Ilva, «no» del Comune al risarcimento danni «Inutile un processo»
TARANTO — Chi inquina deve pagare. Tutti d'accordo in Consiglio comunale, ma non sul metodo. I Riformisti spingono per un'azione giudiziaria tesa ad ottenere un risarcimento dall'Ilva, condannata in Cassazione per spargimento di polveri sul quartiere Tamburi, la maggioranza di centrosinistra cerca un sistema diverso, il partito democratico ritiene che l'atto di intesa sia la «via maestra anche se non esclude azioni più stringenti. Tutte queste posizioni si confrontano oggi pomeriggio in consiglio comunale dove arriva la mozione dei Riformisti, presenti con i consiglieri Massimo Mancini e Mario Laruccia, e il cui presidente è l'ex vice sindaco Gaetano Carrozzo.
In base alla sentenza che nel 2005 ha condannato l'Ilva, i Riformisti sostengono che Taranto non debba sollecitare favori se ha il diritto dalla propria parte. Di qui la richiesta di un risarcimento per i danni al patrimonio comunale e ai cittadini. Hanno preparato una mozione attorno alla quale non ci sarà l'unanimità e, forse, sarà trovata una semplice maggioranza. In ogni caso, un'occasione che metterà in evidenza le divisioni dell'assemblea sul tema dei rapporti con la grande industria facendola apparire concorde sul problema ambientale. «A noi interessa affermare il principio che chiunque inquini debba risarcire la città - spiega Gianni Cataldino, capogruppo di Sinistra democratica, - ma non crediamo sia opportuno infilare il Comune in un iter giudiziario dall'esito incerto e lunghissimo.
Meglio trovare un sistema più adeguato, un metodo di compensazione, royaltie o benefici per la città». «Il risarcimento non risolve il problema della tutela sanitaria e ambientale per la città - spiega Dante Capriulo, capogruppo del Pd, - noi pensiamo che occorra costringere la grande industria alle compensazioni per i danni ambientali che ha procurato alla città, dobbiamo trovare il metodo. La mozione dei Riformisti, in ogni caso, la valuteremo. In aula porteremo un nostro documento sulla questione».
Ieri sera, intanto, i partiti di maggioranza si sono riuniti per mettere a fuoco una strategia da portare in aula e non è escluso che sarà presentata una mozione alternativa a quella dei Riformisti. Questi sostengono che quella del 2005 è «una sentenza limpida, che attesta l'assoluta inequivocità del danno ambientale, patrimoniale e di immagine prodotto, che condanna pesantemente i responsabili dell'Ilva, che ordina di rimuovere le cause entro due anni, che riafferma l'obbligo per chi inquina di pagare i danni, che afferma la titolarità esclusiva degli enti territoriali e della Regione come precettori del risarcimento.
Una sentenza che critica abbastanza esplicitamente il ritiro della costituzione di parte civile da parte di Comune e Provincia di Taranto, indotto dalla regione Puglia e che, purtroppo, testimonia di una logica minoritaria e subalterna che sull'altare di una politica concertativa con la grande industria, peraltro fallimentare, sacrifica lo stato di diritto e l'interesse dei cittadini».
Sull'argomento in discussione oggi interviene anche Peacelink che chiede a tutti i consiglieri comunali «una scelta netta: il danno ambientale inferto dall'Ilva alla città va risarcito. E' una scelta su cui non si può transigere. Se un comune cittadino subisce un danno egli chiede il risarcimento. Perché allora se un'intera città subisce un danno l'ente comunale non chiede il risarcimento? Riva ha subito una condanna definitiva ed è giusto che paghi e risarcisca il danno».
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