Palestina

Gli appelli per la risoluzione pacifica del conflitto

Lo scontro militare fra Hamas e Israele

“Gli attacchi e le armi si fermino e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma solo alla morte, alla sofferenza di tanti innocenti. La guerra è una sconfitta, ogni guerra è una sconfitta”, ha detto Papa Francesco
8 ottobre 2023

In un momento di profonda preoccupazione e dolore per gli scontri armati fra Hamas e Israele, stanno giungendo diversi appelli per la risoluzione pacifica di questo conflitto che sta provocando centinaia di morti e feriti.

Papa Francesco

Il Pontefice, nel suo discorso al termine dell'Angelus in Piazza San Pietro, ha fatto un accorato appello per le famiglie delle vittime e per tutte le persone coinvolte in queste ore di terrore e angoscia. Ha dichiarato: "Preghiamo perché ci sia la pace in Israele e Palestina". Queste parole riflettono lo spirito di pace e compassione che Papa Francesco ha dimostrato nel corso del suo pontificato. Il Papa ha anche condannato fermamente l'uso della violenza e delle armi, sottolineando che il terrorismo e la guerra non portano a soluzioni durature, ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti. Ha enfatizzato che ogni guerra è una sconfitta e ha sottolineato l'importanza di fermare gli attacchi e cercare vie di dialogo e pace.

Amnesty International

Amnesty International ha lanciato un appello urgente, chiedendo alle forze armate israeliane e ai gruppi armati palestinesi di proteggere le vite dei civili. La segretaria generale di Amnesty International, Agnés Callamard, ha evidenziato la preoccupazione per il numero di civili uccisi e ha sottolineato che attacchi deliberati contro civili costituiscono crimini di guerra. Le cifre dei morti e dei feriti da entrambe le parti sono sconvolgenti, ed è evidente che una soluzione pacifica è necessaria con urgenza. Le cause profonde di questa violenza devono essere affrontate, e ciò include il rispetto del diritto internazionale, la fine del blocco israeliano a Gaza e l'eliminazione del sistema di apartheid contro la popolazione palestinese.

ANPI

Una dichiarazione dell'ANPI condanna gli attacchi di Hamas contro Israele e sottolinea che i civili israeliani e palestinesi sono le principali vittime di questa violenza. Si richiede una soluzione negoziata e giusta per porre fine al conflitto, con un appello urgente alle Nazioni Unite affinché intervengano per fermare questa pericolosa spirale di morte. La dichiarazione sottolinea l'importanza della diplomazia e della cooperazione internazionale per promuovere la pace nel Medio Oriente.

Movimento Nonviolento

Una condanna alla spirale senza fine della guerra viene dal Movimento Nonviolento: "Gli aggrediti di oggi sono gli aggressori di ieri. Gli aggressori di oggi saranno gli aggrediti di domani. Il peggior nemico della Palestina è il terrorismo disumano di Hamas. Il peggior nemico di Israele è l’apartheid contro i diritti dei palestinesi". Il Movimento Nonviolento aggiunge: "Aver abbandonato a se stessi, non aver sostenuto i nonviolenti palestinesi e israeliani, i pacifisti, gli obiettori alle armi dei falchi di Israele e della Palestina, ha portato a questa esplosione violenta".

Mosaico di Pace

"L'odio, per esistere e rafforzarsi, ha sempre necessità di un nemico capace di odiare almeno quanto lui. Le politiche oppressive dei governi israeliani contro la prigione a cielo aperto di Gaza costituiscono il carburante per il reclutamento massiccio di terroristi e le azioni di questi sono il tesoretto del pacchetto elettorale di Netanyahu". Sono le parole di Tonio Dell'Olio sul sito di Mosaico di Pace.

Movimento Pacifista Ucraino

"La violenza non porta mai giustizia: è sempre meglio comunicare che uccidere", scrive Yurii Sheliazhenko. Il segretario del Movimento Pacifista Ucraino accusa i leader che militarizzano i conflitti: "Osserviamo con dolore la morte di centinaia di civili in Israele e Palestina a causa delle scelte radicali dei politici militaristi. Questo non può essere giusto; non può essere necessario; e questo poteva essere evitato".

Le armi sono il problema, non la soluzione La bandiera palestinese

È importante sottolineare come il ricorso alle armi spesso non conduca alle soluzioni più ragionevoli, ma piuttosto a quelle più violente e controproducenti. Trasformano il rancore in violenza e la violenza in terrorismo e guerra. Lo scontro armato, alla fine, vede vincere chi è più forte militarmente e non chi ha ragione. Lo scontro armato non solo causa una perdita di vite umane innocenti, ma indebolisce anche la forza morale di chi cerca giustizia attraverso le armi. Le armi oggi non rafforzano ma offuscano le ragioni dei più deboli. Espongono i civili a stragi e sofferenze.

Il ricorso alle armi, anche da parte di coloro che possono avere legittime rivendicazioni o ragioni, non solo mina la solidarietà internazionale, ma può anche rendere più difficile raggiungere una soluzione pacifica e duratura al conflitto. La comunità internazionale spesso si trova in una posizione difficile quando si tratta di conflitti armati che affondano le loro radici nella storia, poiché la spirale della violenza rende complicato stabilire chi ha ragione e chi ha torto. Inoltre, la sofferenza e il dolore inflitti alle persone coinvolte nel conflitto sono devastanti e lasciano cicatrici profonde e durature.

Pertanto è fondamentale fermare il più presto possibile lo scontro armato e cercare vie di dialogo, di negoziazione e di pace come alternativa al ricorso alla guerra. L'illusione della violenza giusta, della guerra giusta e della salvifica distruzione del nemico è una delle più gravi distorsioni a cui stiamo assistendo.

La diplomazia e la cooperazione internazionale sono gli strumenti migliori per risolvere le controversie e affrontare le ingiustizie. In questo modo, è possibile costruire una base più solida per la solidarietà internazionale e promuovere la giustizia senza causare ulteriori sofferenze e distruzioni. La storia ci insegna che le soluzioni pacifiche spesso portano a risultati più duraturi e soddisfacenti per tutte le parti coinvolte.

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