La gravina e l'acciaio (riflessioni sulla marcia del 6 aprile)
L'immagine di queste pareti è affascinante, lontana da quella degli impianti industriali. Da questo piccolo centro alle porte di Taranto, staccatosi anni fa dal capoluogo, il 6 aprile scorso è partita la marcia promossa dal giornale "Cosmopolis".
LA MARCIA CHE SA DI SAGGEZZA
A distanza di qualche giorno, il ricordo della prima manifestazione organizzata fuori città è più forte e suggestivo, accompagnato dalle immagini che sono circolate, tra cui quella delle pareti d'arrampicata, non lontano dalla costa.
La popolazione della provincia di Taranto non è al servizio di un'industria che avvelena e opprime.
Sono venuti a dirlo migliaia di persone, nonostante la pioggia e la lunghezza del percorso extraurbano. Molti erano giovanissimi che hanno diffuso con gioia lo slogan "Se puoi sognarlo puoi farlo".
La forza e la consapevolezza più grande, che si intuisce ancora in crescita, passa tra i tanti genitori in prima linea anche nella marcia del 6 aprile, che in molti hanno seguito nche l'interessante convegno del giorno precedente. Con gli adulti ci sono tanti ragazzi. I più grandi sono ormai protagonisti. Sanno cose che i loro coetanei anni prima ignoravano sui loro diritti e sui rischi causati da aziende che violano la legge per massimizzare i profitti. I bambini sono il pensiero che ogni volta commuove e dà la forza di cercare e sollecitare soluzioni immediate per fermare l'assedio dell'acciaieria, segnata da anni di amministrazione illegale.
Quello che non andava detto, del resto, è oramai un tema di attualità dibattuto (come lo sono i dati sul massiccio accumulo di diossina e sull'aumento di alcune significative malattie): che l'acciaio non abbia nessun futuro in Europa e in Italia è un fatto che stanno capendo in tanti. Il terribile sacrificio imposto a questo pezzo di Puglia e alla sua gente è inutile.
IL DIRITTO AL LAVORO IN SICUREZZA E PROTEGGENDO LE GENERAZIONI FUTURE
Ragionare con serietà sul futuro di questa terra, e vederlo diviso da quello dell'acciaio, è il pensiero che attraversa molti, ognuno nelle forme legate alla sua età e alla potenza che può avere il suo sguardo, oltre il fumo emesso dall'Ilva.
Seguendo l'esempio di altre città industriali - in una situazione in cui già si riscontrano danni genetici - c'è da impegnarsi immediatamente per salvare e valorizzare risorse, conoscenze, abilità, energie pulite e tutto quanto, nella nostra terra, possa trasformarsi in lavoro dignitoso per la popolazione e innocuo per i suoi figli.
Ogni manifestazione deve affermare un diritto al lavoro che è diritto alla sicurezza, alla dignità e umanità, senza fornire alibi alle imprese più spregiudicate.
Bisogna salvare quello che ancora fa parte della nostra terra e della nostra storia e ricostruire un tessuto di altre attività, altre relazioni e valori. Relazioni diverse da quelle - fatte passare per normali - in cui si ha paura di dirsi ammalati e del capofabbrica, più che della malattia, in cui si disertano le commemorazioni degli amici caduti sul lavoro e non si riesce ad essere di aiuto a colleghi ghettizzati dall'azienda per ritorsione, come le oltre 70 persone confinate nella palazzina LAF quando l'Ilva subentrò all'Italsider (una vicenda accertata con sentenza definitiva di condanna a carico di Emilio Riva, proprietario di maggioranza).
Intanto, nei piccoli centri intorno della provincia, si rinvengono quantità allarmanti di diossina nel guscio delle uova e la contaminazione di alcuni bovini (è questo il risultato di analisi fatte poco prima della marcia, nel piccolo centro di Massafra).
Ed è difficile pensare a ragionamenti seri ed ineccepibili quando alcune istituzioni acconsentono al funzionamento "illecito" degli impianti, con i decreti legge Salva - Ilva e con un provvedimento che si occupa dell'aria ma non salvaguarda in modo integrato (l'AIA è appunto una autorizzazione integrata ambientale), il mare e il suolo.
Gli abitanti dei territori d’Italia a forte inquinamento hanno molto da difendere, terre dove vivere in modo semplice e sano senza l'obbligo di inseguire progetti di arricchimento. La loro convinzione e la bellezza ancora immensa del nostro paese sarà più forte del grigiore che hanno mostrato le istituzioni.
FOTO DELLA MARCIA del 6 aprile 2014, partita da Statte (Se puoi sognarlo puoi farlo)
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