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Rigassificatore Sorgenia, a Margherita il primo stop

La protesta Insorgono i 74 gestori di uno dei litorali più affollato d'Italia: «Trinitapoli vuole vendersi il nostro mare come Totò e Peppino volevano vendersi la Fontana di Trevi» I balneari: manderà in rovina le nostre spiagge. A rischio non soltanto l'economia balneare, ma anche legata alle Saline, alla zona umida e al nascente Parco dell'Ofanto
22 febbraio 2008
Carmen Carbonara
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

- MARGHERITA DI SAVOIA — I gestori dei lidi di Margherita di Savoia contro il rigassificatore che Sorgenia vorrebbe realizzare a Trinitapoli, utilizzando però il mare del centro salinaro per collocarvi (a quattro chilometri dalla costa) il molo di attracco off-shore per le navi che porteranno il gas. A rischio, secondo i 74 gestori degli stabilimenti balneari margheritani, è non soltanto l'economia strettamente balneare, ma anche quella turistica legata alle Saline, alla zona umida e al nascente parco dell'Ofanto, e ancora quella del sale (il più commercializzato d'Italia) e dei fanghi (destinati alle Terme di Margherita) estratti sempre nelle Saline. «L'assurdo dice Antonio Capacchione, presidente provinciale e vicepresidente regionale del Silb (Sindacato italiano lidi balneari) - è che per creare una nuova economia, si va a distruggerne tante altre.

Tanto più assurdo è che in Puglia si sta decidendo di rinunciare ai progetti su Brindisi e Taranto, che sono siti industriali, per realizzare il rigassificatore in una zona che vive del mare e dell'equilibrio ambientale. Per questo il progetto è innanzitutto contro la logica». Del resto i numeri sono sicuramente dalla parte dei balneari di Margherita: 74 stabilimenti, il numero più alto di ombrelloni del Centro-Sud, l'importo di canoni demaniali versati l'anno scorso (650mila euro) più alto di Puglia.

Anche se il progetto del rigassificatore di Sorgenia (della capacità di 8-12 miliardi di metri cubi l'anno) prevede un investimento compreso tra 800-1.000 milioni di euro con una ricaduta occupazionale di 500 unità per i tre anni di costruzione e di 100 per il funzionamento (a tre anni dall'inizio lavori previsto per il 2010); ma ci sarebbe anche la possibilità di utilizzare le frigorie prodotte dalla rigassificazione nell'industria agroalimentare; mentre, con un risparmio del 15-30%, si potrebbe realizzare un dissaltore in grado di produrre 30 milioni di metri cubi di acqua dolce l'anno; nonché un impianto solare termodinamico capace di produrre 50 Mw di energia elettrica.

Ma a riscaldare gli animi dei balneari c'è anche l'atteggiamento del Comune di Trinitapoli che sembra sostenere il progetto e «che - dice ancora Capacchione - vuole vendersi il mare di Margherita di Savoia, proprio come Totò e Peppino volevano vendersi la Fontana di Trevi». «E questa - continua il rappresentante dei balneari - non è nemmeno la prima volta che succede. Si approfitta ancora una volta dell'assenza di un'amministrazione comunale (il Comune attualmente è commissariato, ndr) a Margherita per appropriarsi di ciò che non si ha». Capacchione si riferisce al fatto che, nel luglio scorso (quando sindaco e vicesindaco finirono in manette per una vicenda di concussione), il Comune di Trinitapoli è diventato capofila del progetto di valorizzazione della zona umida. Ma questa volta da Margherita promettono di non arrendersi: «Chiederemo presto - dice - un incontro al governatore Nichi Vendola e agli assessori Massimo Ostillio e Michele Losappio. E con noi saranno anche le altre categorie imprenditoriali della città».

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