AIA Ilva: non è quella per cui abbiamo lottato
L'AIA che sta per essere varata non è l'autorizzazione che contiene le prescrizioni obbligatorie per cui abbiamo lottato e per cui abbiamo inviato centinaia di pagine di osservazioni tecnicamente molto puntuali.
A confermare la nostra tesi ci sono i dati Arpa sul benzo(a)pirene (apparsi oggi sul sito web dell'ARPA).
Sono tali da confermare l'allarme su questo pericoloso cancerogeno.
Le analisi realizzate da Arpa per individuare se vi siano altre sorgenti di benzo(a)pirene oltre all'Ilva nell'area industriale hanno dato risultati inequivocabili.
L'Arpa ha utilizzato la cosiddetta tecnologia "ventoselettiva" che consente non solo di misurare gli inquinanti ma anche di individuarne la provenienza. Grazie a questa tecnologia si è potuto finalmente chiarire che l'apporto inquinante dell'Ilva è assolutamente preponderante rispetto alla raffineria Agip, alla Cementir e alle altre industrie vicine. Infatti la concentrazione di benzo(a)pirene, quando il vento soffia dall'Ilva verso il resto dell'area industriale, è di ben 4.46 nanogrammi a metro cubo mentre quando il vento soffia in senso opposto (verso l'Ilva) la concentrazione crolla a soli 0,06 nanogrammi a metro cubo. Ricordiamo che nella vecchia legge sul benzo(a)pirene vi era un limite a 1 nanogrammo a metro cubo.
E' assolutamente evidente che l'origine del benzo(a)pirene nell'area industriale è l'Ilva. L'Ilva aveva contestato i dati Arpa (che attribuivano alla cokeria il 98% dell'origine del benzo(a)pirene nel quartiere Tamburi) ipotizzando che nell'area industriale vi fossero altre sorgenti significative di benzo(a)pirene.
Questo dimostra che il parere istruttorio conclusivo dell'AIA dell'Ilva ha ignorato sostanzialmente la gravità del problema.
L'AIA andrebbe resa molto più prescrittiva sul benzo(a)pirene. Avevamo chiesto un limite emissivo dalla cokeria di 150 ng/m3 dal piano coperchi che la commissione AIA tuttavia non ha accolto con motivazioni inconsistenti.
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