La strage di Marzabotto e il nazifascismo oggi
Oggi è il giorno della celebrazione ufficiale per gli 80 anni dalla strage nazifascista di Monte Sole con il presidente Sergio Mattarella e il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier.
L'ottantesimo anniversario della strage di Marzabotto, commemorato con la presenza di due capi di Stato, ci riporta a una pagina oscura della nostra storia. Un evento che ci invita a una riflessione profonda sul valore della memoria e sulla costante minaccia rappresentata da ideologie di odio e intolleranza.
"L'uomo che verrà"
Giorgio Diritti, regista de "L'uomo che verrà", ha realizzato un film di straordinaria forza su Marzabotto.
Quel film ci consente un'interpretazione illuminante di questo anniversario. E' un potente messaggio di speranza e di impegno per la costruzione di un futuro fondato sui valori della pace e della convivenza civile.
Perché la memoria storica è importante?
Marzabotto non è solo un luogo di lutto, ma anche un simbolo della resistenza e della lotta per la libertà. La memoria di quelle vittime innocenti ci ricorda che il nazifascismo non è un capitolo chiuso del passato, ma una ferita che rischia di riaprirsi se non prestiamo costante attenzione ai segnali di intolleranza e discriminazione che si manifestano nella nostra società.
E' importante far rivivere la memoria e farne guida per l'agire civile. Almeno per tre ragioni.
- Educare le nuove generazioni: trasmettere ai giovani la conoscenza dei fatti storici, anche i più dolorosi, è fondamentale per prevenire il ripetersi di errori del passato e per costruire una società più consapevole e democratica.
- Contrastare l'indifferenza: la memoria storica ci invita a non dimenticare le vittime e a non restare indifferenti di fronte alle nuove forme di violenza e discriminazione.
- Rafforzare l'identità democratica: la condivisione della memoria delle stragi naziste è un elemento fondamentale per costruire un'identità basata sui valori della democrazia e dei diritti umani.
Nazisti liberi e sereni
Dopo ottanta anni va detto con dolore e indignazione che i responsabili di quella strage continuarono a vivere liberi e indisturbati. In Germania venti anni fa non indagava nessuno e in Italia la procura militare di La Spezia rispondeva: "Non abbiamo ancora riaperto il fascicolo". Proprio così. Vivevano liberi e indisturbati coloro che avevano ucciso e c'era anche chi era ancora convinto di aver fatto la cosa giusta. E che, senza dubbi e rimorsi, rispondeva in questo modo alle domande:
"Ma Signor Meier, perché avete ucciso anche donne e bambini?"
"Ci sparavano dai tetti".
"Anche donne e bambini?"
"Erano contro di noi".
Solo dopo molte proteste venne riaperto il fascicolo della strage e nel 2007 vi furono le condanne in contumacia. Ma nessuno finì in carcere. Il comandante tedesco Walter Reder usufruì della scarcerazione anticipata e fece rimpatrio in Austria, dichiarando: "Non ho bisogno di giustificarmi di niente". E ritrattava la richiesta di perdono già avanzata.
Le ragioni geopolitiche
E così è andata la storia. In nome della lotta al comunismo e grazie al clima di guerra fredda, i nazisti non erano più criminali da ricercare e mettere in carcere. Proprio così è andata questa storia ignominiosa.
Una storia più o meno simile si è ricreata oggi. Ed è molto difficile accettare che oggi fra i nostri "alleati" ci siano i seguaci di Stefan Bandera, quelli che gli erigono monumenti, che fanno le fiaccolate per lui a Kiev e che combattono con le armi occidentali nel battaglione Azov.
L'aspetto preoccupante è proprio questa amnesia della storia. La memoria sembra funzionare a intermittenza e spegnersi quando entrano in gioco le regioni geopolitiche.
Questa legittimazione che non pochi governi e media occidentali hanno conferito a gruppi come il battaglione Azov è la replica della logica di Marzabotto, una strage che non veniva indagata per non pestare i piedi ai nazisti superstiti che nel frattempo si erano ben integrati nel tessuto sociale di una Germania che doveva contrastare l'Unione Sovietica.
Così è oggi per il battaglione Azov.
Nonostante le chiare radici neonaziste di questa formazione, la sua rappresentazione come semplice "unità di resistenza" ha contribuito a normalizzare ideologie estremiste e a offuscarne i caratteri politici. Questa legittimazione rappresenta un pericoloso precedente.
Una ferita aperta ancora oggi
La strage di Marzabotto è una ferita ancora aperta. Ci ricorda che la memoria è un dovere e che la lotta per la giustizia e la pace è importante. Solo attraverso la conoscenza del passato possiamo costruire un futuro migliore, nel quale i valori della democrazia, della libertà e della solidarietà siano pienamente rispettati. Solo così possiamo evitare quella memoria "a intermittenza" che ha fatto e fa chiudere gli occhi per ragioni e convenienze geopolitiche.
L'attualità della lotta al nazifascismo
Purtroppo, i fenomeni di neofascismo e di intolleranza sono ancora presenti in molte parti d'Europa e del mondo. Gli attacchi xenofobi rappresentano una minaccia concreta per i valori democratici.
È quindi fondamentale continuare a combattere il nazifascismo in tutte le sue forme, promuovendo l'educazione alla cittadinanza attiva e sostenendo le organizzazioni che si occupano di diritti umani.
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Marzabotto nel 1944. Halabja nell'88. Due episodi tragici del secolo passato, che detiene - annoverando, assieme a Hiroshima e Nagasaki, anche le altre mille e mille guerre, i mille e mille massacri di cui l'animale uomo si è reso responsabile - un primato che i nostri pronipoti probabilmente impareranno dai libri di storia, e sperabilmente relegandone il ricordo a periodi bui e oramai trascorsi della vita dell'uomo su questa terra.1 ottobre 2006 - Roberto Del Bianco
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