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Il Decreto salva Ilva di un paese destinato al disordine sociale e all’arretramento economico

Potrebbe essere l’ora di rinnegare definitivamente, con una massiccia astensione dal voto, la cattiva politica che ha governato questa città, questa provincia, questa regione e l’intero Paese
5 dicembre 2012
Giovanni Matichecchia

Un Paese che non sente di dover ottemperare al dettato costituzionale è destinato al disordine sociale e all’arretramento economico. foto di Taranto

Il precedente del decreto Salva-Ilva è una minaccia estremamente pericolosa per vari ordini di motivi. Si stabilisce infatti che il governo può farsi beffa delle sentenze della Magistratura. La divisione tra i poteri dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario), è adattabile alle esigenze del profitto e sensibile al ricatto occupazionale. Stabilisce inoltre una pericolosa egemonia dell’esecutivo sulla indipendenza dei giudici i quali dovranno ora emettere sentenze “gradite” al governo. Stabilisce ancora che ogni azienda ha facoltà di inquinare come ritiene più opportuno perché, se l’Ilva è strategica, anche la piccola e media impresa contribuisce al raggiungimento di obbiettivi economici e sociali significativi per tutti i cittadini di questo Stato.

L’esecutivo sancisce inequivocabilmente la preminenza del lavoro sulla salute assegnando a quest’ultima un valore marginale. Ci consegna un capo della Stato ambiguo e insicuro. Abbiamo sinceramente apprezzato le grandi battaglie di Napolitano per la lotta agli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali. Dobbiamo invece prendere atto che erano solo parole perché firmando il decreto Salva-Ilva rinnega convincimenti apparsi sinceri e da il via libera alla sofferenza dei lavoratori e dei cittadini di Taranto.

Un Paese che lascia mano libera alle industrie e consente loro di inquinare produce danni gravi che la comunità sarà chiamata, prima o poi, a ristorare. Appesantisce gli oneri per la sanità pubblica. Siamo in presenza di un provvedimento che pur manifestandosi come atto di forza dell’esecutivo ne mette in mostra tutta la debolezza e l’incapacità.

È stato incapace di programmi di politica industriale. Si è visto scoppiare nelle mani la bomba ad orologeria di uno stabilimento che ha scoperto strategico nel giro di qualche giorno. Legittima le class-action che saranno avviate numerose. Ricorre al decreto legge pur avendo cognizione del problema almeno dal 26 luglio, vale a dire da almeno 120 giorni.

Emette un’Autorizzazione Integrata Ambientale incompleta e inadeguata quanto meno per le acque e le discariche interne all’Ilva. Il risultato di queste incapacità porterà verosimilmente i tarantini, le madri in special modo, ad una serie di manifestazioni di protesta. Potrebbe essere l’ora di rinnegare definitivamente, con una massiccia astensione dal voto, la cattiva politica che ha governato questa città, questa provincia, questa regione e l’intero Paese.

 

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