E la città sta col governatore, giusto il pressing su Riva
 
TARANTO - "La strada da percorrere è quella di stipulare accordi per migliorare l´impatto ambientale della grande industria e pretenderne il rispetto". Gianni Florido non sposta di un centimetro la posizione della Provincia di Taranto nel rapporto con le fabbriche che incombono sul capoluogo ionico. 
Quelle ciminiere e le polveri rovesciate a pioggia sulla città stanno infiammando Taranto per le conseguenze sulla salute dei tarantini.
Un quadro da incubo in cui ha fatto irruzione la proposta del presidente Nichi Vendola di ricorrere ad una legge regionale per imporre all´Ilva la riduzione delle emissioni di diossine. Sull´iniziativa Florido sceglie di glissare attendendo di conoscere i dettagli della proposta. Ribadisce, però, i risultati centrati sino ad ora. "Grazie agli atti di intesa - continua - abbiamo imposto drastici abbattimenti delle emissioni. E´ chiaro che non basta e bisogna accelerare. Le risposte non stanno mancando anche se siamo lontani dal sentirci soddisfatti".
"Taranto deve cominciare a lavorare per uno sviluppo alternativo alla fabbrica" - dice il sindaco Ippazio Stefàno. "Le parole di Vendola - aggiunge - vanno interpretate come un pressing sull´Ilva perché lavori con maggior impegno per l´ambiente". In questo senso, proprio nei giorni scorsi, la direzione del siderurgico ha inviato al Governo e agli enti locali una lettera con la quale chiede le autorizzazioni per realizzare l´impianto Urea. Si tratta di una tecnologia costosissima che consente sensibili limitazioni alle emissioni di diossine. In passato l´Ilva aveva sempre parlato del 2011 come l´anno in cui varare l´impianto. Oggi, però, sembra possibile accorciare i tempi.
"La disponibilità dell´azienda indica che qualcosa sta cambiando" - dice Rocco Palombella, segretario provinciale della Uilm. "Questo passo dell´Ilva spinge tutti a una riflessione soprattutto gli enti locali che sono chiamati a rilasciare le autorizzazioni per gli impianti che grazie alle migliori tecnologie riducono l´impatto ambientale del siderurgico. 
Secondo una ricerca dell'Ines, spiega Villari, "a causa delle emissioni dell'Ilva ognuno dei cittadini di Taranto e' costretto a respirare qualcosa come 2,7 tonnellate di ossido di carbonio all'anno, ed un bambino di soli 13 anni si e' ammalato di tumore ai polmoni a causa della diossina".
Per questo "chiediamo al ministro- conclude l'esponente del Pd- perche' sia stata ordinata la sostituzione dei tecnici che dovevano decidere se concedere o meno all'Ilva l'autorizzazione integrata ambientale fondamentale per proseguire l'attivita" e se questa decisione "avra' conseguenze sulle politiche ambientali dello stabilimento siderurgico".
Per quanto riguarda l´ipotesi di un intervento legislativo di Vendola - aggiunge - mi sembra che battere questa strada sconfesserebbe le scelte del passato. Se si ritiene che sia necessario - conclude Palombella - ben venga ugualmente perché la salute dei lavoratori e dei cittadini merita rispetto".
Resta arroccato sulla lotta senza quartiere Nicola Russo, il giudice di pace che guida l´associazione Taranto Futura. E´ stato lui a imporre il referendum per la chiusura dell´Ilva grazie ad un ricorso al Tar. Ora si appresta a giocare un´altra carta. "Diffideremo il sindaco - rivela - perché chiuda l´area a caldo dello stabilimento siderurgico. L´urgenza deriva dagli ultimi spaventosi dati sull´inquinamento. Se Stefàno non dovesse firmare l´ordinanza ricorreremo al Tar".
 
Ma Russo canta vittoria anche per l´annunciato intervento legislativo della Regione. "Sono mesi che, normative alla mano invochiamo quest´iniziativa. Finalmente qualcuno ci ha dato ascolto". 
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