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Ancora interventi sul corgiono relativi al "futuro" della nostra Taranto

"Chiediamoci cosa vogliamo farne di questa Città"

29 luglio 2007
Fonte: corgiorno

Egregio Direttore,
Taranto non se ne può più di questa politica, francamente sono deluso dagli uomini che la compongono di qualunque parte essi siano. Un bla-bla continuo fatto di parole, parole, assemblee, riunioni ecc.ecc., ma fatti pochi, purtroppo. Sono anni che promettono a questa città ed ai suoi abitanti una situazione migliore diciamo quasi simile ad una cittadina del nord Italia. Un po’ di pulizia per le strade, un poco di educazione dai commercianti, un po d’ impegno in piu per i vigili urbani, e tanta serietà da parte dei politici. E poi diciamo: cosa vogliamo fare di questa città? Un centro industriale, una città d’arte, una città turistica? Perchè le tre cose non vanno tanto daccordo tra loro e quindi bisogna decidersi e tracciare il percorso adatto, altrimenti avremo l’aeroporto che non funziona, il traghetto che te lo sogni, il museo sempre chiuso e l’università che fa acqua da tutte le parti, tanti teatri disseminati e vuoti. Il primo atterraggio di un aereo turistico a Grottaglie ha fatto “flop” con tanti saluti alla dinamicità della Provincia e di AdP e ai suoi solerti funzionari responsabili di tutto ciò. Vergogna! Caro Direttore, della Cultura non oso parlare perchè m’intendo poco, ma seguo i dibattiti sulle pagine del Corriere e noto tanta fatica e indifferenza.
La saluto cordialmente.

Luigi Romeo
Taranto
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La sua lettera è dolorosa e addolorante. Mi soffermo un attimo sull’interrogativo principe: “cosa vogliamo farne di questa città?”. Credo di averlo già scritto, e chiedo scusa se mi ripeto. Quando attraverso l’autostrada A14 e arrivo in Romagna, non posso fare a meno di pensare (ogni volta!) che sulla mia destra verso mare c’è il più grande “divertimentificio” nazionale; sulla sinistra scorrono le immagini di centinaia di industrie; e nell’entroterra c’è un’agricoltura di pregio, una zootecnia e un’industria di trasformazione tra le migliori al mondo (polli Amadori, Parmalat, prosciutto di Parma, Parmigiano reggiano, Sangiovese, ecc.). Penso che questi tre fattori (turismo, industria, agroalimentare) lì convivono, lì sono espressi ad altissimo livello, e lì ognuno produce un’immensa ricchezza. Mi viene una botta d’invidia, mi creda, ma forse - più che altro - dovrei darmi una botta in testa!

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Gentile Direttore,
lo scopo della politica è quello d'individuare soluzioni innovative finalizzate ad indirizzare, amministrare, incrementare le risorse nazionali, pubbliche e private, per il miglioramento del bene comune di tutti e di ciascuno. Oltre a ciò la politica è chiamata a svolgere correttamente la formazione e l'informazione culturale, a tutti i cittadini facendo loro chiaramente comprendere la differente condizione tra l'essere considerati soggetti e non oggetti nell'azione politica, come ora generalmente avviene. Le due azioni combinate, svolte correttamente, disinteressatamente e con spirito di servizio dai politici, forniscono loro gli unici presupposti per poter esercitare legittimamente l'azione politica svolta nell'interesse dei propri elettori. Ma anche questa volta qualcuno ha TOPPATO. E' prossima alla scadenza L'AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) che va avanti senza coinvolgere i cittadini. L'AIA è importantissima perché fissa i limiti di emissione (diossina, mercurio, ipa, benzene, ecc.) e le BAT (nuovi elettrofiltri, ecc.) per i prossimi anni. L'AIA prevede il diritto di intervento del "pubblico". Ma la procedura di acquisizione dei pareri è partita senza che i cittadini (e le associazioni ambientaliste) ne sapessero nulla. Ancora una volta i DIRITTI dei cittadini sono stati scavalcati, dalle solite anomalie all'italiana, quelle dei poteri forti, quelle dei palazzi. Mentre ci si affretta a cancellare la legge Castelli, nessuno si preoccupa di accellerare sulla valutazione di piani e programmi (VAS) che non è ancora stata recepita nell'ordinamento nazionale, determinandosi così l'ennesimo caso di inadempimento nei confronti dell'Unione Europea. Una normativa inapplicabile ed ambigua in questo settore avrebbe conseguenze gravissime per tutti i soggetti a diverso titolo coinvolti nei processi decisionali. Ed i nostri parlamentari ionici e non, dormono? Speriamo di no. E' evidente e chiaramente cristallino che non si sono resi conto della potenziale gravità del problema. A farne le spese, sempre i soliti noti: pugliesi, liguri, triestini, siciliani. Infatti è prorpio in queste zone dove si concentra maggiormente l'inquinamento. Taranto è un caso patologicamente a se.

Cordiali saluti e grazie per l'attenzione.

Peppe Cicala
Taranto

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