Buon 25 aprile a chi resiste
25 aprile 2017
Commemorazione in piazza per la Liberazione dell'Italia dal nazifascismo
Due giorni fa abbiamo presentato a Taranto il libro di Maurizio Bolognetti sull'inquinamento dell'industria petrolifera in Basilicata.
Il libro è "Buchi per terra" e racconta una vicenda incredibile. Racconta la storia dell'autore, impegnato a conoscere e a far conoscere gli effetti gravi dell'inquinamento provocato dall'industria estrattiva in una regione splendida, la Basilicata, dotata di un patrimonio naturale eccezionale e di riserve idriche che servono a fornire acqua potabile anche alla Puglia.
Il cittadino Maurizio Bolognetti - grazie alle sue indagini - rivela in questo modo una situazione di grave inquinamento e si attiva in modo esemplare facendo eseguire a proprie spese delle analisi chimiche sull'inquinamento. E invece di essere incoraggiato, sostenuto e ringraziato dalle istituzioni, viene messo sotto processo.
Nel 2010 Maurizio Bolognetti subisce infatti un fermo per quattro ore, i carabinieri lo interrogano, poi la sua casa è perquisita e infine subisce un processo per aver diffuso informazioni "coperte dal segreto d'ufficio" relative all'inquinamento lì dove opera l'industria petrolifera (in Basilicata, a poca distanza dall'invaso del Pertusillo, da cui parte l'acqua potabile destinata alla Puglia). Quattro anni dopo viene prosciolto perché il fatto "non costituisce reato". E oggi la sua denuncia appare un'anticipazione coraggiosa di quanto sta accadendo: la magistratura indaga sull'inquinamento ambientale e le istituzioni sono costrette a dover fermare gli impianti che inquinavano.
Quella di Maurizio Bolognetti è una storia molto simile alla nostra.
Infatti PeaceLink ha ricevuto querele per aver rivelato l'inquinamento a Taranto.
Ogni informazione l'abbiamo data con il timore di essere trascinati in tribunale o di ricevere ritorsioni di ben altro genere.
Quando arrivavo a scuola, c’erano colleghi che mi dicevano scherzando: “Ma non ti hanno ancora arrestato?”
Ma poi sono iniziate le indagini e ad essere arrestati sono stati altri.
E adesso c’è un imponente processo in corso per disastro ambientale a Taranto, con quaranta imputati fra cui personaggi eccellenti. Oggi tutti possono dire che a Taranto si inquinava, non c’è più paura di dirlo. Con le nostre denunce abbiamo aperto un varco di libertà. E i cittadini di Taranto hanno preso coraggio scendendo in piazza a migliaia negli ultimi anni, cosa che non si era mai vista nella storia di una città dominata da una lunga abitudine all’omertà e alla reticenza.
Questa è stata la nostra lotta, la nostra Resistenza. Una mobilitazione che nasceva dopo aver raccolto le prove del disastro ambientale e sanitario. Oggi a Taranto 8900 persone sono malate di cancro, i bambini malati di tumore a Taranto sono il 54% in più della media regionale. I bambini del quartiere più vicino all’Ilva hanno subito un danno allo sviluppo cognitivo e mediamente perdono 10-15 punti di quoziente di intelligenza. Tutte cose attestate dall’Istituto Superiore della Sanità con studi che sono a disposizione di tutti.
A Taranto ci sono bambini che nascono già con un tumore alla prostata. Una mamma ci ha scritto che la sua bambina è nata con due tumori, uno al rene sinistro e uno al rene destro. E quella mamma ci ha scritto: "Andate avanti". Ci ha scritto il giorno che eravamo a Bruxelles, dovevamo incontrare la Commissione Europea per denunciare l'inquinamento dell'ILVA.
La Resistenza a Taranto oggi il sorriso di quella bambina che, nata con due tumori, uno per ogni rene, è stata operata e per fortuna sta bene: anche se vive con mezzo rene, lei resiste. Ama la vita, l’abbiamo vista correre felice, nonostante tutto.
Oggi la Resistenza assume il volto di chi costruisce speranza, di chi non si rassegna, di chi ha voglia di vivere e difendere la vita e la dignità delle persone.
