Il dibattito sulla decarbonizzazione dell'ILVA

Una nave rigassificatrice a Taranto per “decarbonizzare”? Ma il GNL è peggio del carbone

Secondo Robert Howarth, docente di ecologia alla Cornell University, “il GNL è peggiore del carbone”. Le sue parole sono nette: “Il gas naturale e il gas di scisto fanno tutti male al clima. Ma il GNL è il peggiore”.
23 luglio 2025
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno 23.7.2025

GNL e trasporto via nave

A Taranto sta prendendo forma un progetto per il futuro dell'ILVA che molti chiamano “decarbonizzazione”.

In questo progetto, basato su impianti di preridotto (DRI) e forni elettrici (EAF) compare anche una nave rigassificatrice per alimentare i DRI. L’idea di fondo è semplice e apparentemente virtuosa: sostituire l’altoforno a carbone con un processo produttivo che riduca le emissioni di CO₂. Arriverebbero a Taranto navi piene di gas naturale liquefatto (GNL) che - tramite una nave rigassificatrice - verrebbe trasformato in gas metano per far funzionare i DRI che produrrebbero il materiale (“preridotto”) da fondere nei forni elettrici.

Ma tutto questo porta alla decarbonizzazione tanto auspicata solo perché sparisce il carbone? Assolutamente no. Infatti il GNL, ossia il gas naturale liquefatto, impatta più del carbone sul clima. I cambiamenti climatici vengono certamente accelerati dal carbone. Ma ancora più dal GNL. E a Taranto cosa vuol fare il governo? Portare una nave rigassificatrice che riceve il GNL e lo trasforma in gas.

I rischi climatici del GNL sono documentati da studi scientifici.

Secondo Robert Howarth, docente di ecologia alla Cornell University, “il GNL è peggiore del carbone”. Le sue parole sono nette: “Il gas naturale e il gas di scisto fanno tutti male al clima. Ma il GNL è il peggiore”.

Perché? Per trasformare il gas in GNL bisogna estrarlo (spesso da scisti), raffreddarlo fino a -160 °C per liquefarlo, e poi spedirlo in grandi navi attraverso oceani e mari. Tutti questi passaggi consumano energia e rilasciano grandi quantità di gas serra, in particolare metano, un gas che nei primi 20 anni è più di 80 volte più potente della CO₂ nel riscaldare il pianeta. 

Lo studio The greenhouse gas footprint of liquefied natural gas (LNG) exported from the United States (pubblicato il 3 ottobre 2024 su Energy Science & Engineering ) ha calcolato che, considerando l’intero ciclo di vita — estrazione, liquefazione, trasporto, rigassificazione — l’impronta climatica del GNL è del 33% peggiore del carbone su un orizzonte di 20 anni. Anche prendendo in considerazione un arco temporale più lungo (100 anni), il GNL è pari o superiore al carbone in termini di danno climatico.

Le navi che trasportano il GNL continuano a “perdere” metano durante il viaggio. Inoltre, la liquefazione del gas comporta perdite significative a monte, stimate intorno all’8,8% delle emissioni complessive. Il risultato? Un enorme contributo negativo al riscaldamento globale. 

Quindi, mentre parliamo di “decarbonizzazione”, in realtà finiamo per amplificare la crisi climatica con il GNL.

Alla luce di questi dati, parlare di nave rigassificatrice a Taranto come di una scelta ecologica e sostenibile suona come una contraddizione in termini.  

Di fronte a decisioni come quella della nave rigassificatrice, è fondamentale informarsi, porre domande scomode, pretendere trasparenza. Ma i cittadini sono esclusi dai dossier, non hanno accesso proprio alle informazioni tecniche.

In conclusione non possiamo chiamare “decarbonizzazione” un processo che in realtà aumenta le emissioni di gas serra e aggrava la crisi climatica. Infine tre domande semplicissime al ministro Urso: ma chi lo pagherà tutto questo gas? E gli impianti DRI? E i forni elettrici?

Articoli correlati

  • Stop al riarmo, sì alla salute, al lavoro e alla giustizia ambientale
    Disarmo
    Occorre far convergere il movimento dei lavoratori, quello contro il riarmo e quello per l’ambiente

    Stop al riarmo, sì alla salute, al lavoro e alla giustizia ambientale

    Il Coordinamento No Riarmo esprime il proprio pieno sostegno ai cittadini e alle cittadine di Taranto e Genova, che si stanno mobilitando per la difesa della salute, dell’ambiente e della dignità del lavoro, contro decenni di inquinamento industriale.
    23 luglio 2025 - Coordinamento No Riarmo
  • La tessera rossa in piazza Gandhi
    Laboratorio di scrittura
    Sit-in contro l'inquinamento cancerogeno dell'ILVA e per la chiusura dell'area a caldo

    La tessera rossa in piazza Gandhi

    Alzando la tessera dell'ANPI, ho invitato tutti alla nostra Resistenza: pacifica, civile, contro tutto ciò che è ingiusto, contro ciò che ci opprime, che ci toglie la vita e ci ruba il futuro.
    22 luglio 2025 - Alessandro Marescotti
  • Cronache dal reparto di oncologia di Taranto
    Laboratorio di scrittura
    Sono qui per un controllo ma ci sono ragazzi e anziani in attesa per la terapia

    Cronache dal reparto di oncologia di Taranto

    Sono le 13 passate e c'è ancora tanta gente che "serenamente' attende il suo turno. Sembra un supermercato, si chiacchiera, qualcuno ascolta il podcast, qualcuno naviga in rete. Malgrado tutto si va avanti con rassegnato fatalismo. Un signore esclama 'EVVIVA' solo perché è arrivato il suo turno.
    22 luglio 2025 - Simona
  • Se le idee dell'economista Arthur Cecil Pigou venissero applicate all'ILVA di Taranto
    Economia
    Il problema del conteggio delle esternalità negative e il principio "chi inquina paga"

    Se le idee dell'economista Arthur Cecil Pigou venissero applicate all'ILVA di Taranto

    L’Agenzia Europea per l'Ambiente (EEA) ha calcolato, per il solo impianto siderurgico di Taranto, un costo esterno che ricade sulla collettività che supera il miliardo di euro (per la precisione 1.135.702.144 euro), di cui ben 393 milioni/anno per la stima degli anni di vita persi.
    22 luglio 2025 - Paola Casella
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.8.17 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)