che vivendo sempre in una realtà con i conti perennemente in rosso, non abbiano capito in tempo che, prima o poi, si tirano le somme e qualcuno paga sempre.
Il pensiero di Kumarappa è volto a sviluppare una società solidale e largamente autosufficiente, al fine di limitare gli effetti nefasti del capitalismo più sfrenato e impositivo, dell'economia monetaria e della speculazione finanziaria.
Kumarappa, negli studi di economia rifiuta il modello produttivo imposto dal potere centrale che innesta dinamiche e meccanismi produttivi basati sul lavoro alienato dalla produzione in serie e su larga scala, ma, al contrario, sostiene la necessità di realizzare l'autonomia e l'indipendenza delle comunità, privilegiando le attività quotidiane di sostentamento e di produzione realizzate nei piccoli villaggi, per agevolare un'economia di condivisione, dove il commercio sia ridotto all'essenziale, preferendo il baratto e lo scambio in natura, incentivando così stili di vita sostenibili e sobri.
Una tolleranza di facciata consente a governi e a comunità locali di proseguire una guerra verbale tra sordi dominata da pregiudizi, arroganza del potere e interessi privati senza badare ai costi sociali che dovrà pagare una società in cui la morale e la dignità delle persone hanno ceduto il passo ai piccoli interessi immediati dell'economia.
Siamo in tanti ad essere pronti a mandare lettere al Presidente del Consiglio e al Parlamento per gridare la nostra rabbia e protestare per la volontà sempre uguale, dei vari governi che si susseguono, per non cambiare niente dell’antica usanza di far pagare più tasse a chi lavora evitando sempre i sacrifici ai nobili e agli squali.
Su tanti argomenti si parla dei giovani come se non ci fossero. E, invece, esistono, agiscono, operano. Alcuni laboratori in ambito ambientalista ce ne danno prova.
Rosy Battaglia ha dimostrato negli anni una costanza rara, intrecciando inchiesta e attivismo, ricerca della verità e capacità di costruire reti di solidarietà. Il suo lavoro con Cittadini Reattivi continua a dare voce a chi spesso non ne ha
Il Federalist Peace Forum si tiene a Ventotene dal 7 al 10 settembre con una trentina di giovani attivisti provenienti da Israele, Palestina e diversi paesi europei.
Questa puntata del diario di bordo è dedicata a conoscere un po’ i capitani della flottiglia che vengono da molto lontano. Karina viene dal Brasile (San Paolo), ha una figlia di 17 anni, fa l’insegnante ed è venuta qui perché sentiva che doveva fare qualcosa di diretto, di significativo.
“E’ vergognosa l’assenza di iniziative da parte dei governi per fermare il genocidio in Palestina. Non dovrebbe essere la Flotilla a rompere l’illegale assedio israeliano di Gaza, bensì la Marina militare italiana.”
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