"Oggi la nuova Resistenza consiste nel difendere
le posizioni che abbiamo conquistato:
difendere la Repubblica e la democrazia".
Sandro Pertini
Oggi la Resistenza ha il volto di mio padre, impegnato nella Brigata Garibaldi nelle squadre di azione patriottica, oggi ha 96 anni, e vuole ancora parlare, mi chiede di raccontargli quello che portiamo avanti giorno per giorno, e mi dice: “E’ bello sapere che quello che abbiamo fatto non è stato vano”.
Da qui vorremmo partire per celebrare il 25 aprile. Il 25 aprile 1945 il popolo italiano ha sconfitto una terribile dittatura, il fascismo, alleata con la peggiore tirannide della storia umana, i nazismo. Il 25 aprile il popolo italiano ha scelto la libertà, ma a distanza di tanto tempo chi pratica la libertà - sfidando i poteri forti - lo fa a proprio rischio e pericolo.
Oggi a Corigliano d'Otranto siamo stati invitati a parlare dei "nuovi partigiani", della nuova Resistenza, della nobile pratica della democrazia, di quella democrazia così preziosa ma anche così pericolosa quando diventa diventa scomoda, quando va a toccare gli interessi economici dei poteri forti. La democrazia diventa pericolosa e scomoda quando svela i retroscena di disastri ambientali ben taciuti da chi dovrebbe agire a difesa dei cittadini.
Oggi siamo in democrazia.
Ma la democrazia diventa pericolosa e scomoda quando mette a nudo l'ignavia e l’arroganza del potere.
Un potere che comprime la democrazia non onora il 25 aprile ma è la subdola continuazione del fascismo sotto altre forme, perché il fascismo fu il regime che garantiva massimamente i poteri forti.
Oggi i poteri forti governano senza la violenza repressiva del fascismo perché hanno al loro servizio un apparato politico straordinariamente efficiente a servirli e a garantirli. E pertanto non hanno bisogno del manganello.
Il 25 aprile 1945 fu sconfitto il fascismo ma non quell’indole di servilismo e di conformismo che ne fu garanzia di successo. Ogni volta che si lotta contro il servilismo politico si rinnova la lotta all'anima conformista di chi garantì al regime fascista il consenso. Tanti italiani per quieto vivere furono fascisti allora e sono conformisti oggi. Tanti italiani furono servi per opportunismo e per opportunità. Quell'anima servile e conformista venne messa a nudo nell'Ottocento da un grande storico della letteratura: Francesco De Sanctis. De Sanctis analizzò lucidamente nella sua storia della Letteratura Italiana questo sottofondo di camaleontismo guicciardiniano che dominò la storia italiana, rotto solo a tratti da grandi esempi di libertà come Dante, Galileo, Foscolo. Oggi quegli esempi di libertà fanno fatica a convincere i giovani. Essi vedono che il mondo continua a girare dalla parte dei furbi e degli opportunisti. Premia gli opportunisti di oggi che ieri sarebbero stati ottimi fascisti. Ben inquadrati e servizievoli.
I giovani vedono cattivi esempi e non sono incentivati a scegliere la libertà e l’impegno civile.
Oggi le virtù civiche comportano più rischi e problemi che opportunità in sistemi politici che premiano i mediocri servizievoli e non i meritevoli rompiscatole. La politica è dominata dai silenzi e in alcuni partiti chi rimane in silenzio fa più carriera di chi invece è uno spirito libero e parla.
Come mai in politica spesso chi sa non denuncia le malefatte? Come mai constatiamo che è la magistratura e non la politica a fare pulizia? E come mai la magistratura è ostacolata invece di essere sostenuta dalla politica?
Stiamo dando ai giovani il cattivo esempio.
Oggi, in questo 25 aprile, ci corre l'obbligo di dire che il malvezzo dell'omertà su cui si è basato il fascismo è purtroppo la base su cui prospera il carrierismo politico. L’omertà e il conformismo logorano la democrazia, la snaturano e la rendono deludente, mentre nel 1945 la democrazia proposta dai padri costituenti era una vera democrazia, fatta di partecipazione e di sovranità popolare.
