«No a dati che non siano frutto di indagini serie»
«No, fortunatamente stamane (ieri - ndr) non sono stata presa d’assalto da mamme che chiedevano notizie sul rischio diossina nel latte materno o che volevano sapere se continuare ad allattare o meno. Non conosco i dati, ma ritengo che, prima di diffondere notizie di questo tipo, occorre prestare grande attenzione e pensare alle conseguenze che certe affermazioni possono avere soprattutto tra le mamme. Figuriamoci il panico. Ne discutevamo proprio ieri sera con altri colleghi. Siamo alquanto perplessi».
Teresa Cazzato, medico pediatra, responsabile nazionale della sperimentazione e ricerca clinica e responsabile regionale della formazione per la Fimp (Federazione italiana medici pediatri), avanza riserve soprattutto sul metodo adottato dall’associazione «Bambini contro l’inquinamento» per annunciare l’esito delle analisi su tre campioni di latte materno, risultati positivi a diossina e pcb (policlorobifenili) con valori circa trenta volta superiori ai limiti stabiliti dall’Oms per gli alimenti in generale.
«Non voglio dire che si tratti di dati falsi, per carità - puntualizza Cazzato -. Ma analizzare il latte materno così ex abrupto, senza una indagine scientifica seria, con dati che siano validati, non mi pare troppo corretto. Non me ne voglia il collega Merico ma prima di divulgare quei dati doveva porsi tutti questi problemi. E poi, se ci analizzassimo, risulteremmo tutti pieni di radiazioni, di diossine e di una serie di altre sostanze inquinanti. Quindi, di cosa ci meravigliamo? Perché, forse, prima non c'era inquinamento? E allora, ripeto, prima di diffondere notizie scientifiche, occorre validarle.
C'è piena consapevolezza da parte della categoria, e non solo tra i medici pediatri, di quanta fatica e di quanto sforzo costi, invece, una ricerca scientifica seria». Stanno, infatti, misurandosi proprio con questo genere di problemi, comprese le difficoltà economiche, i pediatri tarantini. In cantiere c'è una indagine scientifica sul rapporto tra i fattori ambientali inquinanti e la funzionalità respiratoria nei bambini. Come dire che all’evidenza, nei propri ambulatori, di quanto si stia aggravando la situazione delle patologie respiratorie, asme e quant'altro, molto probabilmente per i noti fattori di rischio ambientale, i pediatri tarantini hanno inteso dar seguito approfondendo scientificamente la questione.
Un lavoro che preliminarmente passa anche attraverso la formazione degli stessi pediatri che devono monitorare la popolazione sottoposta ad indagine. Da, qui, insomma, l’esigenza da parte dei medici di mettere in guardia dalla diffusione di notizie che possano destare allarme generalizzato sul latte materno.
«Quali saranno ora le conseguenze, peraltro, proprio in una regione in cui, stando alle statistiche, già non si allatta molto? Si immaginano le ripercussioni di questa scarsa propensione ad allattare al seno? Questo spiega ad esempio in parte anche l’alta percentuale di bambini obesi in età scolare, anche se in questo ci sono tanti altri fattori da prendere in considerazione. Ecco, perché bisogna stare molto attenti».
Informare e formare adeguatamente, dunque. «Sono la mia idea fissa - prosegue la pediatra tarantina -. Sono sempre la base per lavorare bene e fornire un servizio migliore ai propri pazienti. Una collaborazione in tal senso produce sempre una consapevolezza maggiore».
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