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Lavoratori sull'altoforno, no del Gip al piano di risanamento presentato dall'Ilva.

Il Gip Patrizia Todisco ha respinto il piano di risanamento degli impianti di 400 milioni proposto dall'Ilva lo scorso 18 settembre
26 settembre 2012

Continua a surriscaldarsi la situazione tarantina. Dopo i troppi bracci di ferro delle recenti settimane, tra il Ministro Clini che contesta e querela il presidente dei Verdi Angelo Bonelli per la diffusione dei dati sulle incidenze tumorali (studio SENTIERI). Dopo la polemica sulla riapertura dei tavoli per una nuova Autorizzazione Integrata Ambientale che troverebbe all'Ilva il modo di continuare a produrre. Operai in protesta all'Ilva di Taranto su altoforno e camino E312

Dopo che alcuni lavoratori dello stabilimento sono saliti ieri sera, in segno di protesta, sulla torre dell'altoforno 5 a 60 metri d'altezza (il più alto d'Europa) e sul camino E312 passandoci la notte chiedendo “lavoro e dignità”, oggi, il gip Patrizia Todisco ha respinto il piano di risanamento degli impianti di 400 milioni proposto dall'Ilva lo scorso 18 settembre.

Questa volta però, la decisione del gip frena sul nascere un braccio di ferro ben peggiore dei precedenti. Il giudice respinge il piano dell'Ilva perché “sulla salute non si può mercanteggiare”, nessuna trattativa insomma, "non c'é spazio per proposte al ribasso da parte dell'Ilva circa gli interventi da svolgere e le somme" da stanziare. Già il 20 settembre scorso gli ingegneri-custodi giudiziari Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento, avevano espresso una bocciatura sostanziale del piano. Le proposte dell'Ilva, quindi, non sono sufficienti ed idonee a soddisfare le prescrizioni giudiziarie imposte dal giudice nei mesi scorsi.

Il piano presentato dal presidente del siderurgico, Bruno Ferrrante, prevederebbe un impegno economico di 400 milioni di euro, ma, sembra, parte di questi soldi sono stati già stanziati negli anni precedenti dopo i ripetuti atti d'intesa firmati con la Regione Puglia che risulterebbero quindi disattesi. Tra gli interventi del piano, di durata variabile, l'unica novità sarebbe rappresentata dalla predispozione di una copertura dell'intero parco minerario dello stabilimento, a questa si aggiungerebbero il fermo di alcune cokerie e il risanamento di tre altoforni. Tutto comunque troppo poco, non basta per il giudice e non basta neppure per rassicurarele incertezze lavorative degli operai che stanno valutando ipotesi di nuovi scioperi.

La percezione del proprio futuro è sempre più nera tra i lavoratori, si sentono incerti e privati del loro futuro familiare e lavorativo. Chiedono aiuto e annunciano scioperi della fame e della sete. Allarmati anche i sindacati che percepiscono il preoccupante livello di esasperazione che si è ormai raggiunto all'interno dello stabilimento.
Al question time della Camera, il Ministro dell'ambiente Corrado Clini, ha commentato la decisione del gip comunicando che si chiederà all'Ilva “di cominciare a rispettare adesso, con 4 anni di anticipo, quanto sarà stabilito nell'Autorizzazione Integrale Ambientale, per l'adeguamento degli impianti di Taranto, che stiamo completando in questi giorni".

Una questione è certa, l'Ilva non può continuare a produrre e nel frattempo “contrattare” il proprio risanamento, il giudice, nei mesi scorsi, ha concesso la facoltà d'uso degli impianti solo «in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e per attuare un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni». Tra la messa a norma degli impianti, nel breve periodo, e la successiva e necessaria bonifica del territorio e delle falde, negli anni a venire, sarebbero necessari ben più di 400 milioni di euro, e ben più di un semplice piano aziendale di risanamento.
Dall'altro lato, Peacelink, le associazioni ambientaliste, i cittadini stessi stanno già mettendo sul piatto numerose proposte e numerose indicazioni su dove trovare i soldi per avviare un processo di bonifica completo e duraturo nel tempo, ma la politica nazionale sembra fare orecchio da mercante. Oltre agli stanziamenti dell'Ilva, esistono numerosi fondi comunitari che potrebbero essere sfruttati, ci sono i Fondi Sociali Europei per le bonifiche, esistono poi i programmi comunitari per attrarre capitale privato per la riqualificazione ed il rilancio delle zone e delle economie danneggiate. Sarebbe, inoltre, dovuta ai tarantini, l'istituzione di fondi di risarcimento delle vittime tra i lavoratori e tra le loro famiglie e di fondi per il risarcimento dei danni agli immobili residenziali dei cittadini.

Si potrebbe così delineare un lavoro, ed un nuovo programma di sviluppo, che non priverebbe il futuro degli operai delle loro aspettative di vita, ma, anzi darebbe loro, oltre che una nuova sicurezza lavorativa, la possibilità di riscattarsi dalla morsa lavoro – salute che continua ingiustamente ad attanagliarli e la possibilità di ridisegnare un futuro sostenibile per la città di Taranto e per i suoi figli.
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Note: I dati oggetto delle querele:
http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/36925.html

Una iniziativa di lavoratori Ilva che non si vuole far strumentalizzare dall'azienda http://lists.peacelink.it/news/2012/09/msg00015.html

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