La guerra in Ucraina, i trattori in piazza e la rabbia dei coltivatori
Ho letto una analisi sociale di Enrico Pugliese sul Manifesto circa le origini corporative della “rabbia dei coltivatori” che è in gran parte giusta. Ma sembra non cogliere nella giusta misura la novità della protesta. Questa protesta è infatti da collegare alla guerra in Ucraina che, complice un trattamento di favore della Commissione Europea, ha fatto arrivare in Europa i prodotti di quella nazione.
La UE ha fatto saltare il sistema dei dazi per favorire unicamente l’Ucraina. L’UE ha infatti deciso di finanziare Kiev sia attraverso fondi diretti (i 50 miliardi di euro alla base della nota controversia con l’Ungheria) sia attraverso fondi indiretti - chiamiamoli così - costituiti dagli sgravi derivanti dal non pagamento dei dazi. La UE si è trovata contro, in tal modo, non solo la potente lobby dei contadini polacchi (che hanno bloccato i camion ucraini pieni di grano) ma anche la corporazione agricola di tutte le nazioni europee. Non solo. Con l’impegno a sostenere la guerra in Ucraina, “costi quel che costi”, la UE sta mettendo in pericolo il bilancio che ha destinato alla politica agricola una parte importante delle sue risorse.
Fare una astratta analisi di classe in senso classico per scagliarci dialetticamente contro questa potente lobby agricola significa non comprendere come la guerra stia facendo scricchiolare gli equilibri di potere dentro l’Europa. Inoltre ogni analisi “ecologista” per mettere in cattiva luce la mobilitazione dei trattori significa non comprendere che la guerra sta facendo scendere in secondo piano le ecoragioni per cui ci siamo mobilitati. I trattori in piazza sono la conseguenza e non la causa della messa in secondo piano delle nostre ecoragioni.
Infine è impressionante notare come il peso economico delle sanzioni contro la Russia, che si è scaricato sulle società europee con un innalzamento mai visto dei costi, abbia mobilitato più gli agricoltori dei lavoratori organizzati nel tradizionali sindacati europei. Coma mai?
Articoli correlati
- Confermata la presenza sul campo di forze speciali britanniche
Le operazioni segrete del Regno Unito in Ucraina
L'inchiesta giornalistica del The Times suggerisce che il sostegno del Regno Unito all'Ucraina sarebbe stato significativamente più pervasivo di quanto ammesso pubblicamente. Anche altre fonti confermano il coinvolgimento britannico nella pianificazione di attacchi alla Russia.14 aprile 2025 - Redazione PeaceLink - Albert, bollettino pacifista settimanale dal 7 al 13 aprile 2025
Il movimento pacifista italiano si mobilita contro il riarmo e la guerra
Anche questa settimana si conclude con i dati in crescendo di una strage in Ucraina causata da missili russi. Intanto l'Onu denuncia che a Gaza i 36 recenti attacchi israeliani hanno ucciso "solo donne e bambini". E l'Italia tenta di evitare i dazi USA comprando nuovi F35.13 aprile 2025 - Redazione PeaceLink - L’Italia vede finanziati due progetti in due sedi
Europa anno 2023: 31 progetti e 500 milioni per produrre esplosivi, proiettili e missili
Alla fine il vecchio tabù rappresentato dall’uso del bilancio comunitario per obiettivi militari è stato spezzato9 aprile 2025 - Rossana De Simone - Albert, bollettino pacifista settimanale dal 31 marzo al 6 aprile
L’onda dei pacifisti per fermare le stragi
Questa settimana si conclude con una strage di bambini in Ucraina. L’ONU accusa la Russia: “Totale noncuranza per le vite dei civili”. A Roma Alex Zanotelli ha parlato anche della strage dei bambini palestinesi: “Trenta al giorno nell’indifferenza generale”. La Finlandia ritorna alle mine antiuomo.6 aprile 2025 - Redazione PeaceLink
Sociale.network