E così oggi celebriamo il 25 aprile rendendo lode a chi restituisce alla democrazia la sua dignità e la sua passione, infondendole forza ed efficacia tramite la partecipazione e la cittadinanza attiva.
Celebriamo la democrazia vera, quella di chi lotta contro i muri di gomma, l'omertà e la complicità di chi potrebbe fare e non fa, di chi ostacola, di chi usa le istituzioni per essere servito e non per servire.
Oggi vogliamo parlare della nuova primavera di legalità, di partecipazione e di vera democrazia per cui i nostri padri e i nostri nonni hanno lottato e per cui noi, eredi di quell'impegno, dobbiamo dare tutto noi stessi.
Nella nuova primavera di cittadinanza attiva e di resistenza civile nonviolenta sono comprese le nostre lotte per un futuro sostenibile, in cui nessuno debba più morire per un'economia nefasta e senza scrupoli.
Tanti anni fa il fascismo fu lo strumento per imporre scelte che la gente non voleva. Oggi i poteri forti impongono scelte che la gente non vuole, e ottengono ciò senza il bisogno del fascismo. Noi dobbiamo essere i nuovi partigiani, gli eredi di una speranza che non deve andare delusa. La speranza di una sovranità popolare effettiva per cui in politica si deve fare ciò che la gente vuole e non ciò che la gente non vuole.
I nuovi partigiani solo coloro che oggi cercano di attuare quella sovranità popolare e quelle libertà che il fascismo aveva abolito. I nuovi partigiani solo coloro che oggi praticano la cittadinanza attiva, anche in condizioni difficili e di pericolo personale. I nuovi partigiani sono coloro che cercano di creare fessure nei muri di gomma che oggi il potere costruisce per celare i segreti, per limitare la sovranità dei cittadini e invogliarli alla rassegnazione e alla passività. Oggi i nuovi partigiani sono coloro che ogni giorno lottano perché le speranze nate il 25 aprile 1945 non vengano deluse. I nuovi partigiani sono coloro che difendono la democrazia accrescendo il diritto alla conoscenza e alla partecipazione.
Noi crediamo che valga la pena riappropriarsi della sovranità. Potranno sconfiggerci ma non annullarci. E le nostre azioni, ne è testimonianza il processo per disastro ambientale a Taranto, alla fine possono dare frutti insperati.
Viene alla mente la frase del Mahatma Gandhi: "Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci".
Esercitate la libertà!
Aprite una falla nel sistema dell'omertà e di chi frena e umilia la democrazia.
Aprite una falla.
Il potere cercherà di tapparla, ma voi apritela.
Studiate, agite, condividete buone idee che abbiano futuro.
Costruite cittadinanza attiva e resistenza civile nonviolenta nei confronti dell’ingiustizia e della prepotenza.
Siate i nuovi partigiani.
Siate coloro che ridanno la vita agli ideali di coloro che sono morti per darci la possibilità di essere liberi, liberi veramente.
E infine una parola di grande importanza: pace.
Quella parola che tanti hanno pronunciato sotto le bombe, durante i rastrellamenti, prima di esser fucilati.
Pace era la speranza che animò chi - pur prendendo le armi - volle per noi un mondo libero dalla guerra. E finalmente scrissero nella Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra”.
Pace è l'altra speranza che oggi viene delusa se si continua a investire in armamenti, a finanziare missioni militari che nulla hanno a che fare con la pacificazione e il soccorso umanitario. Stiamo continuando a fare missioni militari costose e controproducenti per un unico banale motivo: perché facciamo parte di alleanze militari.
Il nostro 25 aprile deve invece cogliere l'opportunità, come affermò Sandro Pertini, di trasformare gli arsenali militari in granai di vita.
Disse Sandro Pertini, animatore della Resistenza antifascista:
"L’Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra.
Questa la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire".
Lo diceva Sandro Pertini, grande e indimenticabile presidente della Repubblica, lo diciamo anche noi oggi.
Viva la pace!
Si svuotino gli arsenali di guerra!
Si aiutino milioni di persone che fuggono dalle guerre e dalla miseria!
Si costruisce una società in cui, come scrisse il grande poeta Bertolt Brecht, "all'uomo un aiuto sia l'uomo".
Buon 25 aprile a tutte le persone di buona volontà.
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