"Fuga di gas nella zona industriale intossicati operatori del Sert"
Cose di casa nostra. La Asl tiene in piedi da anni una struttura sanitaria - con tanto di utenti, 900 al mese, per l’esattezza - nel cuore dell’area più inquinata d’Europa, ad una manciata di metri dalle ciminiere dell’Ilva, dai camini della Cementir e dal lunghissimo fungo incandescente della raffineria. Costringendo gli utenti e gli operatori della struttura, in funzione dodici ore al giorno, a convivere con quelle esalazioni mefitiche, con quella polvere che ti entra nei polmoni e ti avvelena il sangue, inesorabilmente. Quella struttura è l’ospedale «Testa», sulla Taranto-Reggio Calabria, un ex sanatorio ai tempi in cui quella parte della città era salubre e non un «pozzo di veleni » come oggi. Nel «Testa» ha sede il Dipartimento delle Dipendenze Patologiche con il servizio per le tossicodipendenze. Ieri dal «Testa» c’è stato il fuggi-fuggi generale, per l’ennesima nuvola-killer sprigionatasi dall’a re a industriale: un forte odore di gas, poi gli occhi e la gola che bruciano, il respiro che si fa affannoso, la nausea e i conati di vomito.
Un copione già visto parecchie altre volte nei giorni scorsi: la fuga al pronto soccorso del «SS. Annunziata», la somministrazione di antinfiammatori e broncodilatatori, di antivomito e antinausea, l’ispezione in loco dei tecnici della stessa Asl e dell’Arpa, la conferma che in quel luogo i valori-soglia degli agenti inquinanti sono ben al di sopra delle medie accettabili. Anche questa è malasanità. Anzi, questo è il paradosso finale della malasanità, con una struttura sanitaria che dovrebbe dispensare «salute» e che invece è collocata nel luogo più malsano della città, della provincia, della regione, forse del pianeta. Chissà, magari bisognerà aspettare l’arrivo di Fabio e Mingo per risolvere anche questo problema...
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