Non “Ci piace vincere facile! ” ?
Io non credo che la gente sia pigra e non si voglia svegliare, credo invece che ci sia una maggioranza di persone che ha capito bene chi è che ruba e chi è il derubato e che sia diffuso un senso di responsabilità civile ben più alto di quello dei governanti in Italia e all’estero.
Purtroppo proprio su questo sentimento di amor patrio si basa la forza dei finanzieri che hanno dissestato il mondo con le loro speculazioni e che continuano ad usare i governi “democratici” per proporre, come risposta alle crisi dei bilanci nazionali, delle ricette su fisco e lavoro che scontentano un po’ tutti ma che permettono di mantenere i privilegi a una piccola e prospera oligarchia!
Il problema vero che accomuna tutti coloro che hanno idee chiare su finanza, economia, lavoro e giustizia è che si continua a parlare di questi argomenti solo in ambienti circoscritti, quasi sempre tra le stesse persone che ribadiscono gli stessi concetti condivisi da tutti ma che nessuno riesce a trasformare in una linea politica che li faccia discutere in Parlamento.
Non è vero che a noi non “Ci piace vincere facile! ”. Ci piacerebbe tanto e sarebbe un bene per tutti, ma ci scontriamo sempre contro un muro di gomma che il “potere di chi ha i soldi” ha costruito per manipolare l’opinione pubblica, applicando le semplici regole di marketing e di psicologia delle masse con cui ci vendono anche i pannoloni e gli assorbenti.
In questo momento, per far sentire che siamo in tanti ad essere svegli, io non vedo altro mezzo che cominciare a contarci: In quanti siamo a sostenere le stesse idee?
Cominciamo a indire appelli semplici che chiedano di appoggiare un solo concetto e raccogliere adesioni in tutto il paese, in tutta Europa e poi a presentare il conto ai governi. Ma servono numeri grandi ( che non sono irraggiungibili con internet!) e poi la STAMPA, quella UFFICIALE, dovrà prenderne atto per forza e dovrà confermare che esiste una forte opinione pubblica che pretende risposte su argomenti che potrebbero anche essere contrari agli interessi dei loro stessi editori o protettori.
Non sarebbe niente male se si cominciasse a prendere coscienza che l’economia globale esiste non solo per chi pretende che nel mondo il costo medio del lavoro si abbassi sempre più verso quello pagato nei paesi dove la gente vive di stenti, senza libertà né garanzie sociali.
Non sarebbe niente male se si cominciasse a prendere coscienza che se un bene è prodotto in un paese dove si pagano salari che affamano i lavoratori, il suo prezzo finale in un paese ricco non dovrà essere in concorrenza con un bene simile prodotto da lavoratori dello stesso paese ricco, dove le leggi ormai obbligano a pagare salari dignitosi.
Non sarebbe niente male se si cominciasse a prendere coscienza che anche la democrazia può diventare un bene globale e che per esercitarla non basterà più affidarsi alla fantasia di capipartito votati dal popolo sulla base di un programma generico, che contiene solo titoli e belle parole.
In Parlamento dovranno sedere delle persone che devono rappresentare le idee per cui hanno un mandato chiaro e delimitato da realizzare e dovranno poter consultare i loro elettori per qualsiasi altra decisione non prevista inizialmente nel loro mandato. Per questo dovranno ricevere risposte e autorizzazioni in tempi brevissimi, senza dover ricorrere ad alleanze innaturali o a congiure di palazzo, orchestrate, di solito, da chi dispone di strumenti di persuasione più potenti.
Si potrà certo obiettare che le rivoluzioni sono sempre state promosse da élites nobili e colte perché il popolo difficilmente ha competenza per proporre dotte leggi sui tecnicismi della scienza, della legge e della finanza, ma su sette miliardi di persone, oggi sono in molti a saper leggere e pensare. Almeno pensare con la stessa acutezza e competenza che può esprimere anche la maggior parte degli arricchiti della finanza, anche se frequentano ormai le élites che contano.
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