Taranto, la riscossa è possibile partendo dai tarantini
 
L' articolo di fondo di Tommaso Anzoino apparso il 27 u.sc. su questo giornale dal titolo "Il declino di Taranto" merita certamente qualche riflessione. E' indubbio che in questo periodo vari settori culturali, economici, imprenditoriali ed anche politici della città e della provincia, lungi dall'adagiarsi rassegnati sul quadro negativo com'è un poco nel costume dei tarentini e come, forse inconsapevolmente ancora una volta Anzoino ha rappresentato tant'è che alcuni hanno commentato il suo articolo come il pensiero "del solito tarentino doc", stanno ricercando percorsi di crescita e sviluppo ed in un certo senso di riscatto. 
L'attenzione sul porto, l'incremento dell'organizzazione turistica operata proprio da un assessore regionale di Taranto, il nuovo approccio al bilancio comunale che se fosse osservato da altri enti locali avremmo in Italia un miglior rapporto tra cittadini ed istituzioni, l'apertura alla collaborazione con le associazioni di volontariato espressioni della società civile, la differente e più ampia rappresentazione dei valori storici della città, le numerosissime iniziative di natura culturale per favorire dibattiti e celebrare cittadini eccellenti ecc. non possono né devono sfuggire ai commentatori.
La speranza non è soltanto astratta illusione, ma è lievito di crescita. Guardiamo al seme anche se non è ancora fiorito. E' vero, il progetto di area vasta per esempio già zoppica dall'inizio, ma il fatto stesso che se ne abbia la consapevolezza è positivo. Lo scatto d'orgoglio di un gruppo di cittadini che nell'ambito del Formez e dell'Università Cattolica proprio da Taranto, città del dissesto e non da Lecce o da Bari, ha ricercato con la Carta Etica nuovi e differenti rapporti tra amministratori ed amministrati individuando percorsi di buona amministrazione pubblica anche con una Tavola Rotonda alla SUBFOR aperta alla partecipazione di tutti e con il contributo di pensiero di "Cittadinanza Attiva", non è un segnale ? Anche per l'Arsenale la città ha risposto compatta ed è ingenuo pensare che tutti lo vogliono, ma più efficiente?
Forse non è giusto stracciarsi le vesti se a livello nazionale non abbiamo avuto una folta rappresentanza di ministri e l'Università a Taranto sta per morire, comunque un Sottosegretario che l'ha portata a Taranto c'è stato e forse non bastava averne altri, ma una maggiore disponibilità e accoglienza da parte della cultura che è presente nella popolazione, quindi è più costruttivo pensare a quello che ciascuno può fare e non a quello che manca.
Peraltro la storia sviluppa ormai il riconoscimento dei diritti della società civile e non più dei suoi rappresentanti. Una risposta alla domanda conclusiva del Preside Anzoino dobbiamo trovarla. Egli, intelligentemente, ci invita a mantenere il dibattito che diventerà assai utile non per individuare quello che ci manca, ma per sviluppare le nostre forze come popolazione, per richiamare al ruolo storico, ad esempio, la borghesia intesa come categoria di riflessione e sviluppo, in quanto Taranto è presente a livello nazionale (il IV centro siderurgico mondiale non è solo inquinamento, il II porto nazionale non è solo un problema, la III città più popolosa del Mezzogiorno non è solo faccenda urbanistica) e perciò è richiesto uno stimolo a quanto sta oggi lievitando ed una rappresentazione equilibrata.
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