Taranto Sociale

È partito dagli abitanti di San Vito, Lama e Italia Montegranaro. Allertata la prefettura

Nube Tossica, incubo interminabile

Decine di chiamate ai vigili del fuoco ieri mattina per il forte odore di gas. «Ci stanno avvelenando», si sentiva dire nei capannelli di fedeli, ieri mattina, al termine della messa di mezzogiorno.
1 ottobre 2007
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

ILVA di Taranto Ci risiamo. Una nuova nube tossica si è riversata ieri mattina sulla città. Come era già successo meno di due settimane fa, un forte odore di gas è stato chiaramente avvertito soprattutto nelle zone di San Vito, Lama, Italia Montegranaro. Sospinta dal vento, la nube maleodorante è giunta nelle case, nelle strade, ha raggiunto perfino l’ospedale dove è stata avvertita dai pazienti ricoverati nelle corsie che si trovano esposte verso il Mar Grande. L’ennesima fuga di gas, infatti, arriva proprio dal mare. I sospetti si concentrano soprattutto sulle navi che trasportano il greggio per l’Eni. Nelle stive si accumula gas, come spiegano gli esperti, che poi deve essere eliminato attraverso le valvole di sfogo.

Non c’è solo la zona industriale, dunque. La puzza tremenda che intossica i tarantini, potrebbe giungere anche dal mare. Si spiegherebbe così anche la zona colpita dalla nube. Sospinti dal vento, i vapori inquinanti si sono riversati fino alla Salinella, hanno raggiunto Taranto 2. Decine le telefonate giunte al centralino dei vigili del fuoco, un rituale che ormai si ripete con una frequenza impressionante.

«Ci stanno avvelenando», si sentiva dire nei capannelli di fedeli, ieri mattina, al termine della messa di mezzogiorno. Fortunatamente è andata meglio dell’ultima volta. Due settimane fa, infatti, circa 40 persone finirono al pronto soccorso dopo aver accusato malori legati al passaggio della nube tossica.

Anche allora, fu preso d’assalto, in piena notte, il centralino dei vigili del fuoco. Ieri del fatto è stata avvertita la prefettura e la protezione civile. Sono stati allertati anche i tecnici dell’Arpa. A maggio scorso successe ancora. A causa di una fuga di gas sprigionatasi dagli stabilimenti della zona industriale, alcuni operatori dell’ospedale Testa, a ridosso dell’area a rischio, avvertirono disturbi sensoriali ed irritazioni alla gola tanto da dover ricorrere alle cure dei sanitari. Nella zona fu rilevato un livello assolutamente fuori dalla norma di sostanze inquinanti e di polveri sottili, ovviamente riconducibili all’attività della grande industria presente nell’area.

Ora si cerca di correre ai ripari. Dopo un vertice in prefettura, l’altro giorno, si è stabilito di costituire un gruppo di pronto intervento ambientale e una rete di rilevatori passivi in grado di analizzare le diverse sostanze presenti nell’aria.

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