I golpisti della lingua
Le parole sono la chiave di comprensione del mondo.
Per questo motivo la strategia militare non si concentra solo sulle armi ma sulla manipolazione delle parole.
Da un po' di tempo i gruppi insurrezionali in Siria si autodefiniscono "rivoluzionari", benché siano appoggiati dal Qatar, dall'Arabia Saudita, dalla Turchia, dalla Cia. Questi insorti lottano contro un regime dittatoriale come quello siriano. Possono allora essere considerati "rivoluzionari"?
Dopo la fine del partito comunista sono successe cose incredibili. Ad esempio Berlusconi ha salutato con il pugno chiuso, perché il gesto evoca forza e combattività. A sinistra molti non alzavano più il pugno e in quel gesto simbolico di Berlusconi veniva iniettato un significato nuovo. Perché si è persa la memoria storica.
E lo stesso è accaduto per la parola "rivoluzione" che è rimasta "orfana" della sua memoria storica. Era una parola andata in soffitta. E siccome la parola ha ancora un fascino, ecco che è rispuntata.
Quindi perché si usa la parola rivoluzione per la Siria? Come mai nella storia contemporanea tutti i movimenti rivoluzionari sono stati ostacolati dagli Usa e questo - che si autodefinisce "rivoluzionario" - è invece accarezzato da chi ha combattuto tutti i movimenti rivoluzionari nel mondo?
La gestione delle parole come «rivoluzione» è strategica. Opera una manipolazione dei concetti che ci permettono di inquadrare la realtà. Questa operazione ha avuto indubbi successi. Non pochi si sono entusiasmati sostenendo la "rivoluzione" siriana. E' stata lanciata questa parola in un'area politica che gradisce la "rivoluzione". E' un'operazione di marketing linguistico che ha avuto una diffusione in particolare quando gli insorti libici hanno lanciato l'offensiva.
Il fatto che - dopo il crollo del Muro di Berlino - il termine "rivoluzione" venga riutilizzato per la Siria è una evidente operazione di modifica delle percezioni. Una dozzina di persone (direttori di mass media mondiali ed esperti delle psyop) può oggi decidere di resuscitare una parola modificandone il suo significato originario. Questo è un golpe linguistico.
Il 4 aprile 1951, il presidente statunitense Truman istituì lo Psychological Strategy Board (PSB), il primo organismo statale destinato a pianificare, coordinare e condurre operazioni di controllo psicologico di massa. I primi manipolatori psicologici compresero che quando si vuole agire su una quantità enorme di soggetti, bisogna "trasformare la realtà". Occorreva cambiare le parole con cui descriviamo la realtà. "La sostituzione di una sola parola - scriveva William Nichols (direttore di "This week magazine") - può aiutare a mutare il corso della storia".
Per Orwell lo strumento fondamentale per la manipolazione della realtà è la manipolazione delle parole. Viene cioè costruita una neolingua dal Grande Fratello. "La guerra è pace · L'ignoranza è forza · La libertà è schiavitù" (George Orwell, 1984).
Il 19 febbraio 2002 il New York Times riportò che l’Office of Strategic Influence (OSI) del Pentagono stava “elaborando dei progetti per divulgare notizie, magari anche false, a beneficio dei media stranieri nell’ottica di influenzare l’opinione pubblica e i decisori politici di paesi amici e non”.
Se ne riporta qui di seguito l'incipit.
In un suo recente intervento, Alessandro Marescotti (www.peacelink.it ) ha giustamente messo in evidenza, a proposito di quanto sta accadendo in Siria, che le varie fonti d’informazione si ritrovano stranamente nel definire “disertori” quelli che, a rigor di logica e di vocabolario, dovrebbero essere chiamati “insorti” o partecipanti ad una “sedizione” militare. Questa osservazione gli dà lo spunto per una riflessione sull’uso propagandistico degli strumenti informativi e sulla preoccupante diffusione – dal secondo dopoguerra ad oggi – di una vera e propria strategia di manipolazione del pensiero e del linguaggio, come strumenti di guerra psicologica.
Il riferimento d’obbligo, in questo caso, è l’incredibilmente profetico romanzo di George Orwell “1984” (Nineteen Eighty-Four), quello che – tanto per intenderci – ha avuto, suo malgrado, la sventura di dar origine alla fin troppo nota espressione “Grande Fratello”. E’ questa, infatti, la traduzione di “Big Brother”, il “deus ex machina” che controlla e dirige come automi telecomandati tutti coloro che vivono sotto il regime assoluto e totalitario guidato dal partito chiamato “Socing/Engsoc”.
E’ davvero incredibile come Orwell sia riuscito ad avere, già nel 1948, una visione talmente netta e dettagliata di quella realtà – massmediatica prima ed informatica poi – dalla quale milioni di esseri umani sarebbero stati sempre più condizionati, se non asserviti del tutto, grazie ad una sottile revisione del pensiero e dell’espressione linguistica, che lo veicola e ne è l’ovvio interfaccia.
https://lists.peacelink.it/news/2012/02/msg00006.html
Articoli correlati
- Come smontare la retorica bellica e contrastare la disinformazione
La mappa interattiva: uno strumento contro la propaganda di guerra in Ucraina
La mappa interattiva offre una visione oggettiva della situazione e permette di confrontare le affermazioni propagandistiche con i fatti reali. Quando viene sostenuto che la controffensiva ha ottenuto successi significativi, è possibile verificare sulla mappa se ciò corrisponde ai dati sul terreno.16 settembre 2023 - Alessandro Marescotti - Occorrono analisti e giornalisti imparziali
L'importanza di evitare la propaganda di guerra in Ucraina
Questa guerra è caratterizzata da un conflitto prolungato e frustrante. Ciò ha portato a compensare la frustrazione con la propaganda bellica per cui anche piccole conquiste sono spesso gonfiate dalla propaganda per creare l'illusione di un progresso significativo e spingere i soldati al massacro.16 settembre 2023 - Alessandro Marescotti - Quando Russia e USA collaboravano
Dieci anni fa il disarmo chimico della Siria
In questo saggio del professor Pascolini il lungo percorso che ha portato al disarmo, l'eliminazione e lo smaltimento delle armi chimiche utilizzate dalla Siria nella guerra civile scatenata dalle rivolte del 2011 contro il regime.8 maggio 2023 - Alessandro Pascolini - Come combattere la disinformazione di guerra? Julian Assange ce lo insegna.
Il mio Buon Proposito per il nuovo anno: lettera di una ex-pacifista (ora non più “ex”)
Il 1° gennaio di ogni anno è il momento consueto per formulare i buoni propositi per i 365 giorni a venire. Se ne formulano tanti e di solito se ne mantengono pochi. Una ex-pacifista, ora decisa a non essere più ex, ha invece scelto per quest'anno un solo proposito. Così è più sicura di mantenerlo.2 gennaio 2023 - Patrick Boylan
Sociale.network