Diossina all’Ilva: «Sull’inquinamento norme più restrittive»
Si accende la polemica politica dopo che l’Arpa ha diffuso i dati sulle rilevazioni di diossina fatte nello scorso giugno all’Ilva. In sintesi, l’Arpa ha detto che le emissioni del siderurgico sono in linea con la norma nazionale, ma questa, a sua volta, non è più adeguata se paragonata con la più avanzata legislazione europea. Il responso dell’Arpa è stato accolto positivamente dagli ambientalisti e in particolare dall’associazione Peacelink, Il presidente della Regione, Nichi Vendola, ha invitato il ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, a sanare l’anomalia, il deputato di Forza Italia, Pietro Franzoso, ha accusato il direttore generale dell’Arpa, Giorgio Assennato, di andare oltre il suo compito, ovvero leggere e interpretare i dati, nel momento in cui ha posto il problema dell’inadeguatezza delle norme italiane.
A Franzoso ora replica duramente Donatella Duranti, parlamentare di Rifonndazione. «Invece di criticare ed attaccare il direttore generale dell’Arpa che ha richiamato l’attenzione del legislatore perché i limiti della legge italiana in materia di emissioni di diossina siano adeguati ai più restrittivi parametri europei, l’onorevole Pietro Franzoso, di Forza Italia, farebbe bene a prendere atto delle valutazioni scientifiche elaborate dall’Arpa ed ad impegnarsi in Parlamento per migliorare la situazione ambientale di Taranto», dice Duranti.
La quale annuncia che si batterà in Parlamento perché le nome italiane sulle emissioni inquinanti siano adeguate a quelle europee. «Da chi dovrebbe accettare consigli chi ha il compito di legiferare se non dall’organismo competente per legge», aggiunge Duranti che chiede a Franzoso di mostrare, se ne è in possesso, eventuali pareri contrari. Sarebbe anche un modo per chiarire le motivazioni per cui Franzoso ha presentato in Parlamento «una proposta di legge per escludere Taranto dal rispetto delle nuove norme in materia di emissioni inquinanti nell’applicazione del protocollo di Kyoto».
Nulla da stupirsi - incalza Duranti - Franzoso appartiene a quella ex maggioranza alla Regione che in tanti anni non ha mai cercato le condizioni per effettuare quei monitoraggi ambientali oggi realizzati per la prima volta a Taranto.
«Inaccettabile» per la parlamentare di Rifondazione l’ulteriore ragionamento di Franzoso secondo cui «l'elaborazione di un testo legislativo ambientale è necessariamente legato a valutazioni che tengono conto del contesto economico, sociale e produttivo di ogni Paese». Ciò determinerebbe «disparità di trattamento per le aziende e i cittadini», insomma un diritto ad un ambiente salubre ed alla tutela della salute non uguale per tutti i cittadini d’Europa.
E sui temi ambientali e del diritto alla salute interviene anche il capogruppo della Margherita in Consiglio comunale, Lucio Lonoce, preoccupato per il silenzio di una città che, in oltre 40 anni, «per l’utopia del posto fisso ha ingoiato veleni e abusi». Infatti, dice Lonoce, «mentre in Prefettura si è costituita una task force per studiare e monitorare la situazione ambientale della città, il presidente Vendola ha scritto al ministro Pecoraro Scanio e fortunatamente qualche associazione ambientalista ha fatto sentire immancabilmente la sua voce». Però, dice Lonoce, «in questo contesto in movimento risulta assolutamente assente la voce della città».
Qual è la proposta che avanza l’esponente della Margherita?
«In vista della prossima riunione che si terrà in Prefettura il 9 ottobre per la verifica del protocollo d’intesa alla base di una nuova, ennesima, collaborazione tra i vari enti preposti al controllo dello stato di salute di questo povero territorio, sarebbe significativo che la città desse un segnale.
A cominciare dalla politica - dice Lonoce - Immagino, ad esempio, la possibilità che il Consiglio comunale, facendo propria l’iniziativa dell’assessore Bruno Pastore, si esprima in maniera congiunta, maggioranza e minoranza per una volta schierati a prescindere dalle singole appartenenze partitiche, affinché possa essere avviata una seria e concreta politica ambientale per Taranto, licenziando un documento condiviso per chiedere al Governo il recepimento della normativa europea.
Lo stesso - dice Lonoce - potrebbero fare il Consiglio provinciale e quello regionale per porre il ministro dell’Ambiente di fronte ad una scelta obbligata: salvare questa terra». Insomma, per Lonoce, Comune, Provincia e Regione devono unirsi «per chiedere al Governo di uniformare i limiti delle emissioni della diossina alla normativa
europea».
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