Un ministro della Difesa spuntato dal nulla fa retromarcia su tutto
Ieri, invece di commuoversi per i nostri nonni e bisnonni mandati al massacro per l'inutile strage, il ministro della Difesa è apparso visibilmente commosso quando, sulle note dell’inno di Mameli, arrivavano alle sue orecchie le parole «schiava di Roma Iddio la creò».
"Io sono andato dove gli altri non volevano andare. Ho portato a termine quello che gli altri non volevano fare. Ho sentito il freddo morso della paura".
Si apre così lo spot "combat" per la festa delle forze armate, "fortemente voluto" dalla ministra Elisabetta Trenta e che inizia con un paracadutista che indossa il basco amaranto della Folgore.
Immagini crude, con il sangue e soldati feriti (o morti?) per terra.
"Ho pianto, ho sofferto e ho sperato. Ma quando giungerà la mia ora, agli altri potrò dire che sono orgoglioso per tutto quello che sono stato: un soldato".
I nuovi spot voluti dal ministro della Difesa mostrano soldati in azioni di assalto e gli F35 in volo. E i soldati, dopo aver combattuto, offrono caramelle e biscotti ai bambini.
Dov'è la vittoria
che schiava di Roma
Iddio la creò
Come è distante questo ministro - nelle celebrazioni dei cento anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale - da quel fante di Viterbo che un secolo fa scriveva dalla trincea:
"La guerra per il popolo significa aumento stragrande di miseria, significa fame, significa morte, e null'altro.La guerra e' ingiusta, perche' e' voluta da una minoranza di uomini i quali, profittando della ignoranza della grande massa del popolo, si sono impadroniti di tutte le forze per poter soggiogare, comandare e massacrare; che chi fa la guerra e' il popolo, i lavoratori, loro che hanno le mani callose e che sono questi che muoiono, sono essi i sacrificati, mentre gli altri, i ricchi, riescono a mettersi al sicuro".
Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta sembra anni luce distante da quel fante, le sue lacrime vanno all'Elmo di Scipio e a quella retorica della Vittoria che fu maledetta da migliaia di soldati, vittime di una guerra non voluta, a quell'idea di Patria vittoriosa che non trova spazio nella Costituzione Italiana, che all'articolo 11 ripudia la guerra, e quindi anche quella guerra di cui si è celebrata la fine.
Chissà se il ministro della Difesa ha mai letto la lettera di don Lorenzo Milani con cui fu messo sotto processo negli anni Sessanta:
"L'Italia aggredì l'Austria con cui questa volta era alleata.
Avete detto ai vostri ragazzi che quella guerra si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti?
Che la stragrande maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)? Era dunque la Patria che chiamava alle armi? E se anche chiamava, non chiamava forse a una «inutile strage»?"
L'obbedienza non è più una virtù, di don Lorenzo Milani, chissà se l'ha letta questo ministro spuntato dal nulla e che oggi si commuove per l'Elmo di Scipio.
Ma veniamo al presente.
Questo ministro è lontano anni luce quell'idea di taglio delle spese militari che il M5s aveva propagandato. Al contrario appare sostanzialmente organico a quel mondo complesso industriale-militare che il Movimento aveva sempre attaccato come fonte di sprechi inutili e di missioni militari a cui dare un taglio.
La sua sensibilità, la sua cultura, il suo modo di rapportarsi alla retorica militare fa apparire questo ministro come una persona fuori luogo rispetto a quell'idea del cambiamento che il M5s aveva predicato strizzando l'occhiolino ai pacifisti per raccattarne i voti.
Oggi tutto sta cambiando. E' in corso una poderosa retromarcia che passa sugli ideali di chi aveva creduto nel cambiamento, e ne stritola le speranze, le illusioni. Tutto cambia, mentre restano per terra i brandelli di quello che era un movimento che aveva suscitato l'entusiasmo di tanti giovani in buona fede, di tante persone stanche della vecchia politica.
Questo ministro della Difesa è spuntato fuori dal nulla, nessuno ne aveva mai sentito parlare. E ora è lì, a non attuare quello che era il programma di taglio delle spese militari, che invece tendono a salire, smentendo tutte le promesse del ministro Di Maio.
Infatti il Documento programmatico pluriennale della Difesa per il triennio 2018-2020 presentato alle Camere nel corso della settimana prevede per il 2019 l’incremento del budget difesa a oltre 21 miliardi di euro, rispetto ai 20,9 del 2018.
"Il programma F-35 procede per ora regolarmente e quest'anno riceve un finanziamento di 745 milioni di euro che saliranno a 766 milioni nel 2019 ed a 783 milioni nel 2020. Lo apprendiamo dal DPP 2018-2020 appena approntato dalla Difesa e che in questi giorni verrà trasmesso al Parlamento". Questo si legge su Rivista Italiana Difesa.
Questo ministro della Difesa incarna il bluff di un governo che sta facendo - in molti campi - l'esatto opposto di ciò per cui il M5s a chiesto i voti.
Ormai è molto chiara la politica estera filo-Trump garantita dal presidente del Consiglio Conte. Il nuovo gasdotto anti-Russia (la TAP), la nuova base militare per comunicazioni in Sicilia (il MUOS) e i nuovi aerei invisibili F35. Sono le tre cose che Trump ha chiesto a Conte, assieme alle nuove bombe atomiche B61-12 che saranno dislocate ad Aviano, in Italia.
La volontà dei cittadini viene dopo quella di Trump.
Questo è il bluff politico. La sovranità popolare è stata tradita in nome della realpolitik.
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