Una nuova alleanza fra Trono e Altare? Non in mio nome!

Strumentalizzano il crocifisso per ridurre al silenzio e cementare il loro potere. Noi non ci stiamo. Noi sosteniamo la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Difendi anche tu in prima persona la laicità e il pluralismo. Firma anche tu
7 dicembre 2009
Francesca Lacaita

European flags in front of the Council of Europe, Strasbourg

È passato un mese dalla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) sull’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. Una sentenza che ha fatto scuotere la testa a molti. Che male fa un crocifisso sul muro, simbolo di sofferenza, di amore e di sacrificio per l’umanità? Tuttavia gli sviluppi da quella fatidica sentenza sono andati in direzione opposta all’amore, all’umanità, o anche “solo” alla libertà. Un amministratore locale ha parlato di “revocare” la residenza alla famiglia che aveva presentato e vinto il ricorso alla CEDU. In diversi comuni i crocifissi sono stati resi obbligatori negli uffici pubblici, e, in particolare, una preside vicino a Palermo rischia di pagare 500 euro di multa per non avercene uno nel suo ufficio. Un viceministro (Castelli) ha avanzato la proposta di mettere il crocefisso nel Tricolore, e il Ministro degli Esteri (Frattini) l’ha accolta positivamente. Un simbolo religioso, insomma, è stato biecamente strumentalizzato per affermare posizioni egemoniche o di potere, imporre un silente conformismo, e intimidire chi dissente. Indubbiamente con successo: pochissimi hanno sostenuto pubblicamente la sentenza CEDU, le loro opinioni sono state scrollate nell’oblio, il crocifisso è diventato un tabù.

Proprio questi sviluppi ci mostrano invece quanto fosse giusta e lungimirante la sentenza della CEDU, e come la difesa della laicità e del pluralismo sia l’unico modo per progredire nella libertà e nella democrazia, e per costruire un’Europa delle diversità e della convivenza. La polis è di tutti. L’“interpretazione di Stato” dei simboli religiosi, il loro sequestro arbitrario al servizio di un’identità nazionale, o la loro riduzione a una presunta “tradizione” sono incompatibili con l’idea di uno spazio pubblico aperto, plurale e partecipato.

Noi questo spazio pubblico vogliamo difenderlo. E vogliamo difenderlo forte e chiaro. Per questo sosteniamo la sentenza della CEDU. Per questo abbiamo promosso questa mozione. Firma anche tu.

Il testo dell'appello: http://www.peacelink.it/campagne/index.php?id=84&id_topic=56

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