Taranto Sociale

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  • Cultura
    Appuntamento per il prossimo 14 giugno

    Teatro e denuncia: a Friburgo va in scena la tragedia ambientale di Taranto

    Questo evento, che unisce arte, memoria e impegno ecopolitico, rappresenta un’occasione unica per portare in Europa la voce di Taranto e denunciare la tragedia ambientale che da decenni segna il destino della città.
    10 giugno 2025 - Alessandro Marescotti
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    Veneto No Riarmo

    La presenza militare statunitense a Vicenza è stata fortemente contestata e ha visto l’opposizione di comitati e cittadini. Vi è poi la base di Istrana, vicino a Treviso, con caccia Eurofighter, coinvolti in scenari NATO di “difesa avanzata” nell'Est Europa.
    10 giugno 2025 - Coordinamento No Riarmo
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    Lombardia No Riarmo

    A Ghedi, in provincia di Brescia, c'è una base con le bombe atomiche B61-12. A Solbiate Olona, in provincia di Varese, c'è un quartier generale delle forze NATO. Ma esiste anche un'altra Lombardia: quella delle associazioni che si oppongono al riarmo.
    10 giugno 2025 - Coordinamento No Riarmo
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    Piemonte No Riarmo

    In Piemonte sono presenti diverse basi e caserme militari, oltre a poligoni di tiro e fortificazioni storiche, che rappresentano nodi importanti della presenza militare italiana sul territorio. Tra queste, spicca lo stabilimento di Cameri, in provincia di Novara, dove si assemblano gli F35.
    10 giugno 2025 - Coordinamento No Riarmo
  • Pace
    Albert, bollettino pacifista settimanale dal 2 giugno all'8 giugno 2025

    Memorandum di intesa militare con Israele: la mobilitazione non si ferma

    Oggi 8 giugno 2025 scade il Memorandum. Dopo di che vi sarebbe il rinnovo tacito. Secondo il governo tale rinnovo avverrebbe invece il 13 aprile 2026. Cerchiamo di capire perché e cosa possiamo fare per revocare il Memorandum che ci rende complici con il governo israeliano e le sue forze armate.
    8 giugno 2025 - Redazione PeaceLink

Forum: Tarantosociale: le tue news

30 luglio 2012

Ilva, Amministratori e..

Autore: Alekos

IMMEDIATA CESSAZIONE DELLE CAUSE DETERMINANTI SITUAZIONI ILLEGITTIME.
Questo deve essere il principio invocato dalla magistratura. Una sola certezza... nella situazione di disastro ambientale conclamato e certificato dagli sconcertanti dati della OMS (Organizzazione mondiale della sanità) sulla situazione epidemiologica tarantina, nessun provvedimento di adeguamento può di fatto far cessare queste situazioni illegittime. Ce lo dice il buon senso e la storia. Basti pensare all’emanazione delle famose BAT (Best available tecnology) Si è riusciti in base a questi nuovi parametri, a ripristinare condizioni di sicurezza lavorativa ed ambientale? No, non in modo significativo! ! ! Si è riusciti ad abbassare di qualche punto percentuale i dati sulle morti, sull’inquinamento a livello europeo? Ancora……No! ! ! E le malattie, i viaggi della speranza Sono cessati? No NO NO ! ! ! Nessun piano industriale, per quanto accurato, per quanto alimentato da soldi pubblici può risolvere la situazione. Nulla è ormai giustificabile li dove il costo sociale è altissimo in termini di vite e di salute. NON GIUSTIFICABILE NEMMENO LI DOVE CI SONO PROBLEMI OCCUPAZIONALI. Una classe dirigente locale che ha ritenuto risolutive le foreste urbane, le collinette ecologiche, l’andamento a passo lento dei veicoli nello stabilimento, l’irrorazione dei parchi minerali per non far alzare le polveri, le barriere frangivento per evitare che la tramontana sollevasse le polveri (sono questi alcuni punti contenuti in uno dei tanti patti di intesa) è da considerare miope e forsanche corresponsabile di disastro ambientale, sicuramente non degna di rispetto e fiducia. Il fallimento di questi uomini che devono essere ricordati nella storia di Taranto per le loro azioni oggi ha un prezzo enorme ed inevitabile da pagare e a pagare come sempre, sono i più deboli. Le alternative andavano create un decennio fa per prepararsi al passo doveroso e fondamentale della chiusura dell’azienda, senza creare disagio sociale, oggi è troppo tardi; oggi l’unica preoccupazione dell’amministrazione centrale deve essere quella di trovare una soluzione per i lavoratori tarantini che resteranno disoccupati. Una volta chiusa l’azienda, si incominci a creare infrastrutture, si riapra l’aeroporto. Appena chiusa l’azienda, con il recupero della qualità della vita e dell’ambiente, ci sarà interesse ad investire su strutture turistiche volte alla valorizzazione delle bellezze paesagistiche. Intanto si aprirà lo scenario della bonifica del territorio. Innanzi tutto le aree non recuperabili devono essere definitivamente isolate e chiuse, Parte dell’azienda deve diventare museo della memoria, il resto diviso in lotti più o meno grandi e concessi in usufrutto gratuito a 50 anni a investitori stranieri che come unico onere hanno quello del risanamento e bonifica (esenti da qualunque tipo di tassazione per l’ntero periodo di usufrutto). Tempo 15 anni (forse farò pure in tempo a vederlo con i miei occhi) Taranto sarà nuovamente la perla dello ionio. Un sogno forse, una idea irrealizzabile, una str.n.zata ma io sono solo un mediocre cittadino senza particolare infamia e lode, Spetta ad altri, a chi dovrebbe tutelare l’interesse collettivo, trovare e proporre soluzioni che non siano la solita beffa. Fino ad oggi si è scelto di costruire sulla sofferenza, è difficile accettare che si possa continuare in tal senso, occorre porre un termine certo e tempestivo a questa sofferenza.

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