Condanne durissime, condannati anche i politici

Sentenza Ambiente Svenduto, confiscati gli impianti dell'area a caldo ILVA

Nessuno aveva mai parlato della diossina a Taranto prima del 2005. Fummo noi a prenderci la responsabilità e i rischi di denunciarlo pubblicamente. Oggi è una grande giornata di liberazione dopo una lunga resistenza e tante vittime. Venivamo chiamati "allarmisti" ma avevamo ragione noi.
31 maggio 2021
Alessandro Marescotti (presidente PeaceLink)

Era tanto attesa. Ed è arrivata.

La sentenza sull'ILVA farà parlare, farà discutere, farà arrabbiare più di qualcuno.

Quella sentenza è il frutto di una lunga lotta a cui abbiamo dato il via nel febbraio 2008, portando in un laboratorio specializzato un pezzo di pecorino contaminato dalla diossina. Il latte di quel formaggio proveniva da pecore e capre che avevano brucato nei pascoli attorno all'ILVA. Avevamo letto su un giornale che, attorno allo stabilimento, pascolava un gregge. La cosa ci incuriosì. Ci mettemmo alla ricerca del pastore. Una nostra ecosentinella, Piero Mottolese, lo incontrò. Non stava bene. Quel pastore morirà di cancro dopo non molto.

Ma facciamo un passo indietro.

Tre anni prima, nel 2005, avevamo scoperto che a Taranto c'era la diossina. Nessuno aveva mai parlato prima della diossina. La parola diossina era sconosciuta a tutti nella città dell'acciaio. Era come se un segreto venisse gelosamente custodito. I sindacati CGIL-CISL-UIL avevano partecipato a tanti tavoli tecnici e alle riunione degli atti di intesa con l'ILVA, ma la parola diossina non era mai venuta fuori fino al 2005. Fino a quel giorno di aprile in cui PeaceLink la lanciò con un comunicato stampa che venne letto come prima notizia al TG3 della Puglia. Ma quella notizia data dalla RAI con tanta evidenza probabilmente non era di interesse o di gradimento per la politica perché nessuno ne fece menzione. Eppure la diossina è un cancerogeno classificato dalla IARC in classe I, ed è un formidabile contaminante dell'ambiente e della catena alimentare. Ma come mai nessuno aveva mai pronunciato quella parola a Taranto? Non lo sappiamo, ma possiamo intuirne le ragioni. Sappiamo solo che ci imbattemmo nella diossina scandagliando i dati di un database europeo nel quale c'erano le sigle PCDD e PCDF che - a chi non sa di chimica - non dicevano nulla. Anche in quel caso l'indizio ci incuriosì. E venne fuori la terribile verità. 

Fummo noi di PeaceLink a prenderci quella grave responsabilità nel 2005. E a portare nel 2008 in laboratorio il formaggio.

Per anni e anni abbiamo incontrato persone che ci dicevano scherzando: non vi hanno ancora arrestato?

Avevamo un'etichetta addosso: "allarmisti".

In realtà due sono le parole che hanno guidato la nostra azione: curiosità e responsabilità.

Spirito di curiosità e senso della responsabilità.

Ficcanaso impiccioni che non si facevano i fatti propri, insomma.

Di fronte a chi pensava di cambiare il mondo con le grandi teorie, noi, più modestamente, ci accontentavamo dei dettagli. E dai dettagli ricostruivamo il mosaico generale, in un processo di ricerca e ricomposizione dei nessi. Possiamo definire questa metodologia "la rivoluzione dei dettagli", prendendo in prestito il titolo di un libro della mia amica Marinella Correggia.

Quella rivoluzione dei dettagli ha guidato ricerche sempre più vaste. E se oggi si va a vedere quanto materiale abbiamo accumulato con questa metodologia c'è solo da rimanere sbalorditi. E si rimane sbalorditi per l'immenso lavoro svolto dalla polizia giudiziaria e dai magistrati. A cui diciamo grazie per aver condotto con rigore un'azione scomoda ma necessaria e di somma importanza.

Oggi è una grande liberazione. I ficcanaso impiccioni, quelli che venivano chiamati "gli allarmisti", avevano ragione. 

Sì. Proprio così. Avevamo ragione. 

Oggi fioccano le condanne. E gli impianti pericolosi vengono confiscati.

"Ilva is a killer", manifestazione di studenti a Taranto

Articoli correlati

  • La diossina nel pecorino
    Processo Ilva
    Tutto comincia il 27 febbraio 2008 e così prendono avvio le indagini di "Ambiente Svenduto"

    La diossina nel pecorino

    Il formaggio era prodotto da un pastore che pascolava vicino all'ILVA. Viene consegnato, a spese di PeaceLink, in un laboratorio di analisi di Lecce. "Diteci quello che c'è dentro". Qualche giorno dopo arriva una telefonata allarmata dal laboratorio: "C'è la diossina".
    Repubblica
  • Condannato a 17 anni in primo grado è candidato alle elezioni comunali come capolista del PD
    Ecologia
    Nel processo "Ambiente Svenduto" sull'inquinamento ILVA

    Condannato a 17 anni in primo grado è candidato alle elezioni comunali come capolista del PD

    Trecento cittadine e cittadini scrivono a Enrico Letta perché prenda una posizione: "Abbiamo appreso dalla stampa che una delle persone condannata in primo grado a 17 anni viene adesso candidata per il PD in elezioni comunali che si svolgeranno in provincia di Taranto".
    12 settembre 2021 - Redazione PeaceLink
  • Ilva, Taranto vuole liberarsi dalla madre velenosa
    Ecologia
    Reportage

    Ilva, Taranto vuole liberarsi dalla madre velenosa

    Si è appena concluso il maxi-processo Ambiente Svenduto, di tale rilevanza storica che prima o poi verrà riconosciuta al pari dei maxi-processi palermitani contro la mafia. Incontro così una Taranto ferita, aqquartierata tra i suoi due mari, fra la polvere color ruggine del rione Tamburi.
    Gad Lerner
  • Dai veleni dell'Ilva al puzzo dell'inchiesta di Potenza
    Laboratorio di scrittura
    Occorre appoggiare questa inchiesta e farne una bandiera di onestà e di trasparenza

    Dai veleni dell'Ilva al puzzo dell'inchiesta di Potenza

    Che l'Ilva inquinasse lo si sapeva. Ma qui si arriva a un livello di manipolazione delle istituzioni inusitato. Un sistema di potere occulto - con manovre bipartisan - ha tentato di fermare a Taranto l'intransigenza della magistratura prima dall'esterno e poi dall'interno.
    15 giugno 2021 - Alessandro Marescotti
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)